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Salute e carceri in Toscana. Meno assistenza se gli psicologi sono “stabilmente” precari

di Maria Antonietta Lettieri

08 APR - Gentile direttore,
mentre si disserta sulla stabilizzazione dei precari nella sanità, Le vorrei segnalare come le Aziende Asl della Regione Toscana stanno affrontando il tema della Salute in Carcere utilizzando, dal lontano 2010, psicologi specializzati attraverso contratti libero-professionali che vengono rinnovati ogni 12/6 mesi.
 
Nello specifico, l'ex Azienda 11 di Empoli, (dal 1 Gennaio 2016 accorpata all'ASL 10 di Firenze) particolarmente zelante nel rispettare le procedure di trasparenza, sottopone ogni 6 mesi i consulenti psicologi che collaborano con l'Azienda presso l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Montelupo Fiorentino, ad un Avviso pubblico per titoli e colloquio, finalizzato alla verifica periodica delle competenze professionali di tali specialisti.
 
Tale procedura, presentata dai vertici amministrativi come garanzia di trasparenza e necessaria per l'espletamento delle prove concorsuali, di fatto comporta un'interruzione del Servizio di Assistenza Psicologica, interruzione  che oscilla mediamente da uno a tre  mesi.
In pratica, gli utenti cioè i pazienti, ancora internati presso la struttura, ogni 6 mesi si trovano “scoperti” sul piano assistenziale e psicoterapeutico.
 
È pur vero che anche nel territorio la continuità assistenziale è carente e pertanto il vuoto di Servizio che si viene a creare in un OPG (tra l'altro prossimo alla chiusura) non indigna e non preoccupa nessuno, né tantomeno i vertici Aziendali nonostante dichiarino costantemente l'importanza della centralità dell'utente. 
 
Nel contempo anche gli specialisti si trovano periodicamente a dover fronteggiare la sospensione dell'attività professionale per un tempo imprecisato. Doppiamente  instabili in una  condizione di cronica precarietà.
 
Viene il dubbio che dietro questo “affaccendarsi” dell'Azienda ci sia di fatto una strategia ben precisa e finalizzata a scoraggiare qualsiasi rivendicazione di  una possibile stabilizzazione contrattuale. In questa cornice,  di inattaccabile legittimità, si nasconde la trappola per  il lavoratore che , privo di qualsiasi tutela, è costretto ad accettare rapporti di collaborazione che non solo ledono la dignità professionale, ma rappresentano un serbatoio di manovalanza intellettuale da poter utilizzare, disinvoltamente al bisogno e a basso costo.
 
Dr.ssa Maria Antonietta Lettieri 
Psicologa-psicoteterapeuta Opg Montelupo

08 aprile 2016
© Riproduzione riservata

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