Gentile Direttore,
da decenni la letteratura scientifica mostra come un’assistenza territoriale “forte” abbia tutte le potenzialità per rispondere in modo qualitativo e sostenibile ai bisogni di salute emergenti, garantendo equità di accesso, migliori esiti di salute e un minor ricorso all’utilizzo di servizi specialistici più costosi. Nonostante ciò, è stato necessario subire la tragicità di un evento pandemico, quale l’infezione da SARS-CoV-2, per prendere consapevolezza di dover attuare subito una sua riforma, senza ulteriori indugi o rimandi.
Si è assistito, quindi, in tempi brevi alla pianificazione del riordino dell’assistenza territoriale prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e sostanziata dal Decreto Ministeriale del 23 maggio 2022, n. 77. Questi documenti programmatici hanno identificato nella Casa della Comunità il punto cardine del riassetto organizzativo e dello sviluppo dell’assistenza territoriale: un luogo fisico caratterizzato da una chiara identità logistica, operante in una rete territoriale integrata di cui costituirà il nodo di raccordo.
Un luogo elettivo che agirà per obiettivi di salute, sviluppando e realizzando progettualità per la comunità (quali attività di prevenzione e promozione della salute, campagne vaccinali, percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali) e per l’individuo (Progetti di Salute, con definizione di Piani Assistenziali Individualizzati ed eventuali Piani Riabilitativi Individuali), avvalendosi di équipe multiprofessionali e multidisciplinari e del supporto di innovative soluzioni digitali. Un luogo, infine, che prevederà obbligatoriamente il coinvolgimento dei vari stakeholder comunitari per una co-produzione di salute allargata, in una prospettiva di assistenza primaria integrata community-oriented.
Tuttavia, se da un lato si è registrata una pronta convergenza di intenti dei policy maker nel ridefinire e finanziare il nuovo assetto organizzativo-strutturale dell’assistenza territoriale, dall’altro, continua a essere marcatamente carente l’attenzione rivolta alla formazione del personale sanitario. A tal scopo, dirimente sarà l’utilizzo di modalità di insegnamento orizzontali che superino le barriere disciplinari e professionali per facilitare il lavoro in équipe e la creazione di reti assistenziali integrate, in una logica di presa in carico della comunità, oltreché dell’individuo.
Da queste considerazioni è nata l’idea di istituire l’Associazione “Fare Salute”, tra l’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma, attraverso l’ALTEMS (Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari), e il Sumai Assoprof (Sindacato Unico Medicina Ambulatoriale Italiana e Professionalità dell’Area Sanitaria) che consta di tre core business: formazione, ricerca e promozione di eventi a fini divulgativi e di proposta istituzionale.
Di questa importante attività formativa il primo frutto è il corso di perfezionamento intitolato “La sfida dell’assistenza territoriale integrata - sinergie multiprofessionali e multidisciplinari per lo sviluppo della casa della comunità”, che partirà ad aprile 2023.
L’obiettivo è costruire un percorso formativo per le varie figure professionali coinvolte nell’assistenza territoriale, finalizzato a strutturare e consolidare équipe che lavorino in sinergia e acquisiscano competenze agite nei diversi setting, in una logica di integrazione e collaborazione interdisciplinare e multiprofessionale. Il programma svilupperà le seguenti tre macroaree:
In conclusione, attraverso la proposta di questa leva formativa “FareSalute” vuole offrire uno strumento che intende potenziare la Co-progettualità dei professionisti della sanità per lo sviluppo di un sistema di assistenza territoriale integrata adeguata al contesto epidemiologico e demografico, in una prospettiva di sostenibilità.
Gianfranco Damiani