Non strumentalizzare la parola ‘sicurezza’ per giustificare la chiusura degli ospedali
di Ermanno Scognamiglio (Cimo)
22 LUG -
Gentile direttore,
a proposito dell’articolo del
segretario regionale dell’Anaao-Assomed sull’Annunziata più che su problemi generali, la Cimo condivide pienamente con il Dr. Zuccarelli, come con tutte le altre organizzazioni sindacali della dirigenza, il disappunto per l’atteggiamento di chiusura al dialogo della struttura commissariale e per il grave disastro nella sanità in Campania che, per onestà intellettuale, è iniziato da tanti anni da essere trasversale alle forze politiche e da coinvolgere necessariamente anche chi oggi torna di moda.
Ritiene tuttavia di poter fornire al Dr. Zuccarelli qualche elemento di conoscenza aggiuntivo che certamente gli farà rivedere alcune affermazioni. La Cimo segue da oltre cinque anni i problemi creati nell’assistenza a bambini e neonati, ed è anche, come noto, sostenitrice dell’unica vera proposta di riconversione dell’ospedale. La Cimo non era tra quanti plaudevano per quel processo di concentrazione di posti di pediatria in un unico polo, fatto nel 2010 chiudendo tante pediatrie comprese quelle del Cardarelli e del costruendo ospedale del mare.
Dopo anni che lo ha denunciato da sola, sono apparse poi sulla stampa denunce della stessa azienda del Santobono, al collasso in occasione di epidemie virali, sia in inverno che in estate, tanto che recentemente la stessa azienda ha ammesso che c’è grande disagio per la “concentrazione e depauperamento” di posti letto di pediatria e che non ha possibilità di adeguarli ad esigenze straordinarie.
E’ proprio questo processo di concentrazione e depauperamento che si sta in questi giorni aggravando in una situazione già di grave carenza. Di questo si parla e sviare il discorso non è corretto. C’è voluta una legge dello stato, il DM n.70/2015, condivisa da tutte le regioni, per dire che situazioni del genere, cui si plaudeva, non sono accettabili e che i reparti di pediatria non devono essere concentrati ma distribuiti e garantire sia pronto soccorso e osservazione breve “ospedalieri”, ma anche, lo dice specificamente il piano ospedaliero, il diritto del bambino, al di fuori della fase di emergenza, di stare ricoverato nel contesto assistenziale più vicino possibile al contesto familiare, sociale e territoriale, nel rispetto ovviamente della complessità della patologia. Per questo sono stati previsti nell’area centro-orientale di Napoli un reparto di pediatria di 16 p.l. al Loreto Mare (per compensare la reiterata sottrazione fatta all’Ospedale del Mare ed al suo bacino di utenza) e 10 al San Giovanni Bosco. Potrà dispiacere a qualcuno, ma questo è un bisogno assistenziale “certificato”.
Chiudere la pediatria dell’Annunziata già di per sé non è altro che un taglio, e farlo senza diversamente allocarla nell’area significa fare un vero e proprio taglio selettivo a dispetto di quei bisogni certificati ed aggravando ulteriormente la situazione del Santobono, come dallo stesso dichiarato. Premesso questo, si può discutere delle soluzioni ma serenamente e senza isterismi, da nessuna delle parti, e senza inventarsi accerchiamenti che non esistono ed ergersi a difensori di chi non ne ha certo bisogno. La questione della sicurezza è stata sempre un pallino per la Cimo, dovunque e comunque, ma bisogna stare molto attenti a non correre il rischio di utilizzarla strumentalmente o del tipo “arò ver’ e arò ceca”, e specificare bene di che cosa si tratta e perché il problema nasce solo ora. E’ un diritto di tutti, utenti ed operatori. Si tratta di organizzazione? Ma fino a giugno era la stessa alla quale cinque anni fa si plaudiva, quando c’era addirittura anche maternità e day surgery!
Se invece il problema è strutturale, va specificato di cosa si tratta, se c’è qualcosa di nuovo rispetto a prima e se questo qualcosa, vale di notte (ma solo nei letti) e non di giorno. Chi sa parli. Chi non sa taccia. Se invece il problema è il disagio del personale, si condivide e si solidarizza, ma questa è una grave responsabilità politica-organizzativa e prima di farne ricadere le conseguenze sull’utenza si deve aver esplorato tutte le vie alternative per eliminarlo o ridurlo, come dovunque si prova a fare, senza uscire sui giornali.
Da sempre “tutte” le organizzazioni sindacali compatte denunciano che senza aprire non si può chiudere e neppure lo si può fare senza avere prima fatto quel rafforzamento del territorio, che comunque non può certo sostituire le funzioni dichiaratamente e prettamente ospedaliere, quelle cioè di cui stiamo parlando. Forse dovremo di nuovo chiarirci al nostro interno. Su questi temi, sulle analisi e sulle soluzioni invitiamo chiunque ad un pubblico costruttivo confronto. Voglio chiudere con una domanda al paziente lettore che è riuscito ad arrivare a questo punto.
Premesso che la regione ha stabilito che “sono necessarie” nuove terapie intensive neonatali al Loreto Mare (13 posti letto), a Castellammare e Nola (totale 31 posti letto) e che queste servono ma non ci sono ancora; per aprire quella dell’università voi che fareste? l’aprireste ex novo lasciando i 19 posti letto dell’Annunziata per le necessità dell’utenza nelle more di aprire le nuove? o chiudereste quella dell’Annunziata, lasciando un deficit certo di 31 posti letto rispetto ad un bisogno riconosciuto? Ma allora servono o non servono questi posti per i piccoli prematuri? Se servono non chiudete niente! Se non servono, o non volete aprirli, ditelo! su queste cose non si fanno giochetti!
Dr. Ermanno Scognamiglio
Segretario Provinciale CIMO di Napoli
22 luglio 2016
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