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Il futuro senza futuro dei Mmg

di Giuseppe Belleri

07 SET - Gentile Direttore,
l’emorragia pensionistica dei MMG continua, le zone carenti sul territorio vengono coperte se va bene per metà, ed il gap è destinato ad allargarsi quando andranno in pensione oltre 30mila generalisti entro il 2027. Eppure i primi alert sugli effetti della gobba pensionistica della generazione della 833 risalgono ad una decina di anni fa. Tra pensionamenti anticipati e mancata programmazione del ricambio generazionale si è innescato un circolo vizioso che si automantiene e sul medio periodo appare inarrestabile.

Come si è arrivati a questo punto? La crisi è l’effetto perverso del monopsonio statale sul mercato del lavoro, venuto meno dopo decenni di predominio. Tutti conoscono le caratteristiche del monopolio, ovvero la mancanza di concorrenza, ma forse non tutti sanno che esiste una situazione speculare quando, invece che un solo produttore di beni o servizi, vi è un unico compratore a fronte di un certo numero soggetti che li offrono. Il monopsonista impugna il coltello per il manico, per usare una cruda metafora, e detta le condizioni di acquisto, la quantità e il prezzo di un bene o di un servizio nei confronti di chi lo offre.

Il monopolio e il monopsonio sono esempi simmetrici di "fallimento del mercato": nel monopsonio il potere è sbilanciato dalla parte dell’unico acquirente, come nel caso del SSN che sul territorio domina il mercato del lavoro in assenza di concorrenti. Il SSN sfrutta la sua posizione dominante anche sul mercato dei farmaci dove è in grado di imporre il prezzo più favorevole pena l'esclusione della molecola dalla rimborsabilità. L'asimmetria di potere si riverbera sulle relazioni sindacali, per uno sbilanciamento che indebolisce il contro-potere negoziale del sindacato.

In un mercato senza concorrenti, come nel caso del SSN unico datore di lavoro dei MMG, il monopsonista fa il bello e cattivo tempo, dettando le sue condizioni contrattuali o con la dilazione del rinnovo, negoziato dopo anni dalla scadenza triennale (c’è voluto un decennio per recepire la riforma Balduzzi, ultima occasione perduta per rilanciare la MG). Il concreto disinteresse verso il decantato ruolo centrale della MG, testimoniato dalla sistematica vacanza contrattuale, equivale ad un’umiliante squalifica della categoria. Complice la sostanziale inefficacia dello sciopero i sindacati della MG hanno fatto buon viso a cattivo gioco accettando passivamente relazioni sindacali squilibrate e di sapore consociativo.

I MMG legati ad un unico datore di lavoro hanno poche alternative professionali, specie verso il termine della carriera, a differenza dei dipendenti che possono migrare dall’ospedale al territorio. Ma ora lo scenario è cambiato per il combinato disposto tra gobba pensionistica e deficit di accesso alla convenzione che ha rotto equilibri consolidati ma disfunzionali: sono i perversi effetti sociali del monopsonio che prescinde dal gioco della domanda-offerta. A disincentivare nuovi ingressi ed incentivare ulteriori uscite contribuiscono l’incertezza sul futuro rapporto di lavoro parasubordinato nelle strutture del PNRR, le crescenti tensioni con gli assistiti aggravate dalla pandemia, la mancanza di tutele della convenzione e la fiammata inflattiva a rischio di recessione economica.

A fare la differenza è stata la possibilità di defezione pensionistica anticipata di massa per il profondo malessere dei generalisti, sfociato in un una sorta di burn-out collettivo, che ha fatto venire meno la “lealtà” verso il SSN; il sindacato ha sottovalutato il clima emotivo prevalente nella categoria mentre il monopsonista non solo l’ha improvvidamente ignorato ma addirittura aggravato con un accanimento burocratico nel pieno della pandemia, fino all’attuale squilibrio sistemico per deficit di offerta, destinato a lasciare senza assistenza milioni di italiani.

In teoria i sindacati potevano approfittare del riequilibrio dei poteri, facendo pesare a vantaggio della categoria il gap tra domanda ed offerta, che annulla il monopsonio statale; invece per anni hanno dimostrato una incondizionata disponibilità, rinunciando ad utilizzare strategicamente una fonte di incertezza per ottenere migliori condizioni economiche e normative, che potevano frenare l’emorragia pensionistica e motivare l’ingresso di nuove leve. Il monopsonista dal canto suo non si è reso conto di aver tirato troppo la corda con esiti prevedibili e controproducenti: chi è causa del suo mal.. 

L’attuale deriva, esito di un decennio di errori e svalutazione professionale per abuso di posizione dominante, appare a breve irreversibile e non è un caso che i programmi elettorali congiurino nel rimuovere un’emergenza in via di cronicizzazione. Oppure, come ipotizza qualcuno, “era tutto previsto e congegnato” per spingere verso la privatizzazione di fatto, peraltro già in atto nella specialistica ambulatoriale. Ma sul territorio è ben diverso: non serve mettere mano al portafoglio per saltare la lista d’attesa delle visite specialistiche, perchè la gente non ha alternative alla MG e resta abbandonata a sè stessa.

Dott. Giuseppe Belleri
MMG in Pensione

07 settembre 2022
© Riproduzione riservata

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