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La formazione multidisciplinare come risorsa strategica

14 GIU - Gentile Direttore.
la formazione multidisciplinare degli operatori della medici e sanitari è oggi di stringente attualità, ma non ancora pervenuta ad una sua costante e generalizzata applicazione. In occasione, di un recente corso di formazione organizzato dalla Asl Roma1 dedicato alle più recenti aggiornamenti in tema di cura della patologia diabetica, gli autori esperti di formazione della stessa Asl hanno ripercorso, con una propria comunicazione, l’evoluzione dell’approccio multidisciplinare che in sanità comincia a delinearsi nell’ambito dei servizi di salute mentale negli anni ’60 del secolo scorso, per divenire più tardi, con il rapporto WHO “Learning together to work together for health” del 1988, un tema all’attenzione di tutti i sistemi sanitari del mondo.

I diversi tentativi posti in atto, anche sulla base di approfondite argomentazioni teorico-epistemologico, hanno evidenziato che se certamente una formazione multidisciplinare è presupposto indispensabile per il lavoro in gruppo richiesto in ogni campo della salute, la sua concreta attuazione richiede apposite metodologie e tecniche didattiche e, non secondariamente, specifiche caratteristiche psicologiche dei partecipanti.
Hugh Petrie, filosofo dell’educazione, riassunse con l’interrogativo “Do You see what I see?” la problematica e, insieme, l’obiettivo della multidisciplinarietà.

Mentre i principi e la necessità di formazione multidisciplinare sono largamente presenti, oggi, nei documenti di programmazione sanitaria poca convinzione sembra provenire dal mondo professionale sanitario sempre più indirizzato verso la formazione specialistica. Tra le poche eccezioni il position statement “Interdisciplinary education and practice” dell’American Association of Colleges of Nursing che richiama la inderogabilità della formazione interdisciplinare per realizzare sistemi coordinati efficienti, efficaci e di alta qualità dell’assistenza sanitaria.

Una valida formazione disciplinare, di base e specialistica; la capacità di lavorare in team e l’orientamento al paziente, che presuppongono la convergenza su un’idea guida contestualizzata e specifica; la acquisizione e la attuazione di competenze non tecniche che sostengono il lavoro in team interdisciplinare e la formazione di base permanente per l’acquisizione e mantenimento di tali competenze, attraverso l’apprendimento esperienziale e modelli ciclici di miglioramento continuo, sono da più parti ritenuti i punti chiave della letteratura di una formazione che supporti il lavoro interdisciplinare in sanità.

La formazione permanente aziendale, aggiungono gli autori, sembra la sede ideale per l’apprendimento delle competenze, data la specifica e immediata contestualizzazione tra formazione e lavoro multidisciplinare, ma il percorso rimane ancora complesso e di non facile attuazione.

A long and winding road, quindi, come nel titolo di un saggio sull’argomento di Hall e Weaver dell’Università di Ottawa.

Franco Cocchi
Dirigente psicologo, ASL Roma1, Roma

Maria Concetta Mazzeo
Dirigente medico, ASL Roma1, Roma

Federica Mauro
Psicologo, Univ. Sapienza, Scuola Spec. Psicologia della Salute, Roma


14 giugno 2021
© Riproduzione riservata

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