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Restrizioni sull’Ivg sono dannose non solo per la salute della donna ma anche per quella dei bambini

di A. Spinelli e M. Grandolfo

04 LUG -

Gentile Direttore,
un recente studio pubblicato su JAMA Pediatrics, effettuato dalla Johns Hopkins University e dalla Michigan State University, mostra come, a seguito delle severe restrizioni riguardo l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) introdotte in Texas nel 2021, si sia osservato l’aumento della mortalità neonatale (cioè entro i primi 28 giorni di vita) e di quella infantile (entro il primo anno di vita).

Molto probabilmente questo è avvenuto a causa del proseguimento della gravidanza nonostante la diagnosi prenatale sfavorevole per difetti congeniti e/o genetici. Infatti tra le prime 10 cause di mortalità infantile, i ricercatori hanno osservato un aumento del 22,9% dei difetti congeniti in Texas rispetto a un decremento del 3,1% nel resto dell’USA. Inoltre il Texas è l’unico stato ad avere avuto un notevole aumento della mortalità infantile attribuibile a lesioni non intenzionali (20,7% rispetto all’1,1% del resto del paese) e alla enterocolite necrotizzante (aumento del 73,3% contro il 6,4% osservato negli altri stati).

Studi precedenti alle attuali restrizioni avevano già mostrato che qualsiasi tipo di restrizione all’IVG hanno un effetto negativo sulla mortalità materna, infantile e fetale. Le donne che vivono in condizione più svantaggiata sono quelle che soffrono di più a causa di queste restrizioni, probabilmente perché non hanno possibilità di superare le barriere per accedere ai servizi dove abortire e sono quindi costrette a continuare una gravidanza non desiderata o con difetti congeniti esponendole a un rischio maggiore di mortalità neonatale e infantile.

Negli anni l’epidemiologia dell’interruzione volontaria di gravidanza nel mondo ha mostrato che in tutti i paesi dove c’è stata la legalizzazione si è avuta una drastica riduzione fino all’annullamento della mortalità e morbosità materna causata dall’aborto effettuato in condizioni insicure.

Anche le ricerche condotte in Italia evidenziano che la legalizzazione dell’IVG abbia favorito la riduzione della mortalità e morbosità materna associata all’IVG (prima della legalizzazione diverse decine di donne sono morte a causa dell’aborto) e che il ricorso all’IVG non sia una scelta di elezione ma un’ultima ratio in seguito al fallimento dei metodi impiegati per evitare gravidanze indesiderate, come riportato nelle varie relazioni che i Ministri della Salute in carica hanno presentato al Parlamento annualmente. Inoltre i dati del Sistema di sorveglianza dell’IVG e dell’Istat hanno dimostrato come la legalizzazione abbia favorito il miglioramento delle competenze delle donne nel ridurre il rischio di gravidanze indesiderate, grazie all’incontro con i servizi socio sanitari che hanno favorito il miglioramento delle conoscenze, delle attitudini e dei comportamenti adeguati al controllo della fecondità, con conseguente drastica riduzione del ricorso all’aborto: da 230mila all’inizio degli anni ’80 a 65mila di questi ultimi anni.

Infine, diversi studi hanno mostrato che tutte le politiche di contrasto alla legalizzazione dell’aborto non hanno prodotto alcun incremento stabile della natalità, mentre hanno determinato l’aumento della mortalità e morbosità materna, soprattutto a carico delle classi sociali più svantaggiate, maggiormente esposte al potenziale rischio di un aborto clandestino.

Angela Spinelli e Michele Grandolfo

già Istituto Superiore di Sanità e Responsabili del Sistema di Sorveglianza dell’Interruzione Volontaria di Gravidanza

Bibliografia

Gemmill A, Margerison CE, Stuart EA, Bell SO. Infant Deaths After Texas’ 2021 Ban on Abortion in Early Pregnancy. JAMA Pediatr. Published online June 24, 2024
Harper LM, Leach JM, Robbins L, et al. All-cause mortality in reproductive-aged females by state: an analysis of the effects of abortion legislation. Obstet Gynecol. 2023;141(2):236-242.
Burdick KJ, Coughlin CG, D’Ambrosi GR, et al. Abortion restrictiveness and infant mortality: an ecologic study, 2014. Am J Prev Med. 2024;66(3):418-426.



04 luglio 2024
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