Lazio. Iniziato in Consiglio l'esame del piano sociale "Prendersi cura, un bene comune"
Ieri approvati 31 emendamenti. L’assessore al welfare Alessandra Troncarelli ha illustrato i temi all’attenzione del Piano: la persona al centro come essere umano e come utente; la vita indipendente, la disabilità, le politiche per gli anziani, insieme al consolidamento dei percorsi di adozione e di affidamento familiare. E ancora, le problematiche dei migranti, la violenza di genere, la salute mentale.
17 GEN - Iniziato ieri in Consiglio regionale l’esame della proposta di deliberazione consiliare n. 12 del 4 giugno 2018, “Approvazione del piano sociale regionale denominato ‘Prendersi cura, un bene comune’”: i lavori sono stati sospesi nel pomeriggio dopo l’approvazione di 31 emendamenti al testo.
Nella sua relazione illustrativa del piano, l’assessore al welfare Alessandra Troncarelli ha spiegato che la legge regionale 11 del 2016, che ha recepito la legge 328 del 2000, mette al centro la persona, “come essere umano e come utente”; si rende necessaria l’integrazione sociosanitaria per rispondere ai bisogni complessi. La vita indipendente, la disabilità, le politiche per gli anziani sono gli aspetti salienti di questo piano triennale, insieme al consolidamento dei percorsi di adozione e di affidamento familiare, all’attenzione per i mediatori culturali per i minori stranieri e ai giovani con le loro problematiche occupazionali; ancora, le problematiche dei migranti, la violenza di genere, le persone private della libertà personale, la salute mentale sono tutti temi all’attenzione del piano.
Per il terzo settore, ha detto ancora Troncarelli, previsto un milione di euro che sarà dato alle coop sociali attraverso dei bandi per permettere anche ad esse di "dare dei servizi agli utenti". I livelli essenziali delle prestazioni (Leps) sono il cuore del piano, con il Segretariato sociale, che è una sorta di front office per i bisogni sociali e il Pua, che svolge la stessa funzione, ma in ambito sanitario. Per i bisogni complessi queste strutture devono interagire attraverso l’unità di valutazione multidimensionale, dove si redige il piano individuale assistenziale (PAI). Il servizio sociale professionale è un altro livello essenziale delle prestazioni, dei cui operatori il piano cerca di migliorare il lavoro. Per quanto riguarda il servizio di assistenza domiciliare, lo spirito del piano lo preferisce al ricovero: in tal caso, fondamentale è la funzione del cosiddetto caregiver, termine con cui si intende il familiare che si deve prendere cura del soggetto che resta all’interno della famiglia per motivi di disabilità. Residenzialità e semiresidenzialità sono altri due Leps presi in esame.
La Regione, ha detto ancora l'assessore, “deve mettersi in relazione con i distretti sociosanitari, che lavorano attraverso gli Uffici di piano, i quali redigono i piani di zona e devono coniugare aspetto sociale e sanitario. Saranno messe a punto una nuova scheda sia di convenzione sociale che sociosanitaria, quest’ultima non prima di settembre 2020 data la sua complessità”.
Le risorse nel complesso dei vari fondi ammontano a un totale di 560 milioni di euro più 132 di fondi POR FSE, provenienti dall’Unione europea. Importante la previsione, con compiti di monitoraggio, ha concluso Troncarelli, di un Osservatorio regionale per le politiche sociali, che deve riferire al Consiglio regionale.
La nota del consiglio regionale fa quindi in punto sugli interventi nel corso del dibattito.
Per Giuseppe Simeone, presidente della commissione Sanità, il piano sociale è il “piano regolatore” del welfare, misura molto attesa. Forse “poco snello”, ha aggiunto, si presenta questo piano, che però attua una programmazione pluriennale e riguardante tutto il territorio laziale, sul quale tende a redistribuire le risorse e garantire l’inclusione sociale. In passato, secondo Simeone, il principale welfare è stato garantito dalle famiglie, ma questo è un compito pubblico. Necessario un monitoraggio per controllare le fasi di attuazione del piano, ovviamente, con l’ausilio delle amministrazioni locali.
