Gentile Direttore,
la pressione cui è stato sottoposto il sistema sanitario nazionale con il moltiplicarsi dei primi casi di Covid19 è stato uno stress test feroce, ma vitale, per portare alla luce le crepe dei sistemi di cura e di accesso alle terapie nel nostro paese. Dinanzi allo tsunami pandemico, l’esigenza di potenziare la medicina di emergenza e le terapie intensive, oltre al lockdown, hanno tolto risorse al trattamento delle altre necessità come le patologie croniche, per le quali da tempo in Italia centinaia di migliaia di persone invocano una riforma a partire dalla piena applicazione del Piano Nazionale Cronicità.
Già prima del Covid19, come fotografa il Barometro della Sclerosa Multipla (SM) di AISM, il sistema di accesso alle reti ospedaliere e alla medicina del territorio mostrava non poche falle, a cominciare dalla presa in carico e gestione dei pazienti da parte della rete dei centri clinici ospedalieri, nonostante il forte impegno prestato dagli operatori dedicati o coinvolti che in molti casi risultano sottodimensionati rispetto alle necessità reali, arrivando sino a un rapporto 1 a mille pazienti. Per oltre un terzo dei pazienti infatti i Centri, punto di riferimento principale per la gestione dei bisogni sanitari, erano già difficili da raggiungere.
La pandemia ha aumentato le distanze e il 42% delle persone con sclerosi multipla non ha ricevuto i servizi sanitari necessari, dato che peggiora arrivando al 65% se guardiamo in modo specifico alla riabilitazione. Solo il 22% delle persone con SM ha potuto ricevere almeno parte delle cure sanitarie di cui aveva bisogno grazie a servizi di telemedicina offerti dai propri centri di riferimento, che anche su questo fronte hanno dimostrato vitalità e capacità reattiva.
Nei processi di cura, infatti – e delle patologie croniche in particolare –, si rende sempre più importante un servizio di assistenza centrato non solo sulle singole prestazioni sanitarie, ma soprattutto sull’interezza del percorso. Percorso in cui, proprio le associazioni svolgono spesso il ruolo di catalizzatore di istanze e portano con sé un bagaglio di competenze oggi prezioso per il rafforzamento di una rete nazionale più centrata sui bisogni reali dei pazienti. Un dato su tutti: la creazione del Registro Italiano della Sclerosi Multipla cui AISM con la sua Fondazione FISM ha dato vita con il supporto della rete nazionale dei centri clinici e che ha permesso di raccogliere i dati sul percorso clinico di 74mila persone con sclerosi multipla nel nostro paese (su una popolazione di circa 133 mila persone).
Un bagaglio informativo importante che richiama all’attenzione anche uno dei punti fondamentali contenuti all’interno del PNRR: la necessità di semplificare. Il contributo delle associazioni negli ultimi decenni alla creazione di una cultura dei ‘dati condivisi’, ha permesso con il consenso dei pazienti di accrescere e migliorare la capacità di assistenza nei percorsi terapeutici e ha consentito a migliaia di persone di essere protagonisti consapevoli nel proprio percorso di cura. Risultato che AISM ha posto tra i capisaldi dell’Agenda della Sclerosi Multipla 2025.
Mario Alberto Battaglia
Presidente della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla (FISM) e Direttore Generale dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla-AISM