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Formazione medica. L'importanza di avere “un maestro”

di G.Migliaro e I.Lotesoriere

E' necessario un attento lavoro di definizione dei criteri di accreditamento delle strutture. Tener conto di volume e qualità della casistica trattata, della presenza di modelli organizzativi, tecnologie e metodiche innovative. Ma anche dei curricula dei professionisti che vi operano e della loro disponibilità a porsi al servizio della formazione dei giovani colleghi.

21 GEN - Gentile direttore,
seguiamo con interesse ma con inevitabile preoccupazione i lavori in corso al Tavolo ex. Art 22 del Patto della Salute tra Governo, Regioni e Province Autonome sul tema della formazione specialistica dei medici. Condividiamo il progetto di rivedere l'intera rete formativa coscienti che "si possano coinvolgere nella formazione dei futuri medici quegli ospedali e strutture non universitarie che appartengono alla rete del Sistema Sanitario Regionale e che presentino alcune caratteristiche peculiari per la formazione sul campo sia clinica che di ricerca" (Pasquale Cannatelli, Direttore Generale Ospedale Sacco, Corriere della Sera Milano 29/11/2009) anche perché non tutte le strutture universitarie attualmente coinvolte nella formazione sono fino in fondo adeguate allo scopo.

Riteniamo a questo proposito che sia necessario un attento lavoro di definizione dei criteri di accreditamento delle strutture che tenga conto del volume e qualità della casistica trattata, della presenza di modelli organizzativi, tecnologie e metodiche innovative, dei curricula dei professionisti che vi operano e, non ultimo, della loro disponibilità a porsi al servizio della formazione dei giovani colleghi. Siamo convinti che lo specializzando debba compiere un percorso formativo scientifico-culturale e clinico che lo porti ad una reale autonomia professionale che non sia limitata alla corretta esecuzione di un atto tecnico ma comprenda la capacità di assumersi la responsabilità della persona malata che a lui si rivolge.

Non crediamo, pertanto, che la prevista interruzione del percorso tradizionale delle scuole di specializzazione dopo solo due anni di formazione a favore di un contratto aziendale di formazione e lavoro (come previsto dall’ipotesi A della “Bozza di disegno di legge delega in materia di gestione e sviluppo delle risorse umane ex. art.22 Patto per la salute”) a totale discrezione delle supposte esigenze delle singole Regioni, possa favorire il sereno raggiungimento di un reale obiettivo formativo. Risulta ancora più preoccupante l'impatto che questa nuova modalità di ingresso dei giovani medici nelle strutture sanitarie potrebbe avere sulle possibilità di assunzione degli attuali precari, per lo più giovani neospecialisti, ad oggi impiegati in varie forme contrattuali presso le strutture universitarie e del Sistema Sanitario Nazionale.

Medicina e Persona è una associazione professionale a cui aderiscono molteplici figure di operatori della sanità fra cui medici "formati" e in formazione. Essa si propone di sostenere e difendere a tutti i livelli anche istituzionali il carattere professionale dell'esperienza di lavoro in sanità, intesa come risposta personale, libera e responsabile , al bisogno della persona malata. Questo è strettamente dipendente dalla qualificazione, dedizione e impegno di chi la esercita.

Pertanto chiediamo alle Istituzioni competenti una prudente ma decisa rivalutazione di quanto attualmente proposto, essendo convinti che:
• sia arduo programmare senza prima definire il fabbisogno di professionisti dell'area sanitaria attraverso modelli innovativi che tengano conto dei cambiamenti della domanda di salute derivanti dalle modifiche demografiche ed epidemiologiche e dalle specificità territoriali;
• sia sempre necessario per un Paese dare priorità alle esigenze di carattere educativo e formativo, soprattutto in campo sanitario, evitando una programmazione miope, anche se apparentemente utile a scopi immediati di natura prevalentemente economica, per l'impatto che potrebbe comportare sull'esigenza di salute dei cittadini tutti.
 
Se è vero che "si diventa medici rubando il mestiere", è pur vero che tutti abbiamo avuto, e abbiamo, bisogno di un maestro ("il medico deve altresì essere disponibile a trasmettere agli studenti e ai colleghi le proprie conoscenze e il patrimonio culturale ed etico della professione dell'arte medica", Codice Deontologico 2006)

Chiediamo quindi una nuova formulazione del testo per ciò che riguarda le criticità sopra evidenziate e ci dichiariamo disponibili ad un lavoro con tutti i soggetti interessati.
 
Gemma Migliaro
Presidente Associazione Medicina e Persona
 
Ivana Lotesoriere
Medico specializzando

21 gennaio 2015
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