Specializzandi. Bene Lorenzin su orario lavoro. Ora gli altri diritti
di Marcello Petrini (Cisl Medici)
15 MAR -
Gentile Direttore,
dopo il tardivo recepimento della direttiva Europea 2003/88 anche i medici italiani possono finalmente godere degli stessi diritti dei colleghi europei. Ricordiamo che tale direttiva, inerente il monte orario massimo e i riposi obbligatori, risponde sia al bisogno di recupero psico-fisico del medico sia alla sicurezza del paziente. E’ infatti noto in letteratura come l’accumularsi di turni “massacranti” incida negativamente sulla qualità delle cure prestate dai medici (aumento degli errori e dei contenziosi) e sui livelli di stress a carico del professionista (con aumento delle patologie correlate).
In tale contesto e stante il decreto legislativo n. 368 del 17 agosto 1999 che lega l’orario di lavoro del medico in formazione a quello del personale medico del Servizio Sanitario Nazionale a tempo pieno, appariva del tutto naturale che la suddetta direttiva Europea venisse applicata anche ai medici in formazione specialistica. Purtroppo in questi mesi si sono susseguite interpretazioni tra loro divergenti che non tenevano conto del razionale alla base di questi interventi legislativi: la tutela del benessere del personale medico non può prevedere nessuna deroga, soprattutto per chi, come il medico in formazione, si affaccia nel mondo della Sanità ed è soggetto a livelli di stress non certo inferiori a quelli del professionista “di ruolo”.
Abbiamo pertanto letto con grande soddisfazione la risposta del Ministero della Salute che estende l’applicabilità della
direttiva anche al personale medico in formazione. Trova finalmente applicazione il principio di ragionevolezza secondo cui il medico in formazione condivide con i colleghi “anziani” le medesime problematiche dovute al carico di lavoro. Contestualizzando l’intera vicenda i Giovani Medici Cisl vogliono mettere l’accento sulla necessità di un riordino delle competenze e delle responsabilità del medico in formazione. Come abbiamo affermato nel nostro documento programmatico, auspichiamo che il medico in formazione non sia più soggetto alle innumerevoli incompatibilità che ostacolano la sua crescita formativa.
Parallelamente chiediamo che il percorso dei giovani in formazione possa prevedere responsabilità crescenti negli ultimi anni di corso, formalizzate e retribuite ad hoc e in nessun modo sostitutive del personale di ruolo. Il percorso formativo deve prevedere la graduale indipendenza del medico e non può permettersi di renderlo autonomo soltanto dopo il conseguimento della specializzazione.
Come si può evincere da quanto detto sopra il nostro Sindacato non vuole alzare polveroni per lavorare di meno, ma per adeguarsi agli standard formativi e di retribuzione degli altri medici in formazione d’Europa.
Dott. Marcello Petrini
Referente Nazionale Giovani Medici CISL
15 marzo 2016
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