Coronavirus Omceo Roma: “Mancano le protezioni per i medici e molti sono già infettati”
L’Ordine capitolino denuncia come “già in molte zone il numero dei medici infettati sta diventando significativo e stiamo per ripetere, con gli stessi errori, quanto successo in Lombardia dove vi sarebbero centinaia di professionisti della salute contagiati. Tale grave situazione non può che compromettere l’efficacia dell’assistenza sanitaria regionale”
14 MAR - Riunito il Consiglio dell’Ordine dei Medici di Roma e Provincia nel corso del quale sono emerse una serie di gravi mancanze che mettono a rischio tutta la categoria medica. Per questo motivo, e in questo momento di grave emergenza sanitaria, l’Omceo capitolino ha deciso di rivolgersi alla Regione e a tutti i direttori generali di Als, delle aziende ospedaliere, dei policlinici universitari e degli istituti fisioterapici del Lazio.
In sostanza nel documento si denuncia una situazione di reale criticità per gli operatori. “Da tutte le parti della Regione – si legge – giungono segnalazioni sulla gestione dell’attività di assistenza resa difficile dalla carenza di dispositivi di protezione individuali da parte dei medici che operano sia nei reparti ospedalieri che sul territorio come medici convenzionati (MMG, PLS, Specialistica Ambulatoriale, Continuità Assistenziale, Guardia Medica, Medicina dei Servizi)”.
Si ribadisce che “già in molte zone il numero dei medici infettati sta diventando significativo e stiamo per ripetere, con gli stessi errori, quanto successo in Lombardia dove vi sarebbero centinaia di professionisti della salute contagiati. Tale grave situazione non può che compromettere l’efficacia dell’assistenza sanitaria regionale, resa ancora più drammatica dalla carenza di medici. I medici contagiati sia ospedalieri che del territorio devono essere considerati “super diffusori” di malattia nei confronti di una popolazione particolarmente fragile quali sono i cittadini che si rivolgono al servizio sanitario. Come ricordato anche dalla FNOMCeO in una analoga lettera tra le strategie che hanno portato a contenere la diffusione dell’infezione del virus in Cina stata individuata quella di limitare i “super diffusori”.
In particolare vista “la persistente mancanza di dispositivi individuali riguarda anche i liberi professionisti medici e odontoiatri che svolgono una parte fondamentale nel servizio di assistenza ai cittadini. Pertanto, questo Ordine Professionale qualora l’assessorato della salute lo ritenesse utile e necessario dà la propria disponibilità a organizzare anche la distribuzione dei presidi sanitari di protezione individuale, attraverso il nostro Ordine e gli altri ordini provinciali della Regione.
L’Omceo chiede quindi “una regolamentazione nell’accesso, come fatto per gli ospedali, agli ambulatori dei medici di medicina generale e della continuità assistenziale, dei pediatri di libera scelta nei poliambulatori della specialistica ambulatoriale e negli ospedali prevedendo la sospensione dell’accesso libero dei pazienti e la riorganizzazione dell’accesso esclusivamente per appuntamento consentendo tra l’altro l’accesso soltanto per i casi non differibili, previo contatto telefonico garantendo anche la consulenza telefonica da parte degli specialisti ambulatoriali ai medici di medicina generale per poter dare continuità all’assistenza ai cittadini con tutte le altre patologie oltre al COVID 19 e garantire la continuità della cure ai portatori di patologia cronica ed a quelli dimessi dagli ospedali al fine di evitarne il ritorno specie in questo momento dove proprio gli ospedali si stanno sempre più organizzando per ricevere gli acuti ed in particolare i malati di COVID sia in reparti di osservazione, in terapia pre-intensiva e soprattutto intensiva.
“È noto l’impegno, fino alle estreme conseguenze, che i professionisti medici in tutti gli ambiti di assistenza stanno ponendo nella gestione di questa durissima fase di diffusione e contenimento del virus e come OMCeO di Roma e Provincia siamo da settimane impegnati a sostenerli per la migliore assistenza possibile da fornire ai cittadini”.
“La richiesta che ci appare oggi ineludibile – conclude la lettera – , è consentire ai professionisti medici e sanitari in genere, di cautelare innanzitutto se stessi per continuare a costituire una risorsa per il Paese oggi più che mai indispensabile. Lo sforzo che ci attendiamo come professione dalla nostra Regione è contare su DPI da consegnare ai nostri medici per proteggere loro stessi e gli altri. Depauperare una forza professionale in questo momento al limite delle umane possibilità è un rischio che non ci possiamo permettere”.
14 marzo 2020
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