L’evoluzione della specie
di Enzo Bozza
23 GIU -
Gentile Direttore,con la voce del compianto Piero Angela e il sottofondo musicale dell’aria sulla quarta corda di Bach, diamo il via al documentario. In quella lontana e sperduta landa desolata dell’ambulatorio del medico di base, potremo osservare due specie di ammalati con sembianze umane ma di diversa etnia e costumi: il primo è un lavoratore autonomo meglio conosciuto col nome “partita Iva”, si riconosce dall’intensa sofferenza e dalla particolare fretta e postura irrequieta, non vorrebbe essere nemmeno in sala d’aspetto. Il secondo umano mostra una assoluta tranquillità, una sofferenza plateale e un po’ esibita, non mostra alcuna fretta e si sente particolarmente a proprio agio in ambulatorio, quassi fosse un’abitudine. Questo secondo umano appartiene alla specie etnica conosciuta col nome “lavoratore dipendente”.
La diversa appartenenza a etnie diverse si manifesta soprattutto dal comportamento delle due razze al cospetto del medico di base. L’uomo conosciuto come partita iva, accetta di buon grado la terapia e corre immediatamente al suo lavoro, quasi di corsa, assalito dai rimorsi e dalle scadenze e quando il medico gli prospetta un periodo di malattia da trascorrere a casa, il partita iva rifiuta categoricamente, specificando che si metterà in malattia solo in punto di morte.
Al cospetto del medesimo sanitario, l’individuo meglio conosciuto come lavoratore dipendente, si accascia stancamente sulla sedia e prima ancora di ascoltare il verdetto clinico, chiede una settimana di malattia, possibilmente, due. Non si sa mai. L’individuo lavoratore dipendente, esce raggiante dall’ambulatorio medico con il trofeo tra le mani: il certificato medico e butta via nel primo cestino la terapia del medico, perché tutto passa, basta aspettare pazientemente la guarigione. Molto pazientemente e a casa.
A questo punto del documentario, l’intervento del compianto Piero Angela: la prognosi di una malattia, non dipende dalla malattia, ma dal contratto di lavoro. Intanto, parte la pubblicità e noi ne approfittiamo per cambiare canale o fare qualche riflessione. Ultimamente, la questione del contratto della medicina di base invade tutte le piattaforme e l’argomento è talmente divisivo da poter vedere gli uni contro gli altri armati e convinti con lettere, petizioni, proclami, richieste al ministro e posizioni sindacali controverse.
Bisogna rispondere alla questione: il medico di base, deve continuare ad essere convenzionato o dipendente pubblico? C’è in questo dibattito un errore di fondo: confondere il contenitore con il contenuto. Come giurare che quello che si legge sull’etichetta corrisponde esattamente alla bontà del prodotto. Tutte le bottiglie recano la dicitura: Primitivo di Manduria, ma molte bottiglie sono una vera schifezza. Assaggiare e non fidarsi dell’etichetta.
Una medicina di base convenzionata può essere di ottima qualità, come anche nella dipendenza pubblica, dipende da chi la fa. Fondamentale è il fattore umano e professionale, non certo il contratto di lavoro, perché prima ancora del contratto dovrebbe esserci un’etica del lavoro: se ho scelto il mio lavoro di medico, lo faccio con passione e impegno perché ci credo e l’ho scelto io. La modalità con cui mi pagheranno non attiene alla professionalità. Ma proprio per l’etica del lavoro, il datore di lavoro deve assicurare al lavoratore: ferie, malattia, maternità, strumenti per lavorare, aggiornamento e tutti i criteri operativi per fronteggiare un territorio diverso da località a località e tipologia di assistiti. Una flessibilità operativa indispensabile per la medicina del territorio. Il SSN è una unica catena operativa dove ogni anello è indispensabile e se siamo nella stessa barca è necessario remare nella stessa direzione e con lo stesso ritmo per arrivare a destinazione.
Solo per questo è necessario un contratto da dipendenti pubblici, per remare tutti nello stesso verso e per avere gli stessi diritti di ogni lavoratore in sanità. Ma in ogni storiella c’è sempre qualche parassita che pasteggia sul lavoro altrui. Si chiedano i sindacati e gli enti previdenziali per chi stanno lavorando e per cosa. Etica del lavoro: FIMMG ed ENPAM lavorano per noi o stanno consumando il lauto pasto del saprofita? Ma la questione è assai complessa, tenuto conto di quanto si dice in giro, mi vengono in mente solo le parole di Shakespeare: “Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante tu ne possa sognare nella tua filosofia”.
Enzo BozzaMedico di base a Vodo e Borca di Cadore (BL)
23 giugno 2023
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Lettere al direttore