Gentile Direttore,
dopo aver imboccato due anni or sono un opprimente tunnel che sembrava senza uscita ora si intravvede il lumicino del suo sbocco all’aria aperta. Mi riferisco ai Piani Terapeutici (PT) per le Note AIFA n. 97 (farmaci AVK e NAO/DOAC) e n.100 (farmaci Inibitori SGLT2, agonisti recettoriali GLP1, Inibitori DPP4) varati nell’autunno 2021 nel pieno dell’orribile biennio pandemico.
La regione Lombardia con Nota G1.2023. 0049145 del 05/12/2023, ha disposto la proroga fino al 31 gennaio 2025 per tutti i PT delle suddette Note. I Piani elettronici vengono praticamente messi in mora dalla regione al fine di “alleggerire l’attività amministrativa a carico dei medici prescrittori, senza venir meno all’appropriatezza prescrittiva e alla sicurezza delle terapie, ha dato le seguenti indicazioni” e “in attesa che AIFA intervenga nella semplificazione della gestione dei PT”.
I due PT, con relative piattaforme informatiche a silos, sono stati l’emblema della medicina amministrata e di una gestione dell’AIFA indifferente al grido di dolore che sorge dal territorio per l’impatto delle due Note che, spesso tra loro associate, interessano centinaia di migliaia di pazienti adulti.
I due PT furono varati dopo 18 mesi di continue proroghe delle scadenze, a seguito dello tsunami Covid-19, per l’impossibilità del settore specialistico di far fronte al carico di lavoro necessario al contemporaneo rinnovo di tutti i Piani scaduti, che avrebbero messo in ginocchio un sistema paralizzato dalla pandemia che iniziava a muovere i primi passi. Per risolvere il problema era stata escogitata la soluzione di caricare sul territorio il peso burocratico del rinnovo elettronico dei documenti, proprio all’esordio di Omicron, ovvero la peggiore ondata di Covid-19 del quadriennio pandemico.
In una prima fase i due PT erano una prerogativa degli specialisti a cui si rivolgevano i pazienti per il periodico rinnovo mentre nei precedenti decenni l’Agenzia del farmaco aveva riservato le “famigerate Note” con PT (copyright il compianto ministro Umberto Veronesi) a farmaci di nicchia di esclusiva prescrizione specialistica. Inutile dire che la soluzione, tra problemi informatici e farraginosità della compilazione del format elettronico, aveva un impatto perturbante su una medicina del territorio già fiaccata e alle corde, rivelandosi impraticabile da indurre ulteriori proroghe delle scadenze. Fino alla decisione liberatoria del 5 dicembre che segna una svolta in una stagione all’insegna di un incomprensibile accanimento regolatorio.
Difficile comprendere quale fosse il razionale clinico e l’appropriatezza organizzativa di strumenti regolatori rivolti a farmaci in commercio da anni, ampiamente studiati e sottoposti a sorveglianza post marketing, utilizzati da milioni di pazienti con efficacia e buona tollerabilità se non quella di una malintesa compatibilità finanziaria; peraltro soprattutto la Nota 100 consigliava caldamente l’utilizzo dei nuovi antidiabetici visti i rilevanti benefici su patologie di grande impatto sociale. Emblematico è il caso delle glifozine di cui nel frattempo si affermava l’efficacia e la tollerabilità nello scompenso cardiaco, anche in soggetti non diabetici, tanto da divenire molecole di prima scelta per evitare aggravamenti funzionali e costosi re-ricoveri.
I PT elettronici sono il vertice della medicina amministrata delle prescrizioni e rappresentano il prodotto del connubio tra aziendalizzazione e burocratizzazione, con il beneplacito dell’EBM. L’incontro tra le due logiche ha partorito una prole impresentabile, nel senso della versione elettronica della “gabbia di ferro” della burocrazia prussiana descritta da Max Weber all’inizio del novecento, che avrebbe imprigionato la società dell’epoca estendendosi poi a tutto l’occidente nel secolo breve. L’insistenza della soluzione dei PT elettronici affibbiati alla medicina generale è un caso di scuola che conferma la definizione del fenomeno burocratico elaborata da Michel Crozier negli anni cinquanta studiando la PA francese, bollata come “organizzazione incapace di trasformarsi e di cambiare, costruita senza avere al suo interno nessuno degli strumenti istituzionali per potersi correggere in funzione dei propri errori”.
L’AIFA invece di correggere l’impostazione di fondo, prendendo atto della ingestibilità organizzativa dei PT, reiterava la stessa soluzione ma all’insegna del “sempre di più”, ovvero rincarando la dose di controllo amministrativo fonte di disfunzioni e intralci all’attività clinica, fino al rischio di discontinuità o mancate prescrizioni di terapie “salva vita”. Alla fine gli effetti perversi della “burocrazia meccanica”, in formato “gabbia d’acciaio” elettronico declinata con l’aziendalizzazione, sono venuti al pettine e non è escluso che i PT siano stati un fattore precipitante della defezione pensionistica anticipata e della demotivazione dei potenziali candidati al Corso regionale di Medicina Generale. Qual è il tirocinante dell’esame di stato che una volta laureato, dopo l’esperienza mensile di full immersion in uno studio sul territorio, si accosta con serenità e spirito vocazionale alla formazione?
Dott. Giuseppe Belleri