Lazio. Corte Conti parifica il rendiconto 2019. “Bene Regione su Lea e tempi attesa”. Ma debito della sanità è ancora alto
Per i giudici contabili l’azione commissariale ha “consentito di ridurre negli anni in maniera rilevante l’ammontare” del debito sanitario, ma resta “elevata” la consistenza del debito pubblico che, al 31 dicembre 2019, risulta pari a circa 22,57 miliardi di euro. Per la sanità migliorano Lea e tempi di attesa, ma emerge anche “la necessità di incentivare la ‘centralità’ della Regione” al fine di “indirizzare l’azione” delle diverse componenti del sistema. I DOCUMENTI DELLA CORTE DEI CONTI
31 LUG - La Sezione Regionale di Controllo per il Lazio della Corte dei Conti ha approvato ed emesso il giudizio di parifica sul rendiconto generale della Regione Lazio per l'esercizio finanziario 2019, con riserva sul fondo contenzioso ed esclusione del capitolo relativo all'integrazione del Trattamento di fine servizio.
Per i giudici contabili l’azione commissariale ha “consentito di ridurre negli anni in maniera rilevante l’ammontare” del debito sanitario, ma resta “elevata” la consistenza del debito pubblico che, al 31 dicembre 2019, risulta pari a circa 22,57 miliardi di euro.
La sanità del Lazio, ricordiamo, è ufficialmente uscita dal commissariamento il 23 luglio 2020, con il via libera dell’ultimo Tavolo di verifica del 22 luglio scorso, pur rimanendo nel piano di rientro dal disavanzo e, come tale, sottoposta alla vigilanza da parte dei Tavoli di monitoraggio del Mef e del Ministero della salute.
Attraverso le misure prese in attuazione del piano, la Consigliera della Corte,
Carla Serbassi, ha illustrato come si sia avviata un’azione di risanamento “strutturale” riuscendo a contenere la tendenza espansiva delle spese del settore sanitario pur se, negli ultimi due anni (2018 e 2019), emerge un aumento complessivo dei costi della produzione della gestione caratteristica (inteso come differenza tra i ricavi e i costi dell’attività tipica), che la Sezione della Corte dei Conti “raccomanda di riportare in pareggio”.
La gestione finanziaria conferma, invece, il trend di riduzione degli anni passati, presentando un miglioramento anche nell’anno 2019, con una contrazione degli oneri e interessi passivi.
Infine, la gestione straordinaria, soggetta nel tempo a forti oscillazioni, evidenzia quest’anno una rilevante riduzione pur mostrando ancora un valore positivo.
Nella relazione si evidenzia, dunque, come l’azione commissariale abbia consentito di ridurre negli anni “in maniera rilevante” l’ammontare”del debito del comparto consolidato sanitario, "che, dagli 8,08 miliardi di euro del 2012 scende ai 3,51 miliardi del 2019, importo cui occorre però aggiungere il debito della Regione riferito alla sanità che ammonta, al 31 dicembre 2019, a 9,37 miliardi, per un totale di circa 12,87 miliardi”.
Emerge, inoltre, la presenza di un considerevole contenzioso con i creditori delle aziende sanitarie (circa 1,92 miliardi di euro) che, “se pur fronteggiato da un congruo fondo rischi, necessita di costanti controlli e di una gestione che si avvalga di un sistema centralizzato regionale che possa meglio contrastare le insidie derivanti dalle sempre più numerose pretese risarcitorie e coadiuvare le aziende nelle loro difese processuali”.
Tra le criticità rilevate, “il ritardo nell’approvazione dei bilanci” della Aziende, “il mancato utilizzo di sistemi di contabilità analitica, l’irregolare tenuta degli inventari dei beni mobili strumentali e delle rimanenze di beni sanitari, l’inesatta circolarizzazione dei rapporti di debito/credito, utilizzo inadeguato dei sistemi informatici, l’improprio uso dei sistemi di acquisto centralizzati, la difficoltà di verifica della compatibilità delle spese della contrattazione integrativa e del trattamento accessorio del personale, l’assenza di un generalizzato sistema di controllo dei costi, le irregolarità nella resa del conto dei tesorieri e mancata ricognizione di tutti gli agenti contabili, con impossibilità di verifica del loro operato”.