Paolo Ciani del Centro solidale ha ricordato che il piano è la fase terminale di un lungo percorso, che parte dalla legge 328 del 2000 e passa attraverso la legge 11 del 2016, ma mancava ancora della sua fase attuativa, che arriva appunto ora. Una società con molti anziani e che si è atomizzata, con il venir meno delle reti sociali e familiari, è la nostra, che aveva esigenza di questo piano, “risultato di un metodo di lavoro serio in commissione”, ha concluso.
Qualche accento critico da Daniele Giannini della Lega, che sottolinea anzitutto che i dati sui quali ci si è basati nel lavoro sul piano sono datati, risalendo in alcuni casi anche a 4 o 5 anni fa; specie sulla sicurezza, i fondi per l’immigrazione non tengono conto del recente decreto sicurezza. Carenze del piano sono a suo avviso quelle riguardanti la tutela dei giovani italiani ai fini della procreazione, i padri separati, la mancanza di un contrasto alla “cultura dello sballo”. In generale, egli ha notato una impostazione talvolta troppo ideologica.
Marta Bonafoni (Lista Civica Zingaretti) ha ricordato l’armonia del lavoro svolto in commissione, sotto la guida del presidente Simeone e dell’assessore Troncarelli; la disuguaglianza territoriale a suo avviso è la principale che caratterizza la regione Lazio. Tra coloro a cui parla questo piano, Bonafoni ha ricordato soprattutto il mondo del sociale e degli operatori di esso: in un momento in cui si assiste a una “guerra dei penultimi contro gli ultimi” e in cui nella capitale d’Italia siamo al decimo senza casa morto per il freddo in pochi giorni, ha detto, l’attività di questi operatori è volta a “ricucire” il tessuto sociale.
Anche Davide Barillari del Movimento 5 stelle fa rilevare che, pur nell’atteggiamento costruttivo assunto dal suo gruppo nei confronti di questo piano, il suo limite è che esso si basa su dati del passato; questo è tanto più grave, in quanto le fragilità di cui intende occuparsi hanno cambiato aspetto negli anni recenti. Molte previsioni di questo piano, poi, come i Pua, sono costituiti da strutture ancora in fase embrionale o appena partite, per cui molto del suo esito dipenderà dal monitoraggio e dall’attuazione concreta. Molti restano gli aspetti positivi del piano, comunque, a suo avviso.
Rodolfo Lena del Partito democratico ha ringraziato Ciani e Bonafoni per aver ricordato il lavoro fatto in commissione, allora da lui presieduta, nella scorsa legislatura; la non omogeneità dei servizi sui territori è il principale problema incontrato in passato e il piano che si va ad approvare serve appunto a porre rimedio anche e soprattutto a questo. La cadenza triennale accentua l’aspetto programmatorio del piano, a suo avviso.
Soddisfatta del lavoro svolto si è detta Chiara Colosimo di Fratelli d’Italia, convinta che con questo piano si affermi il principio che “è la comunità che può risolvere i problemi” e riuscire nell’obiettivo di “non lasciare indietro nessuno”. Gli ostacoli restano parecchi e il principale è sempre quello di natura economica. Il calo demografico è nemico di qualunque società e la politica ha il compito di combattere questa tendenza, ha concluso Colosimo.
Soddisfazione anche di Marietta Tidei del Pd, che ha ricordato il peggioramento complessivo delle condizioni di vita di molti strati della popolazione. La solitudine è tra i problemi più gravi, secondo Tidei, che ha ricordato anche che “con l’immigrazione bisognerà sempre fare i conti”.
Infine Pasquale Ciacciarelli di Forza Italia ha ricordato le difficoltà che incontra chi si trova al fronte su questi temi, cioè specialmente i sindaci e gli amministratori comunali in particolari di comuni piccoli e medi, auspicando che questo piano, anche grazie all’accoglimento di emendamenti delle opposizioni, possa fornire un ausilio al loro lavoro quotidiano.
17 gennaio 2019
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