Proviamo a fare a meno degli infermieri, poi ne riparliamo
di Ivan Favarin
30 NOV -
Gentile Direttore,le iniziative per promuovere e valorizzare l’infermieristica nascono
quasi unicamente da infermieri. Raramente i decisori politici si sbilanciano per rafforzare concretamente il riconoscimento dell’opera degli infermieri.
Nella cultura anglosassone l’infermiere ha tutt’altra valenza: storicamente meglio istruito e gratificato dal prestigio sociale, e la sua opera meglio retribuita.
Proprio in Gran Bretagna nacque la moderna infermieristica (nursing), che la fondatrice F. Nightingale definì così: “E’ una delle belle arti; quasi direi la più bella delle belle arti” (“It is one of the fine arts: I almost said the finest of fine arts.”)
Teniamo presente che questa connotazione artistica è lusinghiera ma gli artisti sono stati per secoli dei morti di fame.
Solo con le leggi sul diritto d’autore e sulla proprietà intellettuale fare arte ha avuto un riconoscimento economico e (guarda caso!) anche sociale.
Di belle promesse non si vive, né tantomeno di applausi: se davvero il nursing è l’arte di assistere, bisogna remunerare gli artefici di questa complessa e faticosa opera. E dare il giusto peso alle prestazioni assistenziali, che non vanno date affatto per scontate. Prestazioni che sono solo una parte - la più visibile - del lavoro dell’infermiere, ma che riescono meglio quando sono pianificate, attuate e valutate nel processo di nursing (questo sconosciuto).
Sarà anche solo un’arte; saranno solo prestazioni cui nessuno bada, sarà anche solo un concetto misconosciuto, ma proviamo a fare a meno degli infermieri: poi ne riparliamo.
Ivan FavarinInfermiere
30 novembre 2022
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