Sinergie congiunte e presupposti virtuosi per la nuova DAPSS
di Calogero Spada
14 MAR -
Gentile Direttore,
condividendo
l’entusiasmo del collega dott. Gianni Melotti, nel merito della pubblicazione delle “Linee guida regionali per l’adozione dei piani di organizzazione aziendale strategici (POAS) della Regione Lombardia” – deliberazione n. XI/6026, seduta del 01/03/2022, sono comunque assalito da diverse perplessità.
Anzitutto vorrei però confermare perché tale documento può essere inteso quale «svolta storica che potrebbe permettere la valorizzazione delle nostre professioni»: da pag. 28 del documento sono descritte con dovizia di dettaglio sia il campo di esistenza, sia – soprattutto – le condizioni e determinanti di esistenza della c.d. DAPSS: ossia il perché in una sanità modernamente intesa «DEVE essere prevista una Struttura di Direzione Aziendale delle Professioni Sanitarie e Scociosanitarie».
Per quanto riguarda i dubbi, come già il dott. Melotti ha spiegato, «Ora si tratterà di vedere fin dove si spingeranno le Aziende Sanitarie», ove, visto che «Nell’organigramma della DAPSS è prevista la presenza di ALTRE dirigenze delle Professioni Sanitarie e Sociosanitarie per la gestione di funzioni organizzative strategiche per l’Azienda», il fondamentale limite al loro “spingersi”sia già noto: cioè il biasimevole vincolo per cui l’istituzione dei posti di DPS debba avvenire attraverso modificazioni “compensative” della preesistente dotazione organica complessiva aziendale, senza ulteriori oneri e ad invarianza di spesa.
A ciò – analogamente – si tratterà di vedere fin dove si “spingeranno” gli Ordini per superare ulteriori vincoli preesistenti di loro competenza, la cui risoluzione la legge regionale Lombarda n. 23/2015 già voleva agevolare con elementi di interessante innovazione, già di fatto abrogando in modo integrale o parziale un rilevante numero di leggi del periodo 1974-2014, ponendo quindi in essere un sistema istituzionale dotato di altissima articolazione.
Pertanto risulta immediato che se «L’autonomia organizzativa e professionale dei professionisti afferenti alla DAPSS è un presupposto fondamentale», allora diviene ancor più mandatorio per le rappresentanze professionali individuare, caratterizzare e risolvere ogni eventuale ambito (e certamente almeno uno è individuabile: TSRM) in cui tale prerequisito risulti non soddisfatto. Anche quelli dell’esercizio libero professionale e del rapporto di lavoro esclusivo risultano preamboli di ineludibile soluzione se tra gli obiettivi si riscontrino sia un ulteriore sviluppo di «nuovi modelli organizzativi a gestione infermieristica, ostetrica, di altre professioni sanitarie e sociali», sia l’affidamento delle «Funzioni di Coordinamento dei Corsi di Laurea».
In tale processo bisognerà che le Federazioni Nazionali degli ordini (soprattutto FNO TSRM PSTRP) snelliscano e rimodernino notevolmente le loro procedure, emergendo dall’ingessatura causata dal trade-off ingeneratosi dalla contrapposizione tra la “veste giuridica” centrale ed il “polso” della situazione delle professioni, in capo alle commissioni d’albo.
In assenza di tali sinergie (ove sarebbe auspicabile anche un intervento di “voga” favorevole e non in contrasto dei vari sindacati) una siffatta rivoluzionaria agenda politica, di importante e significativa innovazione della struttura istituzionale del Sistema Lombardo, che potrebbe essere di esempio per tutto il SSN, potrebbe parzialmente naufragare – come tante volte è già accaduto – ad es. per la legge 251/00, per la legge 42/99 o per i vari commi forse indebitamente inseriti qua e là nelle leggi di bilancio di questi anni.
In ultimo – ma solo per motivi istituzionali – non va trascurata una ancora insoddisfatta evoluzione mentale di base di professionisti che pure ambirebbero ad un ruolo più centrale nella sanità che si spera si stia architettando; serve una presa di coscienza del proprio nuovo ruolo, purtroppo ancora condizionata soprattutto da una carenza di aspettativa: alcuni illuminati colleghi – soprattutto al Sud – lamentano ancora una pure trasversale (addirittura anagrafica) inerzia intellettuale, che vede soggetti che ancora si accontentano di varie “pagnottelle” o di “minestrine riscaldate” al posto di una vera evoluzione professionale.
La sanità Lombarda è vista da alcuni come un modello prestigioso di welfare, da altri persino – a causa di alcuni esiti giurisprudenziali noti – come un sistema in cui trasparenza e la competizione appaiono in qualche modo “truccati”: la differenza tra l’una e l’altra connotazione sta proprio nella applicazione dei precetti normativi sulla base di presupposti – soprattutto professionali – virtuosi.
Presupposti che le Professioni Sanitarie devono affrettarsi a trovare e soprattutto mettere in pratica all’unisono.
Dott. Calogero Spada
TSRM – Dottore Magistrale, Gallarate
14 marzo 2022
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