Gentile Direttore,
vorrei prima di tutto condividere quanto dichiarò a suo tempo Emilia Grazia De Biasi (Senatrice e Presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato), promotrice del Gruppo di Lavoro dedicato alla nuova figura del paziente esperto: "Il PAZIENTE ESPERTO è una strada di innovazione nelle procedure cliniche perché considera l’esperienza come un tratto che può aiutare nel percorso diagnostico terapeutico. È un passo in avanti verso l’umanizzazione delle cure e rappresenta un metodo originale di formazione continua dei medici e dei professionisti della sanità in relazione con i pazienti".
Fatte queste premesse verifichiamo quello che l’EUPATI (European Patients Academy on Therapeutic Innovation) intende come Paziente Esperto e consideriamo il percorso che occorre per arrivare a questa certificazione
Stefano Mazzariol, padre di Marco di 5 anni con la Distrofia muscolare di Duchenne e Vice Presidente di Parent Project Onlus, è uno tra i primi 50 pazienti e familiari in Europa ad aver ricevuto il diploma di Paziente Esperto certificato da EUPATI. (EUropean Patients Academy on Therapeutic Innovation)
Riferisce che” il corso è stato molto impegnativo, 14 mesi molto intensi di acquisizione di informazioni di ogni genere che vanno da aspetti tecnico-scientifici per lo studio di nuove terapie agli aspetti più burocratici e regolatori sull’immissione dei farmaci sul mercato. Il corso è interamente in inglese, e già questa è una prima difficoltà per chi come me non è madrelingua, e basato su una piattaforma online di tipo e-learning. Gli argomenti affrontati nel corso sono strutturati in 6 diversi moduli e comprendono:
“Sono tutti argomenti molto complessi ma fondamentali se si vuole capire bene come avviene il processo di sviluppo e approvazione di nuove terapie. Ciascun modulo comporta degli esami finali molto impegnativi con delle scadenze temporali da rispettare. Oltre al corso online, sono stati organizzati a Barcellona due incontri, di 5 giorni ognuno, in cui tutti i partecipanti si sono riuniti per lezioni didattiche, approfondimenti e esercitazioni pratiche. Queste giornate sono state ricche di input e mi hanno permesso di avere un confronto diretto con i docenti e con gli altri partecipanti.”
Paola Kruger che nel 2016 ha conseguito la laurea di “Paziente Esperto” grazie al progetto EUPATI (European Patient Academy on Therapeutic Innovation), ha fatto successivamente domanda di partecipazione al Leadership Program “Innovating Health for the Future” organizzato dall’INSEAD, una delle business school più prestigiose a livello mondiale e da tanti anni partner della Johnson&Johnson Corporate Citizenship Trust ed è stata accettata.
Mario Melazzini quando era Presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco affermava che : “Favorire l’empowerment del paziente significa considerarlo come un valore aggiunto per sé stesso e per la comunità scientifica. L’Agenzia Italiana del Farmaco con la Direzione Generale del Prof. Luca Pani ha riconosciuto da tempo l’importanza dell’ascolto e del coinvolgimento del paziente nei percorsi decisionali e intende continuare a garantire il proprio supporto al progetto europeo EUPATI”.
Luca Pani, quando era Direttore Generale dell’AIFA, dichiarava “Ci troviamo di fronte ad un cambiamento di paradigma, a una rivoluzione paziente-centrica che sta modificando la storica asimmetria nel rapporto medico-paziente, che sarà sempre più caratterizzato da una forte relazione di fiducia e di condivisione delle scelte. Anche le Agenzie Regolatorie mostrano un crescente interesse nel coinvolgere il paziente e inserirne gli input nei processi regolatori”.
Paola Kruger, Paziente Esperto EUPATI, ha illustrato a Quotidiano Sanità la nuova figura del Paziente Esperto. L’intervista è stata effettuata durante il Convegno Scientifico “Light on Perspective”, organizzato il 31 marzo 2016 da Celgene, al quale è intervenuta Kruger in rappresentanza dell’Accademia dei Pazienti Onlus. “Il Paziente Esperto è un paziente formato, a livello europeo, sul processo di ricerca e sviluppo dei farmaci che è professionalizzato e in grado di lavorare in sinergia con gli altri pazienti focalizzati su malattie specifiche. L’interesse comune è che la voce del paziente sia ascoltata, riconosciuta e presa come punto di riferimento. In quest’ottica, la formazione e la conoscenza sono fondamentali per la partecipazione attiva dei pazienti e per la loro collaborazione con clinici e aziende farmaceutiche.”
Credo che questa concezione di Paziente esperto, che prevede un percorso formativo molto impegnativo, tenuto in lingua inglese, con esami difficili da superare in tempi ristretti, con la necessità di seguire stage all’estero, sia molto lontana dalla nostra realtà associativa e lontana dalla possibilità di individuare tra i nostri iscritti persone che per disponibilità di tempi, risorse economiche, competenze culturali siano in grado di intraprendere questo percorso.
Inoltre ritengo che questa impostazione sia importante ai fini della ricerca, soprattutto per un utilizzo “aziendale”, focalizzando l’attenzione sul singolo , su un’eccellenza tra i pazienti che poi possa risultare utile come ritorno di fruibilità e accettazione dei farmaci, grazie alle nozioni fornite nel corposo programma di studi che va ad arricchire e completare l’esperienza personale del malato.
Allo stato attuale il nostro impegno è soprattutto volto alla crescita dell’Associazione; ci interessa fornire informazioni che siano di aiuto per la conoscenza di questa patologia e dei fattori di rischio che ne sono la causa. Il concetto “esperto” non è per noi rivolto alla crescita del singolo, non vogliamo ricercare e creare l’eccellenza di pochi, anzi pochissimi pazienti, ma ci sforziamo di fornire a tutti i pazienti elementi di conoscenza di facile acquisizione che migliorino la gestione della sintomatologia, rendano comprensibili i piani terapeutici ottenendo una maggiore aderenza alle prescrizioni.
Riteniamo pertanto utile continuare nei programmi di incontri in cui si forniscano informazioni sui progressi della ricerca, sui nuovi farmaci, sul corretto utilizzo dei devices, sulle nuove normative e si chiariscano anche eventuali malintesi ed incomprensioni tra utenza e SSN,si promuovano iniziative per migliorare la qualità dei servizi.
In questa ottica la collaborazione tra Aziende e l’Associazione rimane fondamentale nel produrre iniziative che raccolgono sempre un forte gradimento tra cittadini e operatori, grazie ad una partecipazione attiva che permetta alle persone con patologia cronica di riuscire ad autogestire la propria malattia e quindi la propria salute.
Salvatore D’Antonio