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Il 12 maggio vorrei gli infermieri in piazza in tutta Italia

di Luca Bartalesi

05 APR - Gentile Direttore,
nel 2009 intitolai un mio editoriale "Stufi di essere di tutt’erba un fascio" (Obbiettivo professione infermieristica n. 2 p.3), una frase che lascia intuire l'indignazione di un infermiere per un semplicistico utilizzo mediatico del termine utilizzato per etichettare chiunque presti assistenza alla persona e non sia medico.
 
Infermiere, la parola più abusata in sanità e, non a caso, la professione più abusata. È così generalizzando che si fa perdere identità e valore al termine senza curarsi per la sostanza o per chi, in questo caso, ne riveste il ruolo.
 
Si potrebbe argomentare una difesa dicendo che l'infermiere è un laureato, con un profilo professionale, un Codice deontologico e un Ente ordinistico, elemento non comune nelle professioni sanitarie.
Si potrebbe dire che gli infermieri in Italia sono 400mila, che sono l'asse portante della sanità basando il loro operato su buone pratiche ed evidenze scientifiche frutto di formazione e continuo aggiornamento.
Una serie di verità che oggi suonano come la solita filippica ripetuta mille volte per salvare il salvabile, ma dagli esiti nulli.
 
Voglio invece cambiare musica, provare ad ipotizzare scenari futuri che vedono gli infermieri al centro del "care" inteso nel valore olistico del termine, "prendersi cura".
Voglio pensare al futuro prossimo con infermieri in ruoli socialmente rilevanti, trait d'union nei rapporti con i cittadini, le famiglie, i medici di famiglia ed i luoghi di diagnosi e cura, al centro della sanità d'iniziativa.
Voglio ipotizzare una larga diffusione di strutture assistenziali a totale gestione infermieristica, dal management all'assistenza.
Voglio pensare a infermieri impegnati nella ricerca scientifica, titolari di cattedra per le materie di pertinenza infermieristica, attività al momento demandata ad altri laureati.
Vorrei veder realizzati per gli infermieri quei percorsi formativi che portano ad una formazione specialistica con competenze affini ad un sistema salute in continua evoluzione e, di pari passo, una adeguata valorizzazione economica.
Vorrei sentire d'infermieri che in prima persona rifiutano il demansionamento invece di "eseguire" e addossare poi le colpe alle rappresentanze di categoria per la mancata tutela.
 
Vorrei anche una revisione del Codice deontologico dell'infermiere ormai vetusto in alcuni passaggi e, perché no, un codice deontologico unico per le professioni sanitarie come qualche lungimirante collega ha già ipotizzato.
Vorrei anche vedere più infermieri seduti ai tavoli politici e tecnico decisionali, la lettura pragmatica dei problemi tipica degli infermieri abituati nel quotidiano al problem solving non potrà che giovare ad una cabina di regia che lavora per l'interesse comune.
 
Ma per questo serve essere coesi nel rispetto dell'infermieristica e della nostra identità d'infermieri  con cognizione del valore professionale e sociale, sostenuti da un'azione politica fatta di leggi, di lotta all'abuso di professione e di valorizzazione del ruolo.
Un richiamo va fatto anche a chi governa la professione, ai Collegi IPASVI nelle loro rappresentanze locali e Federali, affinché elaborino un sistema più snello e reattivo.
La soluzione potrebbe essere il passaggio ad un unico Ente regionale, superando così i confini provinciali ed i coordinamenti regionali; un unica rappresentanza professionale per le istanze di tutti gli infermieri sul territorio di una regione e interfaccia di diritto con le istituzioni.
Ma anche un Collegio IPASVI più coinvolgente e partecipe che sia vissuto con senso di appartenenza, come punto di riferimento e non come una "tassa".
 
Sarebbe bello festeggiare il 12 Maggio, Giornata Internazionale dell'Infermiere, con un evento nazionale che richiami in piazza tutti gli infermieri d'Italia. Una grande manifestazione con ritrovo in piazza del Popolo a Roma e nelle principali piazze d'Italia.
Un'iniziativa che, a mio parere, dovrebbe partire dalla FN Collegi IPASVI con la neoeletta Presidente Mangiacavalli, con un segnale d'inizio mandato che identifichi come una pietra miliare il punto d'avvio di una riforma epocale.
Non ci dimentichiamo da dove veniamo ma abbiamo ben chiaro che la crescita sta nel nuovo, nel cambiamento!
 
Luca Bartalesi
Infermiere

05 aprile 2015
© Riproduzione riservata

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