Perché la Nefrologia non attrae più i giovani neolaureati in medicina?
di Marilena Cara e Valerio Vizzardi
25 MAR -
Gentile direttore,
un recente articolo pubblicato in questo quotidiano il 23/01/2024 dal titolo “Malattie renali. Sistema di cure a rischio tra taglio posti letto in nefrologia, ambulatori chiusi e carenza di specialisti. L’allarme di nefrologi e associazioni”, pone il focus su un preoccupante fenomeno sanitario a cui si assiste in Italia negli ultimi anni: la mancanza di Nefrologi, almeno 350 in tutta Italia.
Il progressivo diradamento di questi specialisti porta con sé ripercussioni sul sistema sanitario legate ai gravi disagi nell’erogazione di un servizio salvavita come quello della emodialisi, della dialisi peritoneale e del trapianto renale.
Come è noto circa il 10% della popolazione adulta soffre di malattia renale cronica con una tendenza in aumento legata alla maggior incidenza di malattie cardiovascolari e metaboliche che impattano sullo sviluppo della malattia renale stessa.
Attraverso la mia esperienza, in veste di Nefrologa e psicanalista, derivante dal lavoro di anni di formazione con le equipe di nefrologia e dialisi in molte regioni Italiane, ho avuto modo di riflettere su questo fenomeno in Italia.
La Nefrologia è una branca molto complessa della medicina interna caratterizzata da una cronicità unica e non equiparabile a nessun’altra specializzazione. Colui che si occupa di Nefrologia deve acquisire un bagaglio teorico e pratico molto vasto: deve avere competenze anche di cardiologia, endocrinologia, diabetologia, neurologia, pneumologia, urologia, ematologia, essere esperto di equilibrio idro-elettrolitico ed acido-base e del bilancio calcio-fosforico, saper gestire le metodiche dialitiche (extracorporea e peritoneale) ed il trapianto di rene, essere in grado di allestire gli accessi vascolari per l’emodialisi e i cateteri per la dialisi peritoneale. Tutto questo richiede una notevole e specifica preparazione che coinvolge molti settori.
Il Nefrologo segue il paziente affetto da malattia renale cronica dall’insorgere della patologia fino alla fine della sua vita: dalla prima diagnosi con il percorso di terapia farmacologica e nutrizionale, all’inizio della dialisi (emodialisi o peritoneale) fino all’esecuzione del trapianto (quando possibile) e all’eventuale successiva ripresa del trattamento dialitico. Un percorso complesso e impegnativo, a volte doloroso, indispensabile per la sopravvivenza del paziente, e quasi sempre a carico esclusivo del Nefrologo (la complessità della patologia allontana il paziente anche dalla medicina di base).
Come logica conseguenza, la faticosa cronicità della patologia renale porta con sé una altrettanto impegnativa relazione medico-paziente e quindi la necessità di tempi di cura maggiori rispetto ad altre tipologie di pazienti. Ricordiamo che il tempo dedicato alla comunicazione ed alla relazione con il paziente è annoverato come “tempo di cura” nelle normative che regolano la Legge sul consenso informato.
Inoltre, la Nefrologia è una specializzazione ad appannaggio quasi esclusivamente ospedaliero a causa della frequente necessità di accedere a terapie e servizi che non sono accessibili in regime di libera professione. La logica deduzione è che questa specializzazione risulti molto poco appetibile ai neolaureati in Medicina che auspicherebbero per il loro futuro una professione, sì difficile e impegnativa, ma anche economicamente remunerativa. Quindi, la tendenza naturale è quella di scegliere una scuola che in futuro possa permettere ampi sbocchi anche verso l’attività privata, oggi molto più redditizia. L’accesso alla scuola di specializzazione in Nefrologia richiede inevitabilmente passione e dedizione in previsione di turni di lavoro molto impegnativi e con responsabilità probabilmente maggiori di altre specializzazioni ospedaliere. La logica conseguenza è che i bandi di concorso per le scuole di specializzazione in Nefrologia vedano sempre meno medici iscritti, a favore di altre specializzazioni più “appetibili”.
Il dr Valerio Vizzardi, Nefrologo presso gli Spedali Civili di Brescia e coordinatore del Gruppo di progetto di dialisi peritoneale della Società Italiana di Nefrologia, si dice allarmato per la odierna situazione che affligge la Nefrologia e, di conseguenza, anche la dialisi peritoneale: “La carenza di medici specialisti che si sta verificando nel nostro Paese, rischia di mettere in ginocchio la Nefrologia, branca della Medicina che comprende nicchie di trattamento con competenze ultra specialistiche. I nostri giovani colleghi sanno che il loro futuro professionale sarà costellato di turni particolarmente impegnativi per curare pazienti sempre più complessi. Ma non sempre gli sforzi e le responsabilità sono ripagati da un’adeguata retribuzione economica o da allettanti prospettive di carriera. Questo fa sì che, al momento di scegliere il loro percorso lavorativo, i giovani medici siano attratti da altre specializzazioni. Il risultato è che nel 2023 è stato coperto poco meno del 50% dei posti disponibili nelle scuole di specializzazione di Nefrologia, con il naturale esito che tra alcuni anni il numero dei Nefrologi, già insufficiente alle attuali necessità, sarà ulteriormente ridotto.
Come risolvere questa carenza? È verosimilmente necessario agire su più fronti, partendo dai corsi universitari: portare la nefrologia ad un livello superiore con simposi ad hoc che possano dare valore anche all’attiva pratica, teorica ed emotiva del nefrologo. Inoltre, potrebbe essere importante spostare l’insegnamento della Nefrologia all’ultimo anno di università, quando lo studente è più formato e predisposto a recepire nozioni più complesse. Soprattutto intervenire con un riconoscimento economico per i medici di specializzazioni potenzialmente penalizzate potrebbe contribuire ad un’inversione di tendenza che porterà alla formazione di più nefrologi e sempre più preparati e attenti alle esigenze cliniche e personali dei pazienti.
Marilena Cara, Medico Nefrologo Psicanalista Junghiana, formatore esperto equipe sanitarie socio analista CIPA e IAAP
Valerio Vizzardi, Nefrologo Spedali Civili di Brescia e coordinatore del Gruppo di progetto di dialisi peritoneale della Società Italiana di Nefrologia
25 marzo 2024
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Lettere al direttore