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Trapianto di fegato e gastrectomia per obesità. La prima volta in Italia

di Giuseppe Tisone

01 LUG - Gentile Direttore,
nel Centro Trapianti del Policlinico Universitario di Tor Vergata è stata effettuata per la prima volta in Europa, una procedura combinata di trapianto di fegato associato ad una gastrectomia verticale parziale durante lo stesso intervento. Ad oggi sono stati descritti solamente altri 7 casi analoghi a questo, tutti eseguiti negli Stati Uniti.
 
La paziente con insufficienza epatica causata da cirrosi per Virus dell’epatite C, associata alla presenza di epatocarcinoma, presentava al momento dell’inserimento in lista d’attesa per il trapianto, un BMI (body mass index) di 40 (altezza di 165 cm, peso di 110 kg). Vista l’indicazione oncologica al trapianto, la paziente, nonostante avesse ricevuto indicazioni dietetiche per perdere peso, non avrebbe avuto il tempo necessario per raggiungere il BMI desiderato. Quindi in un unico atto chirurgico si è proceduto dapprima al trapianto di fegato, cioè alla sostituzione del fegato nativo cirrotico della paziente, con un fegato proveniente da un donatore cadavere, e a seguire, grazie alla collaborazione di un chirurgo specialista in chirurgia bariatrica, alla gastrectomia verticale parziale.
 
Nel periodo post operatorio non si sono verificate complicanze di alcun tipo. Attualmente la paziente è in ottimo compenso, con una buona funzionalità epatica, ed un calo ponderale di circa 30 kg in 3 mesi (BMI di 29), che ha portato anche ad una risoluzione completa del diabete insulinodipendente, ed assenza di steatosi epatica a livello ecografico.
 
I vantaggi offerti da questa duplice procedura durante lo stesso intervento chirurgico sono molteplici. Primo fra tutti il vantaggio per il paziente di essere sottoposto ad un unico intervento, e non due se l’intervento di chirurgia bariatrica fosse eseguito in un momento successivo al trapianto. Si riduce inoltre la difficoltà chirurgica, eseguendo la gastrectomia in assenza di aderenze che sarebbero invece presenti dopo il trapianto ed ancora si abbatte il rischio infettivo che si avrebbe nell’eseguire tale procedura in un paziente in trattamento già da tempo con farmaci immunosoppressori. Altresì però va sottolineata l’importanza di eseguire questa procedura in centri specializzati per la chirurgia dell’obesità, anche essa non priva di rischi che sommati a quelli del trapianto possono rendere la gestione del paziente più difficoltosa.
 
I benefici derivanti dalla duplice procedura, non sono solo quelli tecnici chirurgici; con questa metodica si azzera il rischio di ripresa di peso in quei pazienti che magari erano dimagriti durante il tempo di attesa al trapianto, rendendo vani tutti i benefici ottenuti, e si diminuisce il rischio di recidiva di steatosi sul nuovo fegato trapiantato ed una risoluzione precoce di molti aspetti di quella che è la sindrome metabolica; il fine ultimo è pertanto quello di ottimizzare al massimo i benefici derivanti dal trapianto, con una aumento significativo della sopravvivenza del paziente e dell’organo impiantato.
 
Prevediamo pertanto che tale tecnica innovativa possa nel futuro essere applicata sempre più frequentemente nei pazienti che vengono trapiantati a causa dell’obesità.
 
Giuseppe Tisone
Direttore UOC Chirurgia dei Trapianti, Policlinico Tor Vergata, Roma

01 luglio 2016
© Riproduzione riservata

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