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Medicina difensiva. Ma siamo sicuri che esiste davvero?

di Musa Awad

16 MAG - Gentile direttore,
da anni sentiamo parlare di medicina difensiva. A questi termini si attribuisce, di solito, una concezione negativa, quasi fosse il male maggiore della sanità italiana o la chiave per sanare il bilancio della sanità pubblica, se la si riuscisse ad eliminare. Cerchiamo di capire, allora, cosa sia la medicina difensiva.
 
Si fanno rientrare in questa definizione tutti quegli atteggiamenti, comportamenti, condotte di lavoro che il medico porrebbe in essere per tutelarsi in una possibile azione legale intrapresa dall’assistito insoddisfatto.
 
Il medico, insomma, richiederebbe, anche, accertamenti diagnostici per avere il quadro più completo possibile, così che non possa essere tacciato di essere stato negligente, imprudente o imperito, così che nessuna “colpa” gli possa essere addebitata nel corso di un eventuale giudizio.
 
D’altronde, non possiamo negare un esponenziale aumento di giudizi civili e penali intrapresi nei confronti dei medici negli ultimi anni, ma possiamo davvero ricollegare a questo fenomeno la consequenziale nascita della medicina difensiva?
 
Un medico che richieda tutti gli accertamenti necessari per giungere, o almeno per avvicinarsi il più possibile, ad una diagnosi certa, per non tralasciare nulla, non è forse un medico che adempia correttamente al proprio dovere? Non fa esattamente quello che il suo ruolo impone?
Siamo dunque in presenza di un comportamento che può essere qualificato come lo svolgimento corretto della professione medica e, al contempo, come medicina difensiva, ma se la medicina difensiva è uguale a comportamento corretto del medico, allora la medicina difensiva, come viene intesa ora, non esiste!
 
Se tale ragionamento non persuade, andiamo al pratico. La denuncia maggiore per la medicina difensiva riguarda il costo. Paragonando il costo della sanità pubblica italiana con quella degli altri paesi europei, possiamo notare che in Italia è addirittura inferiore.
 
Ma vi è di più. Se a questo costo togliessimo le spese per la cosiddetta medicina difensiva e quelle per la corruzione, si otterrebbero cifre che non possono essere sufficienti, in nessun modo, ad offrire alla cittadinanza il servizio minimo di assistenza sanitaria, che invece viene offerto, anche in qualità più elevata rispetto ad altri paesi.
 
Preme un ultimo distinguo. Spesso si è sentito accostare la medicina difensiva alla non appropriatezza prescrittiva, ma sono due fenomeni totalmente distinti. Se la medicina difensiva viene definita un eccesso di zelo da parte del medico per tutelarsi, le prescrizioni inappropriate dipendono da vari fattori, fra i quali il livello di aggiornamento. La non appropriatezza prescrittiva ha risvolti economici, ma non è fenomeno economico, bensì è di competenza delle società scientifiche e degli Ordini professionali.
 
 
E dunque mi chiedo. Questa medicina difensiva non potrebbe allora essere un’invenzione di chi ha interesse a risparmiare sulla sanità pubblica, a prescindere dal bisogno di salute della popolazione?
È la classe medica il capro espiatorio da colpevolizzare per giustificare certe manovre di riduzione della spesa?
 
Sicuramente, l’aumento esponenziale negli ultimi anni di denunce rivolte alla classe medica ha parzialmente condizionato l’agire dei medici sulle decisioni da prendere, sia in campo della diagnostica, sia della terapia, ma, in ultima analisi, questo va addirittura, nella maggiore parte dei casi, a favore del paziente.
 
Le denunce contro i medici sono legate a vari fattori, legate alla cosiddetta malasanità, che è quasi sempre legata a male organizzazione dei servizi, a turni massacranti, sovraffollamento dei Pronti Soccorsi, la condotta discutibile di alcuni studi legali, la corsa allo scoop di certe testate giornalistiche, che hanno fatto del medico carne da macello.
 
Penso che sia un nostro dovere, per la salvaguardia del diritto alla salute dei cittadini, fare una riflessione su tutto quello che è stato detto in questi ultimi anni.
 
Inoltre, e in ultimo, forse le eccessive prescrizioni di diagnostica in questi ultimi trent’anni sono legate anche al maggiore accesso dei cittadini alle informazioni, allo sviluppo della diagnostica e della cura e a tanti altri fattori, che esulano dal tentativo dei medici di evitare denunce.
 
E dunque, in conclusione, esiste la medicina difensiva? Forse sì, ma sicuramente in misura di gran lunga minore rispetto a quello che vogliono farci credere.
 
Musa Awad
Medico Specialista Convenzionato Interno

16 maggio 2016
© Riproduzione riservata

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