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Vaccino Covid post guarigione, perché sì

di Massimiliano Cinque

07 FEB - Gentile Direttore,
una delle domande che la gente si sta ponendo maggiormente nell’ultimo periodo - dato l’aumento esponenziale dei casi di variante Omicron, unita alla spinta della campagna vaccinale e con l’aggiunta della dose booster - è: posso ricevere la dose di vaccino anche se sono guarito dal Covid? Oppure si potrebbe generare un rischio? La risposta è: Sì! Non si genererebbe nessun rischio.

Il rischio a cui alcuni farebbero riferimento è l’ADE, Antibody-Dependent Enhancement (o potenziamento anticorpo-dipendente), cioè quel fenomeno, estremamente raro, che migliora, anziché bloccare, l’ingresso del virus nella cellula ospite favorito dal legame con anticorpi non neutralizzanti, con aumento dell’infettività e della virulenza.

La risposta è sì perché quando si parla di scienza tutto dev’essere provato e studiato con dati alla mano; pertanto nello studio autorizzativo del vaccino Comirnaty (Pfizer), visionabile da tutti nell’European Public Assessment Report (EPAR)1, l’azienda ha sottoposto a test dei pazienti con positività acclarata, e non sono state riscontrate evidenze scientifiche che dimostrino che il vaccino può innescare l’ADE. Inoltre nel processo di approvazione da parte di EMA (Agenzia Europea dei Medicinali) e AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) sono state previste delle strategie di minimizzazione del rischio per prevenire il pericolo di ADE.

Innanzitutto il vaccino è stato progettato in modo specifico affinché possa generare una duplice risposta. A livello della proteina Spike, l’mRNA modificato codifica per la proteina con l’intenzione di innescare un’azione forte e duratura nella produzione di anticorpi neturalizzanti ad alta affinità che bloccano la proteina Spike nella conformazione di prefusione, che è antigenicamente preferenziale. Inoltre il vaccino ha anche lo scopo di attivare la risposta concomitante dei linfociti T che, supportando i linfociti B responsabili della produzione di anticorpi specifici, sono citotossici e, di conseguenza, uccidono le cellule infettate dal virus.

Per quanto riguarda, invece, gli studi per minimizzare il rischio durante le fasi di sperimentazione, una è avvenuta durante lo sviluppo pre-clinico durante il quale c’è stato uno studio della potenziale ADE, e di tutti gli aspetti tossicologici, su animali, come previsto dai regolamenti europei sulla sperimentazione clinica. Ed infine, durante la fase III, ovvero quella fase di sperimentazione prima che il vaccino ottenga l’autorizzazione ad esser messo in commercio e quindi somministrato a tutta la popolazione, sono stati condotti studi dedicati con l’intento di analizzare l’eventuale frequenza del fenomeno ADE. I risultati pubblicati non hanno evidenziato criticità. Inoltre nella sorveglianza post-autorizzativa non sono stati registrati segnali di sicurezza per quanto concerne la comparsa di ADE in relazione alla somministrazione di vaccini COVID-19. In più uno studio2 pubblicato sulla rivista Nature “Impact of circulating SARS-CoV-2 variants on mRNA vaccine-induced immunity” che analizza lo sviluppo degli anticorpi anti-SARS-CoV-2 e delle risposte delle cellule T in individui precedentemente infettati subito dopo la dose vaccinale, ha dimostrato come la capacità di neutralizzazione degli individui infettati e vaccinati sia complessivamente migliore rispetto ai non infetti e che hanno ricevuto due dosi di vaccino.

Alla luce di quanto espresso occorre fare l’ultimo passo verso una copertura vaccinale totale, affinché questo triste e duro periodo pandemico possa esser lasciato alle spalle.

Dott. Massimiliano Cinque
Dottore in Farmacia

 
1.  https://www.ema.europa.eu/en/documents/assessment-report/comirnaty-epar-public-assessment-report_en.pdf
2.  https://www.nature.com/articles/s41586-021-04085-y#Sec3

07 febbraio 2022
© Riproduzione riservata

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