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Trasformare la struttura del Ssn per  rispondere ai bisogni modificati con le risorse reali 

di Alessandro Giustini

20 OTT -

Gentile direttore,
il continuo dibattito sulla situazione del SSN converge su una univoca affermazione : deve esser profondamente riformato per tornare a rispondere ai suoi compiti di tutela della Salute dei cittadini. Salute dei cittadini che è sempre più centrata sulle cronicità, sulle disabilità e sulle fragilità; come pure gli investimenti debbono esser orientati a queste criticità.

E poi ci sono le criticità per così dire “quotidiane” come le liste di attesa, la carenza di operatori, l’insoddisfazione degli utenti, frammentazione regionale ed aziendale che produce spreco ed incapacità di programmazione. Sono sintomi ma al tempo stesso cause in un circuito perverso.

Gli impegni finanziari dei Governi negli ultimi 15 anni, quando la situazione economica era positiva ma si voleva seguire le indicazioni restrittive della Unione Europea, hanno peggiorato la situazione togliendo risorse in particolare per il personale e per i servizi; oggi in una fase economicamente così negativa sono quanto di meglio si potesse fare per tirare avanti , ma sempre insufficienti .

In tutto questo tempo le uniche che hanno lucrato sono le Assicurazioni che offrono prestazioni non sempre necessarie.

La questione è trovare come “spendere bene quello che possiamo investire nel SSN” come la Presidente Meloni ha detto.

Cominciano ad affiorare alcune valutazioni utili per affrontare alla radice la crisi e tornare a garantire a tutti gli Italiani le cose essenziali : Prevenzione, Cura e Riabilitazione.

I bisogni e le problematiche sono rapidamente cambiati e le strutture del SSN debbono cambiare di conseguenza.

Sempre più chiaro è il tema del fallimento della regionalizzazione voluta da chi modificò il Capitolo V in Costituzione. Come pure è chiaramente fallita la Aziendalizzazione che tutti vedono come lampante guida partitica della Sanità. Questi due fallimenti hanno moltiplicato le schiere dei “dirigenti” in gran parte burocrati, ex-politici ed ex-sindacalisti ; se come in ogni professione si valutassero sui risultati reali raggiunti la crisi sempre più grave del SSN direbbe il giudizio negativo per tutti loro.

Questi “dirigenti” tutti insieme non sono stati neppure in grado di ben programmare per tempo i numeri dei professionisti necessari da formare negli anni come fa ogni azienda avendo chiari i numeri dei fabbisogni del “mercato”.

Oggi siamo in attesa di capire come verrà ridefinito con i DM 70 e 77 l’attuale sistema delle cure ospedaliere e della continuità con il territorio.

La prospettiva del PNRR per il potenziamento delle attività sanitarie e socio-sanitarie territoriali da coordinare con quelle di degenza per costruire un sistema moderno integrato, efficace e sostenibile rischia di esser un parziale fallimento se questo non verrà rapidamente inserito in un complessivo riordino da un lato della competenza ospedaliera e delle competenze socio-sanitarie nella comunità.

Le tematiche epidemiologiche e sociali sono molto diverse da quelle degli anni passati , come pure molto diverse sono le potenzialità e metodologie di prevenzione e cura che la ricerca e la tecnologia ci offre oggi. Gli Ospedali possono svolgere solo i compiti di intensività ed urgenza clinica indirizzando al più presto i pazienti a strutture idonee per prossimità al loro ritorno alla Comunità, alla vita ed autonomia possibile. L’ipocrisia (di marca politico-amministrativa) dominante emerge quando si pretende di chiamare “Ospedali di Comunità” strutture di prossimità che debbono diventare il fulcro centrale della tutela della salute dei milioni di cittadini che vivono problematiche croniche di disabilità o di patologie varie e che non possono più esser costretti a percorsi infiniti tra MMG, specialisti, laboratori, ospedali, pronti soccorsi.

Il perno del riordino del SSN può esser solo la costruzione di un solido sistema di Cure Primarie che ridia al MMG il suo ruolo centrale di responsabile della Salute dei cittadini e metta gli altri Professionisti in rete (anche telematica ) ed a sua disposizione integrando le prestazioni specialistiche con tempestività ed univocità di organizzazione e di verifica.

Nel settore della prevenzione e cura della Disabilità che riguarda un numero grandissimo e sempre crescente di cittadini e riguarda importantissimi aspetti della qualità di vita di questi cittadini di ogni età e delle loro famiglie questo sistema a rete è da tempo descritto nel Piano di Indirizzo per la Riabilitazione ma anche in questo caso le Regioni invece che applicarlo hanno per anni fatto come repubbliche autonome. Ma anche nel settore della prevenzione o della salute mentale si possono vedere analoghe gestioni fallimentari perché frammentarie, illogiche ed autoreferenziali da parte di Regioni e qualche volta persino di Aziende.

Ed invece Servizio Sanitario Nazionale deve significare eguaglianza delle prestazioni, tempestività rispetto ai bisogni ed all’efficacia, trasparenza ed unitarietà delle normative e dei comportamenti delle strutture e degli operatori.

Il Forum QS è stato senza dubbio un innesco molto positivo ed ha fatto uscire analisi e proposte molto importanti (vedi i contributi di Cavicchi, di Palumbo ed altri ) ma poi sono prevalse le polemiche solo sul finanziamento.

Superata in qualche modo la Legge Finanziaria ci aspettiamo che si esca dal limbo : E’ evidente che Parlamento e Governo non possono continuare a far finta di nulla rispetto al loro dovere di riformare complessivamente il SSN. Il tempo stringe e speriamo che il riordino dei DM 70 e 77 sia solo l’inizio positivo.

Alessandro Giustini

Già Presidente della Società Italiana e della Società Europea di Medicina Fisica e Riabilitativa



20 ottobre 2023
© Riproduzione riservata

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