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La Lombardia e la riforma. Sui tecnici sanitari non sia il solito ‘copia e incolla’

di Gianni Melotti

08 APR - Gentile direttore,
onestamente pensavo ci fosse più movimento nei grandi ospedali lombardi vista la possibilità di una reale valorizzazione delle professioni sanitarie di comparto. Una ventata di aria nuova che potrebbe arrivare da una corretta attuazione della recente  riforma del sistema socio sanitario regionale.
 
E, proprio per una corretta attuazione della norma, sono curioso di leggere le direttive che verranno date alle Aziende Socio Sanitarie per stendere i nuovi Piani di Organizzazione Aziendali ed in particolare voglio vedere quali disposizioni verranno date per concretizzare quanto la riforma ha  previsto all’articolo 7 comma 8, nel quale si auspica l'attuazione della Legge 251/00 sui Servizi Infermieristico/ostetrici; di Riabilitazione; Tecnico Sanitari e di Prevenzione, con relativa Dirigenza proveniente dalla stessa Area come stabilito dal Dpcm 25 gennaio 2008 sull’assunzione dei Dirigenti di Area. 
 
E non si pensi anche stavolta di cavarsela con il solito discorso che non ci sono fondi  per attuare questa parte della riforma, altrimenti potremmo chiederci cosa costino e cosa rendano  gli attuali Sitra che sembrano fatti apposta per far finta di cambiare tutto per non cambiare niente.  Ci sono situazioni nel milanese che rasentano l’assurdo perché sono addirittura organizzate in strutture complesse, ma sono unicamente presidiate dai soli infermieri.  Ha senso che un dirigente infermiere  sovra intenda tutto il resto delle professioni, dai fisioterapisti ai tecnici di laboratorio e radiologia? Direi proprio di no. Questo modello ha fatto emergere più di una criticità e non ha risposto nemmeno alle aspettative degli stessi infermieri e la cosa è  sotto gli occhi di tutti. Visto che non è ipotizzabile il perpetuarsi di questa situazione, che potrebbe portare in futuro un fisioterapista o un tecnico sanitario a dirigere gli infermieri stessi, Regione Lombardia dà la possibilità di uscire da questo “cul de sac” e valorizzare le Professioni Sanitarie di comparto e i loro Servizi. Ma cosa comporta l'attuazione della norma nazionale?

Semplice: se ad una azienda serve un Servizio  Infermieristico lo può fare. Se non serve si può ugualmente gestire il personale interessato anche solo con una posizione organizzativa.
Stessa cosa per le Aree Tecnico Sanitarie – di Riabilitazione e di Prevenzione, ma tutto sta nel cosa scriverà la Regione nelle sue  direttive per scrivere i nuovi Poas, per convincere le realtà periferiche a non fare il solito “copia incolla” su questo argomento. Se così fosse si eviti di parlare di valorizzazione delle nostre professioni.
 
Gianni Melotti
Fisioterapista

08 aprile 2016
© Riproduzione riservata

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