Gentile direttore,
mi permetto di utilizzare questo spazio per rivolgermi direttamente al Ministro della Salute, Orazio Schillaci sulla mia grande preoccupazione per il futuro della sanità marchigiana.
La Regione Marche è governata dall’ottobre 2020 dal centrodestra che vinse le elezioni regionali con un programma, diventato poi Programma di Governo della Regione Marche 2020-2025, che aveva nella sanità un tema politicamente trainante. Questo tema nel programma di governo aveva come slogan “Sanità e sociale: nessuno resti solo” con la motivazione che segue: “In questi anni la sanità regionale ha subito tagli e troppi cittadini marchigiani si sono sentiti abbandonati. Occorre far recuperare qualità, diffusione territoriale e competitività al nostro sistema sanitario per riconquistare la fiducia dei cittadini, garantendo parità di servizi e diritti alla salute in tutti i territori delle Marche”. Questo programma in pratica si caratterizzava per due scelte: il superamento della Azienda Sanitaria Unica Regionale e la creazione di 5 Aziende Sanitarie Territoriali e il superamento dei cosiddetti “ospedali unici” e cioè dei progetti di integrazione strutturale di alcune coppie (tre) di ospedali molto vicini tra loro decisi dalla precedente Giunta di centrosinistra in modo da razionalizzarne il funzionamento. Il messaggio mandato dal centrodestra in campagna elettorale ai cittadini marchigiani è stato quello di una sanità “più vicina ai cittadini”. Messaggio semplice e vincente.
Il programma elettorale e di governo del centrodestra prevedeva poi un nuovo Piano Socio Sanitario Regionale in cui articolare una proposta di dettaglio che declinasse sul piano operativo le scelte. La proposta di Piano è stato approvata dalla Giunta il 25 maggio scorso, sono attualmente in corso le audizioni (vero esercizio di falsa democrazia con gli stakeholder che si succedono con interventi di pochi minuti) e la sua approvazione è prevista per la prima settimana di agosto. Qualora il Piano rimanesse così com’è e la sua approvazione venisse formalizzata nei tempi previsti il destino della sanità pubblica marchigiana sarebbe definitivamente segnato. A meno di un intervento del Ministero che io sollecito con questa lettera.
Per capire i motivi della mia preoccupazione e della mia richiesta occorre inquadrare la situazione della sanità delle Marche e metterla in relazione ai contenuti del Piano. Lo farò in modo sintetico. La Regione Marche ha da una parte tutti i problemi della sanità pubblica italiana: liste di attesa lunghe che richiedono sempre più spesso il ricorso a prestazioni anche chirurgiche a pagamento, fughe dei professionisti nel privato, Pronto Soccorso intasati e necessità di ricorrere ai medici a gettone per la copertura dei turni soprattutto nei Pronto Soccorso e nelle Pediatrie. Dall’altra la sanità delle Marche ha due problemi specifici strettamente correlati tra loro: una grande debolezza dei servizi distrettuali e dei Dipartimenti di Prevenzione e una ipertrofia della rete ospedaliera in termini di numero di ospedali e di unità operative.
Della debolezza dei servizi territoriali testimonia a solo titolo di esempio la situazione dei Dipartimenti di Salute Mentale riportata nell’ultimo Rapporto Annuale del Ministero 2021 in cui le Marche sono al di sotto della media nazionale sia come personale che come costo procapite. Quanto alla prevenzione, nel 2021 le Marche sono risultate al decimo posto nella valutazione fatta con gli indicatori ministeriali del Nuovo Sistema di Garanzia (erano al sesto nel 2020). Quanto alla ipertrofia della rete ospedaliera delle Marche ne fa ampia testimonianza ad esempio il numero di ospedali pubblici con cardiologie con UTIC e con terapia intensiva (rispettivamente 14 e 13) in una Regione di un milione e mezzo di abitanti che secondo il DM 70 di ospedali con queste discipline dovrebbe averne dieci.
Il nuovo Piano doveva affrontare questa criticità e quindi investire sul territorio razionalizzando la rete ospedaliera, ma il programma elettorale andava nella direzione opposta e quindi il Piano in modo implicito, ma tecnicamente evidentissimo, dà una spallata definitiva al territorio che, esaltato nel testo, verrà sul campo sacrificato ad una ulteriore crescita della componente ospedaliera. Questa è testimoniata ad esempio da:
Tutto questo, se il Piano non verrà drasticamente modificato, porterà ad accentuare sia la scarsa efficienza e attrattività degli ospedali pubblici delle Marche che le già vistose carenze nei servizi territoriali. Il tutto fatto con scelte contro la norma (DM 70) che non sono state minimamente valutate in termini di compatibilità economica e di disponibilità di personale.
Gentile Ministro a questo punto, se avrà avuto la pazienza di arrivare fino a qui, si starà chiedendo due cose: come mai la Giunta con questo Piano spera di “farla franca” visto che è contro la norma in modo clamorosamente evidente e come mai nessuno protesti. La risposta alla prima domanda è che contano molto su quella che chiamano la “filiera istituzionale” e cioè sul fatto che a governare in Italia e nelle Marche sia sempre il centrodestra. In pratica confidano su di Lei perché il Ministero chiuda un occhio. Quanto alla seconda domanda, qualcuno per fortuna protesta (i Sindacati CGIL, CISL e UIL hanno ad esempio organizzato una manifestazione ad Ancona lo scorso 15 luglio), ma gran parte dei cittadini e della classe dirigente (management e Università, ad esempio) non lo fanno. La spiegazione è semplice: i cittadini sono stanchi e rassegnati e la classe dirigente è allineata perché in sanità il confronto è esplicitamente scoraggiato.
Confido nella sua attenzione e sensibilità, che peraltro visto il suo ruolo ritengo doverose, perchè mandi un segnale alla Giunta delle Marche che le norme esistono e che con la salute dei cittadini non si fanno campagne elettorali anche quando si governa. Se non lo farà da settembre tecnologie, personale e interventi edilizi nella sanità delle Marche andranno nella direzione sbagliata e quando ci si rimetterà mano sarà troppo tardi.
Claudio Maria Maffei