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Sanità privata. Lavoratori in presidio, Cgil, Cisl e Uil: “L’Aris ha sbarrato i cancelli, un brutto gesto che non ci spaventa”

La protesta contro il mancato rinnovo del contratto. “Hanno chiuso le trattative qualche settimana fa proponendo un rinnovo a zero euro. Non basta negare salario, diritti e tutele, ora chiudono anche le porte in faccia ai lavoratori”, commentano i segretari di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio. Oggi il presidio si sposta al San Carlo di Nancy, il 22 i lavoratori saranno sotto la sede Aiop.

20 MAR - “Un brutto gesto di inciviltà nei confronti dei lavoratori che protestano per un contratto negato da oltre 12 anni. Ma se pensano di spaventarci o di rimanere asserragliati dietro un cancello chiuso, si sbagliano di grosso. Questa mobilitazione crescerà ancora e non ci fermeremo fino al rinnovo dei contratti”. Così Natale Di Cola, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini, segretari generali di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio, commentano quando accaduto al presidio di ieri davanti alla sede nazionale dell’Aris, l’associazione datoriale della sanità religiosa, dove oltre cento lavoratori “si sono trovati di fronte una porta sbarrata. E di ricevere i rappresentanti sindacali che chiedevano di incontrare i vertici dell’associazione, neanche a parlarne”.

“Hanno chiuso le trattative qualche settimana fa proponendo un rinnovo a zero euro. Non basta negare salario, diritti e tutele, ora chiudono anche le porte in faccia ai lavoratoriì”, tuonano i segretari regionali di categoria. “La maschera che pretendono di indossare di fronte a cittadini e utenti è caduta. Ecco di che pasta sono fatti gli imprenditori della sanità accreditata religiosa: dentro i profitti e fuori le professionalità, dentro i soldi e fuori i lavoratori. Una vergogna, su tutta la linea”.

Oggi la protesta si sposta davanti all’ospedale San Carlo di Nancy e il 22 alla sede Aiop, l’associazione della sanità privata laica. “Rabbia e risentimento non si fermeranno certo con gesti come questo. Ci sono 25mila lavoratori che pretendono il sacrosanto rispetto del diritto costituzionale alla giusta retribuzione e al contratto. Gli stessi 25 mila che da più di un decennio mandano avanti, nonostante tutto, quasi la metà dei servizi pubblici alla salute della regione. Il tempo della pazienza è finito: contratto subito”, è la richiesta dei sindacati.

20 marzo 2019
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