Gentile Direttore,
il DL 24/03/2022 n. 24 ha prolungato al 31/12/2022 l'obbligo vaccinale anti-Covid per gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario. Ritengo tale decisione immotivata, rischiosa e controproducente.
Premetto che sono un convinto “pro vax”, perché la vaccinazione è stata lo strumento fondamentale e insostituibile che ci ha consentito di contrastare la pandemia, riducendone gli effetti devastanti.
Oggi, però, dobbiamo riconoscere che le nuove varianti, meno virulente, contagiano vaccinati come non vaccinati. L’impatto della vaccinazione nel prevenire le infezioni è sceso drasticamente anche secondo i più recenti Report dell’ISS, mentre rimane elevato nell’evitare ospedalizzazioni o decessi.
Ma allora, considerata la messa in sicurezza delle persone più fragili con la vaccinazione booster, nel prorogare il provvedimento si è fatta una valutazione del rapporto rischi/benefici? Benefici non ne vedo, anche perché la forza persuasiva di sanzioni e sospensioni è scemata (chi non si è ancora vaccinato non lo farà ora), mentre i rischi sono evidenti.
Innanzitutto per i cittadini, in quanto si diminuisce ulteriormente il già scarso numero di operatori sanitari.
Secondariamente per i sanitari non vaccinati, che restano senza retribuzione. Compito fondamentale del SSN è la promozione della salute, definita dall’OMS quale “stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non semplicemente “assenza di malattie o infermità”. Come può il SSN andare contro la propria mission, privando del reddito i propri addetti? È paradossale che un sistema che deve creare salute ne generi la perdita (mi riferisco al fondamentale determinante della salute rappresentato dal reddito).
Inoltre, le sospensioni danneggiano i colleghi vaccinati, obbligati a sobbarcarsi il lavoro dei sospesi.
Infine, è rischioso per le Aziende Sanitarie, perché cominciano a essere promulgate sentenze che accolgono i ricorsi degli addetti sospesi. La sentenza del Tribunale Ordinario di Padova del 28/04/2022 evidenzia l’irragionevolezza dell’obbligo per gli operatori sanitari e l’inutilità della vaccinazione a prevenire il contagio, in quanto “l’obbligo vaccinale imposto ai lavoratori in questione non appare idoneo a raggiungere lo scopo che si prefigge, quello di preservare la salute degli ospiti: e qui risiede l’irragionevolezza della norma ai sensi dell’art. 3 Cost..
Può infatti considerarsi notorio il fatto che la persona che si è sottoposta al ciclo vaccinale, può comunque contrarre il virus e può quindi contagiare gli altri.” Il giudice mette in discussione la legittimità del provvedimento, considerato che la norma “sembra violare l’art. 3 Cost., poiché, allo scopo di evitare la diffusione del virus, impone al lavoratore un obbligo inutile e gravemente pregiudizievole del suo diritto all’autodeterminazione terapeutica ex art. 32 Cost., nonché del suo diritto al lavoro ex artt. 4 e 35 Cost., prevedendo la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione in caso di inadempimento dell'obbligo vaccinale: obbligo che non si pone in necessaria correlazione con la finalità di evitare il contagio e di tutelare (…) la salute pubblica. Sembra quindi doversi concludere che il bilanciamento tra i diritti costituzionali coinvolti, sia stato operato dal legislatore (…) in maniera manifestamente irragionevole rispetto alla finalità perseguita”.
Vale la pena sospendere migliaia di sanitari considerato che:
Come per il personale docente, si potrebbero poi impiegare i non vaccinati in attività non a contatto con le persone. Anzi, è molto più semplice trovare collocazioni alternative in sanità, sfruttando opportunità di lavoro a distanza. Gli operatori potrebbero potenziare il monitoraggio dei pazienti affetti da patologie croniche o terminali, con reperibilità h.24; attuare il controllo da remoto di parametri vitali; dare risposta a richieste di informazioni-orientamento sui servizi e sulla gestione delle malattie; potenziare la continuità assistenziale tra territorio ed ospedale; rafforzare i CUP.
Moltissime sono le posizioni di lavoro senza rischi di diffusione del virus, senza penalizzare i lavoratori con perdita di reddito, generando innovazione ed estensione di servizi indispensabili ed evitando pericolosi contenziosi legali, con il rischio di dover poi risarcire i lavoratori per i periodi di sospensione.
Gianmaria Gioga