Il precariato fa male alla salute. Una storia alla Sicilia
di Anna Maria Ministeri
26 FEB -
Gentile direttore,
sono una ginecologa e lavoro all’ospedale “Ingrassia” di Palermo. La mia storia è uguale a quella della maggior parte dei precari. Laurea a 25 anni, specializzazione nel 2004, dopo 11-12 anni di studio quindi, ho incominciato a cercare lavoro. All’inizio presso strutture private e poi in quelle pubbliche. Dal 2006, quando ho avuto il mio primo incarico a tempo determinato è iniziato il mio “infinito precariato”. Ho superato un concorso presso l’Asp di Palermo che è stato espletato nel 2011, sono la prima degli idonei in graduatoria, ma non sono mai stata assunta pur occupando un posto vacante da più di tre anni.
Oggi, io parlo a nome di tutti i colleghi che stanno vivendo questa assurda condizione di precariato da anni, ormai non più giovani.
Non è possibile rilanciare la sanità Italiana senza valorizzare i professionisti. Noi medici clinici e chirurghi siamo delusi, disillusi e demotivati, senza prospettive per il futuro e molto spesso ostacolati da scelte politiche e/o clientelari. Il precariato ha determinato gravi conseguenze su molti aspetti della vita di noi medici: da un punto di vista familiare, previdenziale e di carriera. Noi precari medici versiamo poco o niente all’Inps, creando un importante deficit nella cassa previdenziale pubblica. Riusciremo ad andare in pensione? Forse a 68 anni con un misero assegno per via dei solo 30 anni di contribuzione. Che dire poi della tutela della gravidanza, per una donna medico la maternità è diventata “un miraggio”!
Inoltre la forza lavoro strutturata ha un’età oscillante tra 55 e 62 anni, ciò da un lato comporta una demotivazione da parte dei colleghi che già scorgono l’orizzonte della pensione e d’altro lato non vi è il naturale giusto ricambio generazionale che comporta l’avvicendarsi delle professionalità. A questo si aggiunge il fatto che i nostri mentori, rappresentati dai direttori di struttura complessa in tutte le branche mediche e chirurghe, in un prossimo triennio andranno in quiescenza senza alcun ricambio. Noi chiediamo di superare il blocco del turnover se non verrà fatto, i massicci pensionamenti che ci saranno, faranno collassare il sistema e non si può pensare di risolvere il problema chiudendo interi ospedali.
Vorrei inoltre puntare l’attenzione sulla nostra regione Sicilia e sul fatto che noi precari siciliani siamo maggiormente svantaggiati rispetto ai colleghi delle altre regioni d’Italia, soprattutto del nord, dove comunque il personale medico che da anni è precario per una determinata azienda viene tutelato durante i concorsi ed assunto e non viene permessa alcuna ingerenza politica.
Molti di noi sono andati via dal questa nostra terra perché hanno voluto credere che la gestione, i politici, le istituzioni sarebbero cambiate!! Noi abbiamo voluto rassegnarci all’idea che la Sicilia sia “ una terra senza speranza”, lavorando con grande professionalità è spirito di abnegazione. Noi chiediamo che la Sicilia esca da questa situazione di paralisi, che l’assessore alla sanità per primo possa accogliere le nostre richieste, perché siamo stanchi di combattere contro i mulini a vento e di gridare nel deserto, siamo stanchi delle continue e vane promesse dell’assessore alla sanità!
Noi medici precari siciliani chiediamo urgenti provvedimenti, primo fa tutti l’immediata stabilizzazione di tutti i contratti di dipendenza, per poter continuare a preservare e a offrire ai cittadini un elevato standard qualitativo dall’assistenza sanitaria e per favorire il recupero di un patrimonio umano e professionale abbandonato a se stesso ed utilizzato dalle aziende ed università solo per ridurre i costi del personale. A tutti gli effetti noi siamo inseriti nel tessuto organizzativo dei nostri reparti e tenuto conto della lunga militanza di precariato siamo di fatto riferimento per paziente e colleghi. Pertanto, l’appello condiviso da parti, Direttori, colleghi e pazienti è quello di stabilizzare l’attuale precariato in forza presso i propri reparti al fine di evitare sperequazioni sociali e inefficienze strutturali.
Questo è il nostro appello, questa la nostra richiesta perché credetemi. Il precariato fa veramente male alla salute.
Anna Maria Ministeri
Componente Segreteria Anaao Assomed Regione Sicilia
26 febbraio 2016
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Lettere al direttore