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Legge 194. In primis, la libertà vera di scelta della donna 

di Alberto Virgolino 

22 APR - Gentile Direttore,
libertà vera significa non annullamento della facoltà di autodeterminazione della donna, ma possibilità che lei possa attuarla pienamente. Perché ciò si realizzi è necessario da parte del medico che si rapporta con la donna, fare un a riflessione su come porre in atto le seguenti azioni:

- rispettare la dignità della donna. La sua fragilità affettiva o la mancanza di responsabilità nelle scelte inerenti la propria “salute sessuale” che l’hanno portata ad avere una gravidanza non desiderata, non dovrebbero pregiudicare il suo diritto ad essere madre. La maternità può diventare infatti, se non viene lasciata sola, una preziosa opportunità di scoperta di una sua connaturale competenza che valorizza la sua esistenza, invece che mortificarla in una rinuncia triste ed ineluttabile del proprio figlio;

- comunicare alla donna, nell’ambito del “consenso informato”, la realtà del bambino che vive nel suo utero, del suo stadio di sviluppo, correlandolo alle immagini ecografiche che lo documentano in modo chiaro ed eloquente;

- ascoltare tutte le sue difficoltà, materiali, psicologiche, mediche e morali, che condizionano pesantemente la sua scelta, ed offrire generose soluzioni che preservino la vita del figlio nel suo utero e la sua stessa salute psico-fisica. In tal senso, ben venga il supporto di associazioni di volontariato che possano sostenere concretamente i bisogni della donna madre;

- Informare la donna del rischio delle conseguenze fisiche immediate e a distanza sulla sua salute dopo un aborto volontario secondo le tecniche previste, chirurgica o farmacologica; non sottovalutare anche le ricadute psichiche a breve e a lunga distanza.

Tutto questo è già insito, o dovrebbe esserlo, nell’atto medico del “consenso informato” correttamente inteso ed applicato. Perché il medico che svolge il colloquio con la donna richiedente l’IVG non può non tener conto della presenza viva di un altro essere umano in via di sviluppo nell’utero della stessa donna, ma biologicamente ed ontologicamente distinto da lei. Non certamente una semplice appendice materna!

La vera libertà di scelta, dunque, si gioca innanzitutto nella obiettiva verità scientifica! Una informazione parziale, se non addirittura falsata, della gravidanza che tendesse ad occultare il vero soggetto umano vivente all’interno dell’utero, non potrebbe essere ritenuta rispettosa della dignità della donna e della sua libertà e della stessa deontologia medica.

Dr. Alberto Virgolino
Presidente dell’Associazione Italiana dei Ginecologi ed Ostetrici Cattolici (AIGOC)

22 aprile 2024
© Riproduzione riservata

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