Gentile Direttore,
stimolato dalle riflessioni di Roberto Di Bella, ospitate su QS, desidero porre l’attenzione su alcuni aspetti fondamentali legati alla relazione fra gli attori delle diverse professioni insistenti nel Servizio sanitario nazionale e, in particolare, tra dirigenza medica e comparto.
Con riferimento ai soggetti afferenti a quest’ultimo emerge l’ambizione, credo legittima, di un allargamento delle competenze, delle responsabilità e, di conseguenza, un più adeguato riconoscimento economico. D’altra parte, l’aumento delle conoscenze, la possibilità di declinarle sul campo, migliorando la qualità dei servizi erogati, credo vada nella giusta direzione. Sarebbe tuttavia molto grave se tale ambizione sfociasse in una insanabile competizione tra i diversi attori del sistema!
Quale può essere la strada per evitare tale deriva? Prima di tutto è necessario condividere la riforma dei corsi di laurea, sia nel comparto, sia in area medica, ma questo dovrà avvenire non soltanto in forza del momento tecnologico, di cui l’Intelligenza Artificiale (d’ora in poi AI) è parte, ma soprattutto fornendo a tutti gli interpreti del sistema competenze comunicative informate all’empatia. Ricordo che la comunicazione è tempo di cura!
La strada più agevole per giungere a questo importante traguardo è rappresentata da un salto di paradigma: dalla multiprofessionalità all’interprofessionalità! I prefissi sono importanti e inter rimanda, in questo caso, alla volontà d’integrazione fra le professioni. In tal senso la sanità digitale, la AI e l’algoritmo, possono svolgere un ruolo significativo nel miglioramento della relazione tra coloro che agiscono nelle diverse aree. Nel Ssn, oggi, i confini tra le diverse professioni tendono a essere sempre più sfumati e la tecnologia genera momenti comuni; di questo bisogna tener conto!
Chiudo offrendo ai TTSSRM, ma non solo a loro, un suggerimento: concentratevi nell’acquisizione di competenze tecniche che vi permettano d’avere un rapporto sempre più familiare con la tecnologia in uso ma, nel contempo, migliorando le vostre abilità comunicative che passano, inevitabilmente, dall’empatia. Ricordate: il vostro vero “primario” è il cittadino, in stato di bisogno, che si rivolge a voi per ricevere una prestazione.
Massimo Tosini