Decreto appropriatezza. Servono regole certe che abbiano fondamento scientifico
di Mario Vitale
28 SET -
Gentile Direttore,
il D.M. sull’appropriatezza delle prescrizioni sta sollevando un tale coro di proteste da parte del mondo sanitario che ci sentiamo in dovere di esprimere la nostra gratitudine all’Onorevole Lorenzin per essere riuscita a compattare la categoria dei medici come nessuno era riuscito a fare da moltissimo tempo. Grazie Ministro!
Il dibattito è aperto e autorevoli commentatori, fra cui il nostro Segretario Nazionale, hanno presentato lucide analisi sulle principali testate della carta stampata, della radio e della televisione. Pertanto sarebbe superfluo, oltre che presuntuoso, da parte mia, voler insistere, in modo sistematico, sull’argomento. Mi permetta però, qualche riflessione…
Lo stato di agitazione che i medici hanno proclamato e che, salvo buone notizie dell’ultima ora da parte del Governo, porterà a diverse manifestazioni e a uno sciopero nei prossimi mesi, è stato associato, da alcuni cronisti, solo al “decreto appropriatezza”. Siamo arrivati al punto di leggere concetti di questo tipo: …prima del decreto ministeriale i medici potevano anche prescrivere una risonanza magnetica per una sospetta lesione del menisco di un novantenne. D’ora in poi non si potrà fare più e si risparmieranno centinaia di milioni… e ovviamente chi legge tale sintesi si convince che il D.M. sia un’ottima cosa. Poi sente che i medici scioperano, magari si vede cancellare un appuntamento per una visita ambulatoriale prenotata da settimane, e allora può solo pensare che i medici, quando vengono toccati nelle loro prerogative e nei loro privilegi, si arrabbiano perché sono permalosi. Per questo motivo è di importanza fondamentale la campagna mediatica di informazione che i sindacati medici, Anaao in testa, stanno portando avanti in questi giorni.
I medici, che entrano in stato di agitazione, sono dalla parte dei cittadini, perché vogliono impedire il completo smantellamento del S.S.N. pubblico. I medici, che non ricevono un centesimo di aumento in busta paga da 6 anni, protestano perché sono obbligati a lavorare con organici ridotti all’osso e turni di lavoro massacranti che mettono a rischio la loro integrità psico-fisica e la sicurezza dei pazienti. Nel merito del D.M. sull’appropriatezza, non possiamo permettere l’intrusione di politici e amministrativi che, con le loro tabelle, si frappongono nel rapporto fiduciario fra medici e pazienti, impedendo ai primi una scelta autonoma circa l’iter diagnostico-terapeutico da adottare e insinuando nei secondi il dubbio che il proprio medico non stia prendendo una libera decisione per paura di sanzioni pecuniarie. Sappiamo bene che spesso vengono richiesti doppler artero-venosi inutili o ecografie e tac con indicazioni quanto meno azzardate, che a volte vengono apposte crocette una in fila all’altra per prescrivere esami ematici il cui esito non sposterà di molto l’indicazione terapeutica.
Non è a noi medici che devono dire che esistono casi in cui vengono prescritti esami superflui. Ma è proprio a noi che devono chiedere, dovendo fare dei risparmi, quali esami conviene eliminare e in quali casi può essere fatto. Potrebbero mai essere una Direzione Generale o Amministrativa, in base a motivazioni di ordine economico, a definire le linee guida di un protocollo clinico? Quando, alla fine, una commissione scientifica di medici si sarà espressa sul tema dell’appropriatezza, allora, e solo allora, potremo parlare di sanzioni. Non temiamo di essere giudicati. Ma sulla base di regole certe che abbiano un fondamento scientifico.
Mario Vitale
Segretario Regionale Anaao Assomed Piemonte
28 settembre 2015
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Lettere al direttore