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L'unione è la forza della rappresentanza e della rappresentatività sindacale?

di Guido Quici

15 SET - Gentile Direttore,
le continue, rapide e profonde trasformazioni del nostro servizio sanitario nazionale, in un contesto più ampio che ha visto una drastica riduzione delle risorse e, quindi, la necessità di dover rivedere non solo l’offerta sanitaria ma anche l’organizzazione del lavoro, hanno fatto emergere in questi anni una condizione di eccessiva frammentazione dell’intero “sistema salute” che ha interessato gli aspetti organizzativi, professionali e sindacali.
 
Per gli aspetti organizzativi, l’evidenza di 21 modelli sanitari regionali diversi tra loro per effetto di un federalismo regionale particolarmente "spinto", per gli aspetti professionali la “frammentazione” delle professioni sanitarie; per gli aspetti sindacali l’eccessiva "dispersione" sindacale e mancanza di un obiettivo politico comune. Da tale contesto la figura del medico ne esce particolarmente penalizzata e certamente più vulnerabile perché sono aumentati i livelli di responsabilità e diminuite le tutele sia sul piano clinico assistenziale, che giuridico ed economico; in ambito strettamente professionale il medico è particolarmente esposto alle rivendicazioni delle professioni sanitarie derivanti dallo sviluppo di nuove competenze ed, in ambito sindacale, è disorientato da più linee di politica sindacale non sempre convergenti tra loro.

Da qui scaturisce la necessità, soprattutto nella prospettiva di riapertura del tavolo contrattuale, di condividere un percorso comune che abbia, come elemento qualificante e come obiettivo principale, la tutela del medico sia in ambito professionale, che giuridico ed il riconoscimento della sua centralità nella diagnosi e cura dei pazienti rispetto alla implementazione di modelli organizzativi regionali ed aziendali tesi a confondere ruoli e livelli di responsabilità. La condivisione di un percorso comune tra Sindacati medici e Società Scientifiche, soprattutto nell’ambito della dipendenza pubblica, è finalizzato al raggiungimento di obiettivi comuni di tutela della professione medica. Elemento qualificante é la possibilità di integrare le competenze del sindacato con il know-how apportato, negli aspetti professionali, dalle Associazioni di Specialisti.In un sistema in continua evoluzione appare del tutto evidente che i cambiamenti non devono essere subiti ma affrontati.

In questa ottica la tutela della professione medica necessita di una doppia azione: la prima è legata all’analisi del contesto ad iniziare dalle innovazioni derivanti dal Patto per la Salute, agli effetti concreti sull’organizzazione del lavoro derivanti dai piani di rientro o dai Piani Regionali Sanitari ed Ospedalieri o dagli Atti Aziendali, fino alle proposte operative sul nuovo sviluppo di carriera del medico; la seconda è, invece, legata all’azione del Sindacato medico a sostegno e difesa dei diritti della professione.

In sintesi l’apporto delle Associazioni, che esprimono una elevata competenza scientifica, diventa fondamentale nell’analisi dei contesti sanitari nazionali, territoriali e professionali, e possono trovare concreto sostegno nelle azioni che il Sindacato medico potrà mettere in opera presso le Istituzioni.
 
Dott. Guido Quici
Vice Presidente Vicario CIMO 

15 settembre 2015
© Riproduzione riservata

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