Il terremoto e la politica nel disastro
di Giovanni Leoni
29 AGO -
Gentile direttore,
dedico questo articolo alle vittime ed ai sopravvissuti del terremoto dell’Appennino 2016 , per una vita se non migliore, cosa impossibile, almeno dignitosa. Ci sono molti modi per affrontare le grandi tragedie, e l’ultimo terremoto in ordine di tempo. di questo agosto 2016, lo è a pieno titolo.
Ce ne sono stati altri, in questi ultimi 2 secoli, di cui uno appena cominciato, a Messina nel 1908, nel Belice nel 1968, in Friuli nel 1976, in Irpinia nel 1980, arrivando a L’Aquila nel 2009, all’Emilia nel 2012.
Solo per citare quelli dove i morti si sono contati a centinaia, con interi paesi o città distrutti o inagibili, famiglie estinte o distrutte, ma ce ne sono stati anche altri.
Naturalmente scatta la macchina degli aiuti, della solidarietà , istituzionale e volontaria - Molti mettono mano al portafogli, anche se non è particolarmente pieno, forse per intimo ringraziamento per averla scampata. Partono colonne organizzate di persone generose che vanno ad affrontare, dolore fisico e disperazione, sudore e sporcizia, con l’odore della morte tutto attorno.
Pompieri, medici , infermieri e soccorritori a vario titolo sono là ad affrontare una realtà che molti vedono un per un pò in tv, poi cambiano canale. Ma chi ci è dentro non può cambiare canale può solo aspettare un aiuto. Essere sradicati dal proprio piccolo mondo credo sia un’esperienza inspiegabile eppure la natura umana si adatta per sopravvivere. La visione delle macerie e delle tendopoli, amplificata dalla potenza dei media dell’anno 2016, in particolare attraverso nternet e i social network, è una costante in queste giornate. Ma dopo? Le recenti esperienze della allocazione dei fondi raccolti, sulle donazioni volontarie, sull’affidamento a ditte e esperti per la ricostruzione sono ancora sulla stampa e nei servizi di inchiesta delle televisioni affette da pesanti criticità.
Non ritengo inferiore la responsabilità etica di chi si occupa del soccorso immediato a quella che decide il futuro dei sopravvissuti una volta che riflettori saranno spenti e girati altrove.
Serietà e competenza devono avere la meglio su interesse e connivenza, sulla furbizia organizzata che specula sulla disgrazie altri e ci guadagna.
Francamente non mi auguro una tragedia ed una fila interminabile di morti per avere un “volano per l’economia” anche in un periodo di recessione, ma piuttosto concordo con
Vittorio Sgarbi nella recente intervista su RAI 1 citata a proposito sul modello Friuli - Si trova al link diretto http://udine.diariodelweb.it/udine/articolo/?nid=20160826_389547.
In tale occasione interi paesi e comunità sono stati rifatti con i sindaci trasformati in funzionari delegati con pieni poteri sul controllo delle opere da realizzare e sui soldi da spendere, ma sotto il diretto controllo dei loro concittadini. Mi sento in dovere di riportare anche qui, per chi non lo sa, il passaggio sulla ricostruzione di paese di Venzone che rimane “ una perla nel coacervo di tragedie naturali che si sono abbattute negli anni in Italia. Il piccolo centro friulano racchiuso dentro le mura è stato rifatto ‘ex novo’ grazie alla catalogazione di tutte le pietre sfracellatesi a terra, al punto che la ricostruzione del duomo sarà sicuramente annoverata nei futuri libri di storia dell’arte “ conclude il noto critico.
Si parla già di un Commissario dedicato per la ricostruzione . Bene,
Raffaele Cantone sul suo libro “Il Male Italiano” definisce la corruzione il peccato capitale della democrazia, perché sgretola i fondamenti della vita democratica senza che i protagonisti di questo crimine si sentano responsabili.
Nel libro “ Corruzione a norma di legge “ di
Barbieri-Giavazzzi in riferimento alla opere di manutenzione della Laguna di Venezia per la serie di lavori del 1600 tra cui la deviazione del corso del Piave , e pensate con i mezzi di allora, il successo del progetto fondamentale per vedere ai nostri giorni la laguna come la conosciamo , viene definito in una citazione di
Indro Montanelli “un miracolo, dovuto in parti uguali all’abnegazione del popolo, alla sagacia dei governanti ed alla coscienza di una burocrazia che per il proprio dovere sapeva di rischiare non soltanto “il posto” ma la pelle (i veneziani di allora erano gente seria ed avevano la forca facile).
Quindi, dal punto di vista pratico, terminate le celebrazioni e le visite della autorità, a livello di controllo, spero nella massima attenzione di tutti, stampa, media e semplici cittadini, per lo sviluppo di un programma che rispetti la generosità di chi ha dato e sta dando del suo e la dignità di ha bisogno di tutto , adesso e nel prossimo futuro.
Spero in un fiume di aiuti limpido e scorrevole , così come nasce dallo spirito originario di chi lo genera, senza inquinamenti, strozzature e curiose deviazioni.
Il mio pensiero va certamente ai morti ed il mio profondo ringraziamento ai soccorritori, ma in particolare mi preoccupo per i sopravvissuti, per quelli che restano a vedere i soccorsi che tornano a casa e che cercano di capire, quando la polvere nell’aria è tornata a terra, il futuro che li aspetta.
Giovanni Leoni
Presidente Omceo Venezia
29 agosto 2016
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