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Lazio. “L’intramoenia va rivista e la sanità territoriale potenziata. Senza commissariamento possibile un Ssr più efficiente”. E sui vaccini: “Servono informazioni, non obblighi”. Parla Lombardi (M5S)

La candidata alla presidenza della Regione Lazio per il MoVimento 5 Stelle in quest'intervista a Quotidiano Sanità traccia un quadro dell'attuale situazione della sanità del Lazio indicando, dettanto le priorità della sua agenda per raddrizzare la situazione: "Non interventi spot o di tipo finanziario, ma veri e propri cambiamenti strutturali che serviranno a portare benefici a tutti i cittadini che chiedono il supporto sanitario".

02 FEB - Le cose per la sanità laziale "vanno male", anche per l'uscita dal commissariamento "siamo stati messi in lista di attesa". Ma a quel punto, "la 'rigovernabilità' dovrà essere fatta in maniera graduale e strutturale, analizzando il fabbisogno e creando una sanità efficiente in mezzi e personale".  Così la candidata alla presidenza della Regione Lazio per il MoVimento 5 Stelle, Roberta Lombardi, in quest'intervista a Quotidiano Sanità.
 
Gran parte delle polemiche dopo la sua scesa in campo per le elezioni regionali si stanno sviluppando sulla sanità laziale. Ma qual è la sua posizione da questo punto di vista, le cose vanno davvero così male?
Che vanno così male non lo dico solo io, ma tutti i cittadini che hanno bisogno della sanità laziale. L’uscita dal commissariamento è qualcosa che non esiste, l’hanno postdatata di un anno, praticamente siamo stati messi in lista di attesa anche noi considerando i tempi biblici delle attese nel Lazio. Anche qui Zingaretti è intervenuto per ben 3 volte stanziando somme che hanno solo tamponato la situazione e che, una volta finito l'effetto, si è tornati alla solita situazione: 1 anno di attesa, appunto, per esami a volte necessari per salvare la vita del paziente. L’ho mostrato anche in un video. Questa è la realtà. Per non parlare dell'esperienza laziale delle "Case della Salute", scatole vuote che non hanno portato nessun beneficio al cittadino o i pronto soccorso sovraffollati, la mancanza di posti letto, di barelle.
 
A fronte di questo quadro, quali saranno le sue prime mosse per raddrizzare la sanità nella Regione se dovesse diventare presidente?
In questi anni abbiamo studiato e capito le varie problematiche che portano in sofferenza la sanità laziale. Non interventi spot o di tipo finanziario, ma veri e propri cambiamenti strutturali che serviranno a portare benefici a tutti i cittadini che chiedono il supporto sanitario. Primo fra tutti la rimodulazione dell'intramoenia, cioè la possibilità dei medici ospedalieri di fare visite private con mezzi pubblici. Andrà sostanzialmente ricalibrata e commisurata alla "produttività" durante l'orario del servizio pubblico e naturalmente a quanta attesa c'è per quel determinato esame. Altra cosa sarà quella di aumentare i servizi della sanità territoriale in modo che i codici verdi e bianchi oppure i malati così detti cronici abbiano delle strutture specializzate atte a soddisfare le proprie esigenze senza dover ricorrere alla rete dell'emergenza (118 e pronto soccorso).
 
In ogni caso, secondo Zingaretti e il Ministero della Salute, orma il Lazio è vicino all’uscita dal disavanzo e quindi dal Piano di rientro. Una buona notizia per chiunque diventerà governatore…
Gliel’ho detto, è vicina, ma non è fuori come ci ha voluto far credere il governatore uscente pochi mesi fa durante una conferenza stampa con il ministro e allora alleata Beatrice Lorenzin. Il tutto dovrà avvenire entro il dicembre 2018. L'uscita comunque ci permetterà di tornare a governare la sanità e questa sarà una sfida importante. La "rigovernabilità" dovrà essere fatta in maniera graduale e strutturale, analizzando il fabbisogno e creando una sanità efficiente in mezzi e personale.

Un’ultima cosa, sui vaccini si è scritto di tutto e di più. Vuole chiarire ai nostri lettori qual è la vera posizione dei 5 stelle sull’obbligo vaccinale?
La parola obbligo è una parola che andrebbe sostituita con informazione e libertà di scelta. Nessuno mette in discussione la possibilità di vaccinare i propri figli, ma legare questa a tutta una serie di passi successivi, come ad esempio la possibilità di frequentare la scuola. Naturalmente tutto questo infastidisce piuttosto che creare consapevolezza e libertà. Tutto questo naturalmente seguendo anche quello che succede nella maggior parte dei paesi europei dove vige il principio di raccomandazione. Io per esempio ho vaccinato i miei figli perché credo nella scienza, ma credo anche che le famiglie devono essere informate e seguite. Questo al momento non succede. 
 
A cura di Giovanni Rodriquez

02 febbraio 2018
© Riproduzione riservata

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