ogni anno, sempre in questo periodo, torna di attualità e con la stessa ritualità il tema di un adeguato finanziamento del SSN: il Ministro della salute chiede al governo un determinato stanziamento per il fondo sanitario, il Ministro dell’Economia fa sapere che purtroppo è possibile finanziare solo in parte la richiesta, tutte le Regioni e le numerose sigle sindacali si schierano con il Ministro della salute, si pubblicano studi sullo scarso finanziamento del SSN italiano rispetto ad altri paesi europei, si sviluppa un aspro confronto, etc.
Ogni anno nel dibattito spesso si sovrappongono, sbagliando, i termini sanità con salute. Abbiamo sicuramente bisogno di migliorare l’assistenza sanitaria pubblica (con finanziamenti adeguati) per curare le malattie, ma è altrettanto importante per la salute della popolazione rimuovere le condizioni economiche e sociali per le quali le persone si ammalano. Michael Marmot, il massimo esperto degli studi sulle diseguaglianze nella salute, avverte con efficacia che l’insufficiente assistenza sanitaria “non è causa dello stato della malattia, così come la mancanza di aspirina non è causa del mal di testa”.
Garantire la salute pertanto non è solo un problema di assistenza sanitaria di competenza del solo ministro della sanità di turno. E’ un problema più ampio che riguarda le politiche per l’economia, l’istruzione, lo sport, la protezione sociale, l’ambiente, etc. Richiede ai parlamentari e al governo una forte convinzione politica sapendo che i risultati delle politiche sulla riduzione delle diseguaglianze si potranno vedere in un tempo più lungo del loro mandato. “Il governante che sacrifica tutto al desiderio di vedere con i propri occhi il trionfo della sua politica – ha scritto a questo proposito il filosofo Jaques Maritain - è un cattivo governante e perverte la politica, anche se è esente da ogni ambizione personale ed ama il suo paese disinteressatamente: perché commisura il tempo di maturazione del bene politico ai brevi anni della sua attività personale”.
Elaborando i dati contenuti nell’ultimo rapporto Istat (2019) sulla salute nelle regioni italiane e immaginando un ipotetico viaggio da Trento a Palermo, risulta evidente la relazione tra salute e diseguaglianze esistente tra Nord e Sud. La speranza di vita alla nascita è maggiore in Trentino: per gli uomini +2,8 anni rispetto alla Campania e per le donne +1,9 rispetto alla Sicilia. Anche per la speranza di vita in buona salute il primato è del Trentino con differenze consistenti: rispetto alla Calabria +12,6 anni per gli uomini e +13,9 per le donne. La percentuale di cittadini in sovrappeso, con età compresa tra i 18 anni e oltre, è più alta al Sud (51,5 in Campania) rispetto al Nord (38,3) e il divario è purtroppo ancora più forte considerando la popolazione con età compresa tra i 6 e 17 anni: +35,2 in Campania e 16,1 in Trentino. E ancora: praticano di più lo sport in modo continuo i cittadini del Nord (30,1% il Trentino) rispetto a quelli del Mezzogiorno (15,9 la Calabria); la stessa tendenza esiste, ma fortemente più accentuata, per la pratica dello sport in modo saltuario: 16,4 nel Trentino e 6,0 in Sicilia.
Lo stesso fenomeno si registra anche all’interno delle grandi aree urbane. Nel 2016 il Servizio della rete di epidemiologia del Piemonte pubblicò i risultati di un’approfondita ricerca su “40 anni di salute a Torino” che fu così sintetizzata: “Torino è caratterizzata da una variabilità geografica nella salute. Si osserva, cioè, un divario fra i quartieri socio-economicamente svantaggiati (le periferie a Nord di corso Regina Margherita e Mirafiori Sud) e quelli più ricchi (collina, centro alto-borghese e quartieri centro-occidentali) che può essere sintetizzato dalla differenza di circa 4 anni nella speranza di vita per gli uomini tra chi vive in collina e chi vive alle Vallette. Le disuguaglianze di salute dentro la città sono tali che se prendessimo il tram della linea 3 che collega i quartieri ricchi della collina a quelli poveri della periferia Nord della città, osserveremmo negli uomini una perdita di circa 5 mesi nella speranza di vita per ogni chilometro percorso".
La politica ha il dovere di occuparsi non solo dell’assistenza sanitaria, ma contemporaneamente anche dei “determinanti” della salute: alimentazione, istruzione, ambiente, disoccupazione, lavoro, reddito, acqua e impianti igienici, servizi sanitari, abitazioni, rete sociale e di comunità, stili di vita individuali, etc. Non si può cioè dimenticare che i grandi progressi nello stato di salute dei cittadini sono stati ottenuti attraverso il miglioramento delle condizioni economiche e sociali, delle condizioni ambientali e dei servizi sanitari.
Antonio Saitta