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Tumore colon retto. La Regione Lazio adotta il protocollo Eras

Presentato al Policlinico Gemelli in occasione dell'annuale appuntamento sulla chirurgia oncologica mininvasiva. Il Lazio è la prima regione ad adottare questo programma di gestione peri-operatoria multidisciplinare concepito per migliorare tutti i parametri di recupero post operatorio. Eras è sviluppato per la chirurgia colon-rettale ma, spiegano gli esperti, “applicabile anche in altri ambiti”.

04 DIC - Si chiama Eras ed è un programma che permette un migliore percorso chirurgico per le persone affette da tumore al colon retto, garantendo maggiori benefici ai pazienti, meno complicanze e dolore, una più rapida ripresa post operatoria. Il Lazio è la prima Regione in Italia che introduce il programma Eras (Enhanced Recovery After Surgery) come metodologia condivisa da tutti i centri aderenti.

Il progetto è stato presentato negli scorsi giorni a Roma, presso la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma (Aula Brasca), in occasione del congresso 2017.COM, l’annuale appuntamento sulla chirurgia oncologica mininvasiva, con il patrocinio della SICO, Società Italiana di Chirurgia Oncologica, presieduto dai Prof. Roberto Persiani e Domenico D’Ugo e dedicato quest’anno a Clinical Pathways and Technology in Colorectal Surgery.

“Siamo orgogliosi che le innovazioni sia nazionali che regionali vedano il Policlinico Gemelli in prima linea nell’applicare protocolli di eccellenza in ogni campo della medicina e chirurgia. Introdurre il protocollo Eras”, afferma l’Ing. Enrico Zampedri, Direttore Generale Fondazione Policlinico A. Gemelli. “Significa ripensare all’organizzazione di tutte le componenti professionali che danno origine a un insieme di interventi correlati tra loro per una migliore assistenza ai pazienti, prima, durante il ricovero e nel post-ospedaliero affrontando piccole e grandi complessità tecniche e professionali. Tutto questo si traduce in una crescita della qualità del servizio offerto al paziente, in particolare ai pazienti affetti da malattie oncologiche”.

Il tumore al colon retto è il più frequente nella popolazione italiana con circa 464mila casi, 53mila nuovi casi ogni anno. In particolare, nel Lazio, si stimano 6.000 nuove diagnosi anno per un totale di 44.000 persone malate con una incidenza maggiore negli uomini rispetto alle donne.

La chirurgia è la forma più comune di trattamento per questi tumori. Oltre all’adozione di tecniche chirurgiche all’avanguardia, è importante modificare la gestione clinica del paziente, da un punto di vista anestesiologico, clinico e nutrizionale, per raggiungere il migliore risultato per il paziente da un punto di vista chirurgico e del benessere generale. Eras è un programma di gestione peri-operatoria multidisciplinare concepito per migliorare tutti i parametri di recupero post operatorio sviluppato per la chirurgia colon-rettale ma, spiegano gli esperti, “è applicabile anche in altri ambiti, quali la chirurgia epatica, bariatrica, pancreatica, gastrica, ginecologica, urologica”.

Questo programma offre molte opportunità sia per il paziente sia per la sostenibilità del sistema sanitario. “L’Eras Lazio Network - spiega il Prof. Roberto Persiani, responsabile UOS Chirurgia Oncologica Mini-Invasiva, Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli - è il primo esempio italiano di gruppo di lavoro costituito da diversi centri nella Regione Lazio il cui obiettivo è quello di valutare la diffusione delle linee guida Eras e dei risultati derivanti dalla loro adozione. Il Policlinico Gemelli di Roma ha adottato questo protocollo nella chirurgia colon-rettale a partire da gennaio 2016. Inoltre nel 90% dei casi si utilizza un approccio chirurgico mininvasivo, che in base agli indiscussi vantaggi in termini di riduzione del dolore postoperatorio, ridotta necessità di farmaci analgesici e più breve degenza ospedaliera, rappresenta per il paziente un ulteriore elemento per amplificare gli effetti positivi del protocollo Eras. Quello che abbiamo osservato, in poco meno di due anni, è una significativa riduzione dei giorni di degenza post-operatoria e delle complicanze. Attraverso un’analisi proiettiva, abbiamo stimato che l’adozione del programma Eras può portare a un risparmio di quasi 4 milioni di euro ogni 1.000 pazienti, saving che può essere reinvestito in altre aree che lo richiedono”.

“Il programma ERAS - continua il Prof. Domenico D’Ugo, presidente Sico, Società Italiana di Chirurgia Oncologica e direttore UOC Chirurgia Generale, Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli - pur essendo nato circa 20 anni fa, non ha mai avuto un’ampia diffusione fino ad oggi e per questo può essere considerato ancora innovativo. Alla base di questo approccio c’è un team multidisciplinare che coinvolge chirurghi, anestesisti, infermieri, dietisti e fisioterapisti che mira a conservare il più possibile l’integrità fisica e funzionale dell’organismo. Il percorso si articola in una serie di attività, definite secondo le linee guida dell’ERAS Society, che già individualmente mostrano dei vantaggi, ma se condotte tutte sulla base delle esigenze del paziente, permettono di ottimizzare maggiormente i risultati. Alla base del successo di questo programma c’è comunque il paziente e il suo coinvolgimento: il primo passo dell’ERAS è infatti un incontro informativo ed educazionale sull’intero percorso e sui comportamenti che il paziente deve assumere per favorire la maggiore adesione al programma. In questa stessa ottica, ha un impatto positivo il coinvolgimento anche dei familiari che hanno un ruolo fondamentale nell’assistere il paziente sia durante la degenza sia alla dimissione. Anche la drammatica ansia pre intervento è visibilmente ridotta dal coinvolgimento del paziente grazie anche ad un libretto che descrive tutto il percorso da affrontare e di cui il paziente viene messo al corrente prima che tutto inizi”.
 
“Il protocollo Eras, oltre che un’evoluzione, rappresenta una rivoluzione nell’ambito delle scelte cliniche basate sull’evidenza scientifica e nell’approccio ai pazienti e ai loro familiari attraverso una reale presa in carico collegiale da parte di tutti i professionisti coinvolti nel processo di cura, e non più separatamente ciascuno in rapporto alla propria specifica competenza – afferma il prof. Rocco Bellantone, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica. In un policlinico universitario come il Gemelli che ha quale sua missione anche la formazione dei medici e dei chirurghi del futuro l’adozione del protocollo Erasha e avrà un impatto positivo sulla crescita professionale dell’equipe clinica e sulla qualità delle cure offerte”.

04 dicembre 2017
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