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Medici di famiglia travolti da una tempesta informatica

di Stefano Falcinelli

02 SET -

Gentile direttore,
sono medico di medicina generale nella mia Ravenna dal 1982. I ricordi degli inizi della professione sembrano veramente racconti d’altri tempi: 9 pezzi per ricetta, prescrivibilità a carico del SSN di amari, soluzioni e citrati! La disponibilità (non reperibilità) del medico di medicina generale era dalle 8 alle10; ho sempre ritenuto che fosse del tutto insufficiente a garantire il necessario contatto con il paziente e ho risposto al telefono anche oltre l’orario indicato dalla Convenzione.

Ora alle soglie della pensione vivo una situazione completamente stravolta per due ordini di motivi.

Prima di tutto l’arrivo direi tumultuoso delle tecnologie informatiche anche nella medicina generale; grande è il dibattito sul loro utilizzo nell’integrare il rapporto diretto tra medico e paziente (purtroppo con alcune esperienze, che personalmente ritengo del tutto negative, di sostituzione di tale rapporto). Molte sono le considerazioni che la professione sta ancora svolgendo dal punto di vista assistenziale, deontologico e circa i profili di responsabilità professionale.

Il secondo motivo è l’aver dovuto attraversare quello che penso quasi tutti noi ricorderemo come il periodo più buio della nostra esistenza: la pandemia. È stato necessario aumentare ancora di più il contatto in remoto con i pazienti da monitorare e da assistere con indicazioni terapeutiche a domicilio e anche, in diversi casi, da sostenere durante il ricovero in situazioni cliniche molte volte gravi se non drammatiche. In tutte queste situazioni si è veramente affermato quello che è il ruolo del medico di famiglia, di fiducia, il professionista che è veramente il punto di riferimento della persona in tanti casi dalla seconda infanzia alla vecchiaia; patrimonio della nostra comunità che spero nessuno voglia mettere in discussione.

Il problema però è che ora questo professionista e il suo rapporto di fiducia rischiano di essere travolti da questa tempesta informatica.

Messaggi per whatsapp, mail che arrivano (nel mio caso a due indirizzi mail quello ASL e quello personale) a qualunque ora del giorno e della notte, il telefono in studio che non cessa di squillare rischiano di far perdere lucidità e serenità al medico e di frapporsi in maniera estremamente negativa tra il professionista e il paziente; con profili di responsabilità che possono rivelarsi significativi.

Capisco che sta all’organizzazione di ogni professionista e del personale di segreteria dello studio associato (due condizioni ormai ineludibili in medicina generale) saper gestire tale massa di contatti, anche se c’è chi, per esperienza o per capacità personale, è in grado di farlo e chi invece incontra delle difficoltà.

Ritengo quindi che la Convezione e gli accordi locali debbano prendere in esame tali problematiche e definirne le soluzioni per quantità e qualità ottenendo per il medico di medicina generale la chiarezza necessaria sotto il profilo della responsabilità professionale, lasciando ovviamente alla autonoma organizzazione dell’attività del medico anche attraverso i suoi collaboratori la pratica attuazione di quanto concordato.

 

Stefano Falcinelli

Presidente OMCeO Ravenna
Consigliere d’Amministrazione ENPAM



02 settembre 2022
© Riproduzione riservata

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