Gentile direttore,
fortunatamente i contributi e gli studi, in queste pagine ed anche in tante altre occasioni di confronto tra tecnici e politici, si moltiplicano verso la comune convinzione che sia urgente una Riforma profonda e complessiva del Sistema che deve tutelare la Salute degli Italiani per ritornare a rispettare nel modo migliore la gratuità, unitarietà, validità, tempestività ed accessibilità delle prestazioni per tutti come era nelle indicazioni della 833.
Sono sempre più condivise e sostenute le analisi del prof. Cavicchi su come negli ultimi 30 anni sia proseguita una opera di oggettiva controriforma a cura di tutti i Governi che si sono succeduti, controriforma che progressivamente ha messo in crisi questi principi fondanti del SSN. Parimenti sempre più condivise sono le valutazioni del fallimento in campo sanitario del compito che la modifica del Titolo V affidò alle Regioni ( e per loro alle Aziende ) : riduzione , frammentazione ,disparità territoriale dell’offerta di servizi, aumento delle attese, gravissimi errori nelle programmazione delle attività e delle risorse di personale, crescita della burocrazia e della “lontananza” dalle Persone, perdita di credibilità verso i cittadini e verso tutti i professionisti sempre più insoddisfatti.
E questo in contemporanea con la assoluta perdita di controllo dei costi e del management che almeno poteva esser un pregio della aziendalizzazione. Peraltro, usare il termine Azienda è stato il modo migliore per certificare che la Salute diventava a tutti gli effetti una merce!
I nuovi bisogni derivanti dalla trasformazione sociale ed epidemiologica dell’utenza non hanno ricevuto tempestivamente le doverose analisi e risposte; altrettanto purtroppo è stato fatto nel settore della formazione che poteva e doveva prevedere con facilità i fabbisogni professionali ed ha clamorosamente fallito.
Negli ultimi giorni alcuni interventi hanno di nuovo ben sottolineato questi ed altri aspetti delle urgenze e di come potrebbero esser affrontate. Centrale è il tema del finanziamento adeguato da garantire al SSN : ma definendo “adeguato a cosa ?”.
Quindi non certo versare altro liquido in un secchio oramai sfondo che perde continuamente: come ha scritto Ornella Mancin, richiamando l’ottimo contributo del Prof. Scilieri, “non più toppe ma ci vuole un vestito nuovo“
Poi sono molto chiari e forti i contributi di Agnetti e di Maria Luisa Agneni prima di tutto sulla esigenza di affrontare la questione con onestà intellettuale, evitando difese miopi ed ipocrite rispetto a decisioni e comportamenti del passato di politici ed amministratori.
Dobbiamo cercare di costruire una convergenza quanto meno di liberi intendimenti per cominciare ad operare concretamente : le forze politiche che si riempiono la bocca del metavalore “one health” non producono nulla di serio (basta vedere la Proposta di legge del PD che a dir poco è superficiale nelle analisi e nelle proposte ) ma anche il Governo potrebbe affrontare la questione con ben altra organicità e perché no con vera “innovazione” (che non sia però quella della ulteriore regionalizzazione che prosegue e aggrava un errore a suo tempo commesso in Parlamento ).
Ed allora i tanti tecnici che si sono a più riprese espressi in questi mesi potrebbero tentare di impostare un confronto culturalmente aperto e “laico” (sicuramente molto complesso e difficile ) cercando di dare ordine ai tantissimi problemi che la crisi del SSN ha messo in luce avendo come unico faro la esigenza di dare attuazione oggi ai principi che la 833 e la Costituzione prima hanno fissato.
“Dentro il nostro tempo e nella nostra complessità” (Agnetti)
Ricordare Diritti e definire Servizi coerenti da garantire in rapporto alle attuali esigenze della popolazione, alle disponibilità scientifiche, tecnologiche e finanziarie, rivedere le norme che hanno indebolito quei diritti e l’offerta di servizi generalisti , ripensare alla formazione degli operatori ed al loro ruolo centrale nella presa in cura dei pazienti e non solo come erogatori di prestazioni, rivedere l’organizzazione ed il management centrale e periferico che possa riconquistare credibilità, fiducia ed affidamento da parte dei cittadini (che è una precondizione essenziale per la efficacia di prevenzione, cura e riabilitazione). Tantissimi sono i punti critici , tutti interconessi tra loro, dal riordino delle cure primarie alla rete ospedaliera ed ai suoi compiti , dalle attività di tutela delle persone anziane e con bisogni speciali , alla tutela dell’ambiente ed alla prevenzione nel suo complesso.
Io provo a riprendere l’appello alla ragione del Prof. Cavicchi ai politici, ma anche ai tecnici che possono stimolare e facilitare l’approfondimento, per una azione bipartisan, forse utopica ma necessaria come era utopica molta parte della Legge 833 che però ha dimostrato di saper esser per molto tempo pragmaticamente efficace.
E’ palpabile la carenza politica e strategica che avvolge tutte le forze politiche e si vedono anche molti “bagnini che non sapendo neppure nuotare “ vorrebbero salvare tutti. L’appello del Prof. Cavicchi sta già raccogliendo tanti sostenitori e potrebbe esser il gancio a cui legare l’inizio di questa Riforma che ha bisogno del contributo attivo di tutti , opposizione e governo fuori dai pregiudizi e dagli schemi.
Con massimo rispetto e consapevole della difficoltà, chiedo proprio al Professore di valutare se e come si possa innescare questo processo . Sono certo che tanti sarebbero disponibili a collaborare.
Altrimenti che valore potrà avere questo crescente dibattito , queste significative riflessioni che stanno pesino superando gli steccati e le posizioni manichee di destra e sinistra, di pubblico e privato etc.
Alessandro Giustini