Veterinari aggrediti. Non basta l’opera di sensibilizzazione
di Angela Vacca
04 FEB -
Gentile direttore,
la scarsa fiducia dei cittadini italiani nei confronti del Sistema Sanitario Nazionale è una condizione che in parte spiega ma sicuramente non giustifica il fenomeno delle aggressioni e intimidazioni ai danni degli operatori sanitari. È in aumento l’insofferenza non solo verso medici e infermieri, ma anche verso i Veterinari, che spesso sono obbligati, a causa della carenza di personale, a lavorare da soli anche in ambienti di scarsa legalità e/o di forte disagio socio-culturale, per far rispettare le leggi e le regole dello Stato e della Comunità Europea.
Risalgono a qualche mese alcuni episodi gravissimi ad opera di ignoti, l’incendio doloso di una auto privata di uno stimato veterinario in Puglia e il tentativo di distruggere con un ordigno esplosivo l’abitazione di un veterinario impegnato in prima linea nel contrasto ad alcune zoonosi nella regione Campania ma, come già più volte segnalato, questi sono solo alcuni degli episodi conosciuti e rappresentano la punta dell’iceberg di una casistica molto più ampia.
La legge 113 del 14 Agosto 2020, sta gradatamente prendendo forma e dopo la recente approvazione del decreto che istituisce l’Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Operatori sanitari, è stata indetta anche la giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio sanitari fissata per il 12 Marzo.
Come S.I.Ve.M.P., Sindacato che rappresenta i veterinari pubblici, siamo soddisfatti della sensibilità dimostrata dal Ministro della Salute e dell’azione intrapresa dal governo, crediamo nell’importanza della comunicazione e sensibilizzazione dei cittadini che il 12 Marzo avrà la sua massima espressione. Ma siamo anche convinti che tali iniziative dovranno essere accompagnate da modelli organizzativi che garantiscano adeguate dotazioni organiche e rassicurino gli operatori di poter lavorare in piena serenità e sicurezza.
Nondimeno intravediamo la difficoltà applicativa degli aspetti penali della legge 113 per quanto riguarda aggressioni e intimidazioni al personale veterinario, tali azioni in genere sono realizzate da persone che agiscono nell’oscurità rimanendo per lo più ignote e impunite e quindi restano indifferenti alla volontà deterrente della legge.
È risaputo come l’importante esodo pensionistico degli ultimi anni non sia legato solo all’invecchiamento del personale, ma anche ad una fuga ragionata dall’ambiente di lavoro, a causa di carichi di lavoro eccessivamente gravosi e della percezione di una mancata tutela e sicurezza sul posto di lavoro, che dovrebbe essere gestita da chi amministra le aziende sanitarie ma che troppo spesso viene sottovalutata se non del tutto ignorata.
Anche le regioni, che devono garantire l’organizzazione della Sanità Regionale, sembrano ignorare il problema della sicurezza di questi lavoratori e dei rischi di aggressioni e intimidazioni. Ad oggi risulta che solo la regione Sardegna risarcisce le perdite economiche per i danni materiali subiti dai veterinari pubblici, mentre nessun’altra regione ha legiferato in tal senso. Sarebbe auspicabile una maggiore sensibilità e coinvolgimento delle regioni, quale parte attiva nel sostenere i lavoratori e farsi carico del problema.
È fondamentale ridare serenità e sicurezza ai veterinari e a tutti gli operatori sanitari, con una seria verifica dei fabbisogni del personale e dei carichi di lavoro, nel rispetto dell’attività professionale di ciascuno e della tutela dei lavoratori.
Angela Vacca
Referente Nazionale Osservatorio Intimidazioni SIVeMP
04 febbraio 2022
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