Coronavirus. Cgil, Cisl e Uil Lazio contro l’Ares 118: “Dipendenti gettati allo sbaraglio”
I sindacalisti evidenziano l’esposizione al virus a cui sono sottoposti i professionisti sulle ambulanze: “Trasportano pazienti con possibile contagio da COVID-19, devono sostare ore e ore prima che lo stesso paziente venga preso in carico dalla struttura ospedaliera. Le ambulanze diventano una sorta di camera d’isolamento”. Chiesto il tampone a tutto il personale, anche per evitare che il personale possa a loro volta trasmettere l contagio, e la garanzia di tutti i DPI necessari e fondamentali per la sicurezza del personale del 118.
24 MAR - “I lavoratori della Sanità, che salvano vite, non possono diventare, per colpe non proprie, gli ‘untori’ del XXI secolo”. Lo affermano in una nota i segretari territoriali Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl Lazio,
Sergio Bussone, Giovanni Ronchi, Mauro De Santis, con riferimento alle condizioni di lavoro del personale dell’Ares 118 in questo contesto di emergenza covid. “Quotidianamente - spiegano i sindacalisti - i mezzi di soccorso che trasportano pazienti con possibile contagio da COVID-19, devono sostare ore e ore prima che lo stesso paziente venga preso in carico dalla struttura ospedaliera. Le ambulanze diventano una sorta di camera d’isolamento dove lo stesso viene in qualche caso addirittura numerato e, successivamente, visitato sullo stesso mezzo di soccorso. E i lavoratori, vestiti con tuta, mascherine, occhiali di protezione, devono aspettare così fino a quando il paziente viene ricoverato, sempre che si liberi un posto letto…e alle volte succede che devono essere sostituiti, laddove ci sia il mezzo, dai colleghi del turno successivo. Tutto questo senza neanche avere la possibilità di svolgere i propri bisogni fisiologici, perché impossibilitati a togliersi le tute, incerottate per limitare al massimo l’esposizione”.
Per Bussone, Ronchi e De Santis i lavoratori sono messi così nelle condizioni di “rischiare la loro salute ogni qual volta fanno un soccorso”, anche considerato che “i cittadini che chiedono soccorso spesso sono asintomatici e solo successivamente si è scopre la loro positività al virus”.
Cgil, Cisl e Uil chiedono all’assessore alla Salute, Alessio D’Amato, di “attivarsi urgentemente, con i vertici di tutte le amministrazioni, che devono in qualunque modo dare una risposta funzionale a pazienti in grande situazione di sofferenza, costretti a rimanere dentro un’ ambulanza e, allo stesso tempo, permettere ai lavoratori del servizio d’emergenza di poter svolgere tempestivamente e nelle migliori condizioni il proprio lavoro”. Contenendo così anche il contagio. Perché, riferiscono i sindacalisti, “qualche operatore si è contagiato e dopo opportuno tampone oggi si trovano in quarantena, ma prima hanno continuato a lavorare in varie postazioni, moltiplicando le possibilità di trasmissione del virus”.
Bussone, Ronchi e De Santis chiedono che “l’Amministrazione dell’ARES 118 quanto prima richiami, come fatto per la Centrale Operativa di Roma, tutti i lavoratori a rischio e, unitamente con gli organismi sanitari preposti, sottoponga a tampone tutto il personale coinvolto”. “Chiediamo quindi più prevenzione oltre a tutti i DPI necessari e fondamentali per la sicurezza dei nostri colleghi”.
24 marzo 2020
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