Da tale disamina, secondo i giudici contabili, “sembra emergere la necessità di incentivare la ‘centralità’ della Regione, in un settore caratterizzato dalla presenza di molteplici operatori” (Asl, ospedali, cliniche private accreditate e altri), al fine di “indirizzarne l’azione e svolgere la necessaria attività di impulso e coordinamento anche attraverso l’individuazione di linee comuni, pur se nella valorizzazione della autonomia e responsabilità e previo confronto con ciascuna azienda sanitaria”.
Nella sua requisitoria, il Procuratore regionale Andrea Lupi ha quindi voluto evidenziare alcuni punti di forza della sanità laziale, affermando come “non è stato un caso” se il Lazio “non è stata tra le più colpite dall’epidemia della Covid 19”. I dati, infatti, secondo Lupi, dimostrato che “il sistema sanitario della Regione non soltanto ha retto”, ma "è pure riuscito con le sue strutture di eccellenza (prima fra tutte l’Istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani) ad essere punto di riferimento nella lotta al virus”.
E il sistema sanitario regionale è stato anche “importantissimo per i risultati ottenuti nella ricerca, basti ricordare il team, di sole donne, che, dopo la scoperta di positività di due pazienti provenienti dalla Cina, è riuscito, in pochissime ore, ad isolare il virus”.
Il procuratore ha poi evidenziato il risultato del Lazio nella griglia LEA, “190” punti nel 2018, "confermandosi la tendenza in costante aumento”.
Ed evidenziato come il Lazio si appresti a realizzare un ambizioso progetto di manutenzione e ammodernamento degli edifici in cui si svolgono i servizi sanitari. Tra il secondo semestre dell’anno in corso e il primo semestre del prossimo anno, la Regione stima di far partire 234 cantieri per l’importo complessivo di oltre 230 milioni di euro; di questi 234 cantieri, cinquantuno sono partiti nel corso di questo primo semestre, per l’importo complessivo di oltre 27 milioni di euro, e 183 cantieri entro il primo semestre 2021, per oltre 245 milioni di euro.
“Apprezzabile”, per Lupi, le nuove iniziative della Regione, anche quella che prevede l’avvio della nuova “Azienda Lazio.0” quale “azienda sanitaria snella, che non dovrebbe erogare servizi sanitari alle persone, ma servizi tecnici alle ASL e agli ospedali (compiti specifici di tale azienda dovrebbero essere soprattutto quelli di contenere l’effetto dei costi crescenti, con il ruolo di centralizzare la programmazione e il monitoraggio degli acquisti, nonché snellire e rendere più efficiente la gestione della rete logistica e distributiva e coordinare e sviluppare i sistemi informativi)”.
Positivo anche il giudizio sui tempi di attesa, “emerge per il 2019 il miglioramento dell'indice per il 93% delle visite specialistiche. Per le prestazioni strumentali si è assistito ad un miglioramento nel 50% delle prestazioni indicate, ad una stabilità nel 20% ed un peggioramento per il 30%”, spiega il Procuratore.
Ma “vanno anche sottolineate - si legge nella requisitoria - le osservazioni della Sezione in merito all’attività intramoenia, per la quale i collegi sindacali hanno rilevato, nella maggior parte dei casi, l’assenza o l’incompletezza di una contabilità separata. Peraltro, si rileva una gestione che non consente la verifica esatta dei ricavi e dei relativi costi diretti e indiretti sostenuti dall’Azienda, ivi comprensivi di quelli del personale utilizzati per tale attività, e le criticità riscontrate in merito alla verifica della compatibilità dei costi della contrattazione integrativa con i vincoli di bilancio e la costituzione dei fondi destinati al trattamento accessorio del personale".
In alcuni casi risulterrebbe, inoltre, che “il Collegio sindacale non ha potuto verificare la compatibilità dei costi della contrattazione integrativa con i vincoli di bilancio nell’anno 2018, e che non sono state effettuate verifiche sui contratti di servizio eventualmente utilizzati ai fini dell’elusione delle norme relative al contenimento della spesa di personale”. Per questo Lupi concorda con la Sezione "nell’auspicio che l’Amministrazione ponga in atto, conformemente ai criteri indicati dai Collegi sindacali e da questa Corte, azioni congiunte per riportare nell’alveo della regolarità la gestione della spesa sanitaria”.
31 luglio 2020
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