Gentile Direttore,
il fine vita diventa terreno di scontro politico e di insulti, senza tuttavia comprendere che manca nel Paese un serio dialogo sui temi etici.
Per il Presidente della CEI, il cardinale Matteo Zuppi, di fronte alla sofferenza umana è necessario confrontarsi sui principi e sugli ideali ma anche “fare i conti con la realtà‘’.
Ciò che non fanno Meloni e Letta che sul tema della morte volontaria assistita si scambiano accuse pretestuose. La Meloni parla ‘dell’abisso della morte’, ripetendo le parole del Papa, perché deve essere chiaro agli italiani che ormai è lei l’unica paladina della cristianità e non certo Salvini con il suo Rosario tra le mani. Letta viene difeso da Francesco Boccia che afferma di vergognarsi per l'ennesima morte con il suicidio assistito. Mi piacerebbe sapere di cosa si vergogna Boccia?
Si vergogna per caso che un essere umano, condannato a una vita insopportabile e senza speranze di guarigione – in totale dipendenza da interventi esterni che ne consentono artificialmente il prolungamento - chiede di morire?
La Meloni &C accettino che questo non è un rifiuto della vita, ma la presa d’atto che essa ormai è finita.
E così l’ha intesa Federico Carboni: «La vita è fantastica e ne abbiamo una sola. Ma purtroppo è andata così. Ho fatto tutto il possibile per riuscire a vivere il meglio possibile».
Sul tema del fine vita non possiamo lasciarci imprigionare da una propaganda ideologica. Di fronte a situazioni nuove, trincerarsi sui “no” fa correre il rischio di non avere capito niente. E quando il cardinale Zuppi afferma che la Chiesa è contraria alla sofferenza ed auspica che la discussione in Parlamento sia finalizzata a "proteggere la vita", coniugando però questo ideale con “la scelta e l'accompagnamento individuale, per trovare soluzioni che mettano insieme” le diverse prospettive, mi sembra che si vada nella giusta direzione.
Adesso aspettiamo che il Senato faccia la propria parte e che la Presidente Casellati inserisca all’ordine del giorno il voto del testo di legge sul suicidio assistito, senza ulteriori tergiversazioni.
Giorgio Trizzino