Gentile direttore,
come sempre tempestivo, Qs ci ha messo a disposizione la Bozza del nuovo Piano Pandemico. Debbo dire che la sua lettura sconcerta perché sembra scritto nella totale mancanza di consapevolezza di come siano messi i servizi (tutti i servizi) nella stragrande maggioranza, se non la totalità, delle Regioni italiane. Il Piano, sulla cui qualità sugli aspetti di natura squisitamente “tecnica” non entro nel merito, sugli aspetti di carattere economico ed organizzativo sceglie di non prendere posizione. Ci pensino le istituzioni, è il messaggio che viene fuori, come se quegli aspetti non fossero centrali per la eventuale implementazione del Piano.
Piano che, per trarre utili indicazioni dalla esperienza della prima prolungata ondata epidemica del Covid, dovrebbe coprire due obiettivi: contenere e gestire la condizione epidemica “in sé” e contenere e gestire l’impatto della pandemia sull’intero sistema dei servizi. In pratica, la minimizzazione degli effetti di una eventuale recrudescenza epidemica dovrebbe trovare preparati sia i servizi direttamente impegnati nella gestione della epidemia “in sé” che tutti gli altri servizi sia a livello territoriale che ospedaliero. Il Piano Pandemico questa seconda criticità nemmeno la prende in considerazione.
Rimaniamo sulla prima criticità, la risposta dei servizi “dedicati” alla pandemia. Nel Piano viene descritta una sorta di loro risposta “ottimale” e sulle criticità che determineranno un sicuro (e in alcuni casi gravissimo) implementation gap, per dirla in modo fine, si rimanda a scelte successive che dovrebbero essere invece contestuali. A dimostrazione di questo distacco dalla realtà, riporto dalla efficace sintesi di Giovanni Rodriquez alcune affermazioni tratte dal Piano. A proposito delle risorse: "Le possibili fonti di finanziamento da utilizzare a copertura delle spese emergenti derivanti dall’applicazione del nuovo Piano sopra citate sono solo 'teoriche' in quanto per l’identificazione effettiva delle coperture finanziarie si rinvia alle valutazioni governative basate sulla verifica degli oneri e delle relative coperture sul saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato, sul saldo di cassa delle amministrazioni pubbliche e sull’indebitamento netto del conto consolidato delle pubbliche amministrazioni". A proposito del personale: “appare necessario predisporre azioni volte a rafforzare il personale a disposizione”.
Tutti questi adeguamenti in termini di risorse economiche, di personale e di adeguamento strutturale e organizzativo dei Dipartimenti di Prevenzione, dei servizi territoriali e ospedalieri andava incluso nelle scelte che il Governo e le Regioni hanno fatto e stanno facendo sulla sanità. Ma non solo e non tanto per rispondere alla pandemia in sé, ma per rispondere all’enorme impatto che la stessa ha su tutte le risposte ai bisogni di salute dei cittadini. Ci rendiamo conto che il Ssn è molto più fragile oggi di quattro anni fa e che se non cambia qualcosa tutto ciò che abbiamo detto e scritto che non sarebbe più dovuto succedere probabilmente ricapiterà, ma non sarà ancora una volta un caso? E questo riguarderà tutti i principali processi assistenziali, dall’allungamento dei tempi di attesa, compresi quelli degli interventi chirurgici di area oncologica, ai percorsi di presa in carico che saltano, da quelli dei servizi per la salute mentale a tutte le età, a quelli della malattie croniche come la demenza.
Insomma, il Piano Pandemico che circola in bozza va bene, ma non è tutto quello che serve e probabilmente non è quello che serve di più. Per dirne una: dalla precedente pandemia la funzione epidemiologica non è uscita rafforzata tanto è vero che il nuovo Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, il Prof. Rocco Bellantone, chirurgo, nel Comunicato stampa in cui commenta il conferimento dell’incarico, per il quale gli faccio i complimenti, nemmeno la nomina.
Claudio Maria Maffei
Coordinatore Salute Pd Marche