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Umberto I di Roma. Pazienti con sospetto covid respinti se nel Ps ci sono già 8 persone in attesa

La disposizione del Dg Vincenzo Panella mira a “garantire la sicurezza dei pazienti e degli operatori”. Ma per Fp Cgil, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Lazio, si tratta di un atto “Inaudito. La Regione intervenga. Qui non c’è nessuna programmazione e nessun piano organizzativo. In otto mesi non si è fatto altro che giocare alla ruota della fortuna con la salute e la vita delle persone”. LA DISPOSIZIONE DEL DG

01 OTT - “Un hub Covid dove la regola è l’insicurezza e il caos organizzativo regna sovrano”. E’ durissimo l’attacco di Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini – segretari generali di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio - dopo che il direttore generale ha emanato oggi una disposizione di servizio che vieta l’accesso in Pronto soccorso ai pazienti sospetti Covid quando il numero dei soggetti in osservazione superi le 8 persone. “Con l’inaudita prospettiva, per gli utenti trasportati in ambulanza, di rimanere in attesa a tempo indeterminato. E a prescindere dall’urgenza”, osservano i sindacati. La disposizione prevede infatti che, nel caso in cui le ambulanze che hanno portato i sospetti pazienti covid non siano reinstradate dalla Centrale Operativa, “le stesse vanno tenute in attesa con il paziente a bordo assistito dal personale di ambulanza, sino alla disponibilità di posti letto disponibili in osservazione". In questo modo non solo i pazienti sospetti covid non vengono accolti nel Ps, ma si tengono impegnate le ambulanze, che restano per un tempo non prevedibile parcheggiate fuori dal PS.
 
Per Cenciarelli, Chierchia e Bernardini “questo è solo l’ultimo di una serie di errori e provvedimenti incomprensibili che stanno mandando all’aria il funzionamento del più grande Policlinico d’Italia, in una regione che in questo momento è al terzo posto nella triste classifica dei nuovi positivi e che si dovrebbe preparare a fronteggiare una possibile seconda ondata di contagi da coronavirus”.
 
“Evidentemente non sono bastate le nostre continue denunce, né gli allarmi rimbalzati da stampa e tv in queste settimane. Dall’accesso unico per pazienti Covid e non Covid, allo spostamento tardivo dei reparti tra Umberto I e ospedale Eastman, fino alla chiusura dell’unità operativa a gestione infermieristica che avrebbe alleggerito il carico dell’assistenza medica, inaugurata dal presidente Nicola Zingaretti, poi bloccata e mai riaperta. Qui non c’è nessuna programmazione e nessun piano organizzativo. In otto mesi non si è fatto altro che giocare alla ruota della fortuna con la salute e la vita delle persone”.
 
“Le strutture sono già al collasso e siamo solo all’inizio di una fase in cui si sarebbe dovuto mettere a punto ogni dettaglio per farsi trovare pronti in caso di nuova emergenza”, rimarcano Cenciarelli, Chierchia e Bernardini. “Basti pensare che per far fronte alla cronica carenza di personale assistenziale, ci risulta che solo ora sia stata chiesta alla Regione la possibilità di procedere alle assunzioni degli operatori necessari a mettere in sicurezza i percorsi di cura. La direzione ha buttato via il tempo, chiusa ad ogni confronto, a fare la voce grossa con lavoratori e sindacati. Il risultato è che se la pandemia dovesse riprendere forza, ci troveremo di fronte a un tracollo. E a pagare sarebbero i cittadini e la comunità”
 
“Si sta tirando dritto senza preoccuparsi delle gravissime ripercussioni di una incapacità organizzativa senza uguali”, concludono i sindacalisti. “Noi continueremo a denunciare e a dare battaglia. Chiediamo alla Regione un intervento immediato: se questa direzione non è in grado di garantire la sicurezza delle persone, bisogna trarne al più presto le conseguenze”.

01 ottobre 2020
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