Diabete. Nel Lazio presa in carico a rischio di inappropriatezza senza i Medici di famiglia e una solida dorsale informatica
Possibile una sperimentazione che apra ai Medici di medicina generale la prescrivibilità dei “nuovi” antidiabetici orali poiché le armi terapeutiche a loro disposizione non sono più previste nelle moderne Linee Guida. Indispensabile anche una solida piattaforma tecnologica che sostenga l’integrazione tra professionisti sul territorio
20 GIU - La Regione Lazio si è detta concorde nell’ipotizzare una sperimentazione attraverso cui consentire ai Mmg la prescrizione dei nuovi farmaci antidiabetici orali (ora a loro preclusi) purché questo avvenga nel quadro di un attento monitoraggio sull’appropriatezza prescrittiva. Un percorso auspicabile, questa la risposta dei professionisti, per il quale è tuttavia necessario da un lato mettere mano ad una solida dorsale informatica che possa riunire tutte le professionalità coinvolte e dall’altro ripensare l’intera governance della presa in carico delle cronicità evitando duplicazioni di strutture, processi e persino Pdta.
Sono queste le note salienti
dell’incontro laziale organizzato da Quotidiano Sanità a Roma nell’ambito del più ampio progetto Dialogo (Diabetes Local Governance) sostenuto da MSD che ha toccato sostanzialmente tutte le regioni italiane per elaborare un quadro di approfondimento sul tema fondamentale della presa in carico del paziente diabetico e la gestione integrata dello stesso.
All’incontro di Roma hanno partecipato
Pierluigi Bartoletti, Segretario Regionale Fimmg e Vicepresidente Omceo di Roma,
Lorella Lombardozzi, Dirigente Area Politica del Farmaco Regionale,
Marco Baroni, Presidente Regionale Sid,
Elio Morviducci, Presidente Regionale Amd,
Giulio Nati per la Simg. E ancora,
Simona Frontoni, Direttore Uoc Endocrinologia e Malattie Metaboliche Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina e Associato di endocrinologia a Roma Tor Vergata e
Rocco Bulzomì, Coordinatore Aziendale Diabetologia Asl Roma 2.
Come accennato in apertura, sulla scia delle iniziative in corso anche in altre regioni,
anche la Regione Lazio si è detta concorde nell’ipotizzare una sperimentazione che allarghi anche ai Mmg la prescrivibilità dei nuovi farmaci antidiabetici orali purché ci sia un sostanziale accordo sulla necessità di mettere in campo forme serie di monitoraggio. La debolezza dell’armamentario prescrittivo del medico di famiglia che può prescrivere soltanto farmaci ritenuti inappropriati ormai da tutte le linee guida internazionali si scontra, tuttavia, con la cautela delle istituzioni per le quali l’appropriatezza prescrittiva deve necessariamente coincidere con la sostenibilità economica. Soprattutto in regioni in piano di rientro.
Ma questo risulterà sostanzialmente impossibile se non si costruisce una solida piattaforma tecnologica che sostenga l’integrazione tra professionisti sul territorio.
L’integrazione è, infatti, lo strumento migliore per la gestione di patologie croniche soprattutto per non “perdersi per strada” nessuno. Secondo gli ultimi dati resi noti nel corso dell’incontro l’accesso dei pazienti diabetici ai centri diabetologici è di circa il 60-65%. Di conseguenza c’è una parte notevole che non accede al centro. Circa il 15% di questi pazienti non si sa dove finisce e purtroppo tutti pensano che il Mmg, avendo le sulfaniluree a disposizione possa curare queste pazienti, ma questo non è vero. È chiaro dunque che un cambio di prescrizione per i Mmg potrà comportare un aumento di prescrizione di nuovi farmaci ma questo, di fatto, non sarebbe associato ad un aumento della spesa quanto piuttosto al recupero di pazienti dispersi o trattati inappropriamente, con vantaggi (anche economici) per tutti.
E tutti, è stato sottolineato, devono sentirsi corresponsabili della gestione del paziente diabetico quale paradigmatico delle patologie croniche. La presa in carico si concretizza nella gestione integrata tra i vari soggetti volta alla cura del paziente in qualunque area geografica egli si trovi. In quest’ottica, tuttavia, sulla prescrizione dei farmaci innovativi in molti hanno convenuto che sia necessario un discorso più ampio che non riguarda, per esempio, solo l’Aifa o le Regioni. Anche la professione medica deve fare un passo avanti più deciso denunciando quali sono i problemi reali.
Anche perché il fatto che i Medici di medicina generale possono prescrivere solo quei farmaci che da linee guida sono sostanzialmente controindicati non solo è un problema d’inappropriatezza (e quindi anche di diseconomia) ma anche di responsabilità professionale e istituzionale poiché, di fatto, vengono somministrati farmaci ad altissima probabilità di complicanze.
Un tema, questo, che è anche squisitamente deontologico tanto che lo stesso Omceo ha proposto la costituzione di un gruppo di lavoro sulla presa in carico del paziente diabetico per evidenziare le discrasie un po’ bizzarre di prescrizione e quali potrebbero essere le soluzioni.
20 giugno 2019
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