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Insana pubblicità   

di Arnaldo Capozzi

02 OTT - Gentile Direttore
nell’attuale contesto sociale è sempre più dilagante il fenomeno dell’accaparramento di clientela da parte di Enti, Società ed Associazioni volte a favorire la proposizione di richieste indiscriminate e infondate di risarcimento danni da “malasanità” nei confronti di singoli professionisti esercenti la professione sanitaria e di strutture sanitarie pubbliche e private.

Come è stato efficacemente osservato nell’Adunanza del 27 giugno 2019 dal Consiglio dell’Ordine dei Medici di Roma e dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma, negli ultimi anni tali figure sono proliferate ed hanno affinato sempre di più le tecniche di avvicinamento al potenziale cliente attraverso la divulgazione di messaggi persuasivi e suggestivi, anche tramite l’utilizzo di canali di informazione aventi diffusione capillare, quali siti web e social network e inducono la clientela a credere in facili risultati, senza affrontare esborsi o anticipazioni, in violazione dei principi di verità, correttezza e trasparenza delle comunicazioni avvalendosi anche di immagini suggestive.

Nella maggior parte dei casi sono state proposte prestazioni pseudo professionali a costo zero o a costi irrisori e, addirittura, con accollo da parte di detti soggetti di tutte le spese e riconoscimento di un importo soltanto in caso di esito positivo della controversia e ciò al fine di accaparrarsi il potenziale cliente al quale non sono riconosciuti i diritti che i medici assicurano al paziente e che gli avvocati assicurano all’assistito.

Orbene, tutto ciò premesso, lo scrivente non può non evidenziare come, allo stato, la situazione sia rimasta “drammaticamente immutata”.
Non risultano, invero, ancora state adottate misure e/o provvedimenti idonei ad eliminare (o quanto meno ridurre) le conseguenze negative derivanti dall’esercizio di talune attività pubblicitarie attuate da siffatti enti. Ciò anche dopo che il comportamento dei medesimi sia stato opportunamente segnalato, da parte del sottoscritto, presso l’Autorità Garante per la tutela della Concorrenza e del Mercato (AGCM).

Parrebbe, infatti, che tali Società possano agire liberamente in un settore, quello del risarcimento dei danni, che è riservato agli avvocati ed ai medici legali, senza, tuttavia, essere tenuti al rispetto dei limiti previsti per questi ultimi. Invero, sia il Codice Deontologico dei Medici che quello Forense impediscono agli iscritti di intraprendere azioni pubblicitarie alla medesima stregua di quelle esercitate da siffatte società.
Logica conseguenza, oltre al pregiudizio dell’immagine della categoria, è che si potrebbe verificare un’alterazione della concorrenza a scapito degli stessi avvocati e medici legali.

Orbene, parrebbe ragionevole al fine di arginare il fenomeno, considerato che la materia è inevitabilmente connessa all’attività giurisdizionale e che necessariamente richiede l’ausilio del medico legale e dell’Avvocato, che gli Ordini dei Medici e gli Ordini Forensi vogliano diffondere un comunicato ove si renda noto agli iscritti che la collaborazione con le Società che praticano certe azioni pubblicitarie costituiscano di per sé violazione deontologica, in quanto idonea a costituire un vantaggio o addirittura un accaparramento della clientela, diretto o indiretto, dello stesso professionista.

Il dilagare del fenomeno della medicina difensiva nonché delle aggressioni al personale sanitario non può che considerarsi un riflesso anche di tali becere campagne pubblicitarie in quanto tese alla mera mercificazione del risarcimento danni e connotate da slogan e da immagini che non solo declassano il professionista medico ma che ovviamente incrementano il clima di sfiducia da parte dei cittadini verso l'intero sistema sanitario.

Dott. Arnaldo Capozzi
Roma

02 ottobre 2024
© Riproduzione riservata

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