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Roma. Al San Camillo 58 medici sospesi dall'intramoenia per alcune irregolarità. Il DG D'Alba: “Avviato percorso di rigore con i sindacati medici. Ora si evitino strumentalizzazioni su attività intramuraria”

Questi medici non avrebbero consegnato nei tempi previsti all'ospedale il denaro incassato dalle prestazioni 'private'. Altri 7, sospettati di svolgere attività intramoenia nell'orario di servizio 'pubblico', dovranno dimostrare la correttezza del loro comportamento. Il Direttore Generale Fabrizio D'Alba: "Non è in atto una 'caccia alle streghe', e nessuno ha intenzione di contestare l'attività intramoenia. Abbiamo intrapreso un percorso di rigore insieme ai sindacati medici, nell'interesse di tutti".

25 NOV - Cinquantotto medici dell'ospedale San Camillo Forlanini di Roma saranno sospesi, a partire dal 1 dicembre, dalla possibilità di fare attività intramoenia perché non avrebbero consegnato nei tempi previsti all'ospedale il denaro incassato dalle prestazioni 'private'. Altri 7, sospettati di svolgere attività intramoenia nell'orario di servizio 'pubblico', dovranno dimostrare la correttezza del loro comportamento, altrimenti anche per loro scatterà lo stop all'attività professionale intramuraria. I provvedimenti sono scattati dopo un'istruttoria interna, a seguito di un 'giro di vite' sulle regole dell'attività intramoenia. In particolare, i medici coinvolti dal provvedimento sono quelli che fanno 'attività allargata', cioè svolgono l'intramoenia in spazi esterni all'ospedale (sono circa 200 sui 700 dell'ospedale). 
 
Il Direttore Generale del San Camillo, Fabrizio D'Alba, contattato da Quotidiano Sanità ha spiegato: "Dal 1 ottobre è in vigore nella nostra struttura un nuovo regolamento totalmente improntato sulla trasparenza del percorso legato all'intramoenia. Dopo questo primo check di novembre, abbiamo riscontrato alcuni ritardi che hanno fatto scattare le sanzioni previste. Ad ogni modo, fino al 1 dicembre i professionisti chiamati in causa avranno tempo e modo di poter presentare le loro istanze e dimostrare di aver versato il dovuto nei tempi richiesti".
 
"Ci tengo, però, a precisare alcune cose - ha sottolineato il Direttore Generale -: non è in atto una 'caccia alle streghe', e nessuno ha intenzione di contestare l'attività intramoenia. Spero che la vicenda non venga in tal senso strumentalizzata. L'attività intramuraria è prevista dalla normativa ed il nostro compito è quello di far sì che venga svolta nel rispetto delle regole, a garanzia di tutti. In primo luogo proprio a garanzia di quei medici che, a volte, non si rendono conto di essere in quel momento dei veri e propri agenti contabili per lo Stato. Questo li espone a dei fattori di rischio troppo spesso sottovalutati. Non c'è quindi nessuno 'scontro' con i medici, anzi, questo percorso di rigore nasce dopo un serrato confronto con i sindacati medici che hanno da subito colto l'importanza di questo processo. Tutto questo è stato avviato insieme a loro, non contro di loro".
 
"Detto ciò, non mi aspettavo di certo tutto questo clamore intorno alla vicenda visto che si tratta di un percorso interno. Da parte nostra c'è la massima disponibilità a perfezionare i meccanismi di controllo, a valutare le situazioni emerse caso per caso, e quindi a lavorare insieme ai medici per garantire il buon funzionamento dell'intramoenia, nel rispetto della legge, a garanzia della tutela dei cittadini", ha concluso. 
 
"Il direttore generale ha preso dei provvedimenti a difesa della legalità, delle regole, per tutelare anche chi svolge la professione medica regolarmente e anche per sottolineare, forse, quanto su temi come le liste di attesa è particolarmente importante seguire le regole", ha commentato il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. "È uno dei punti più delicati nella qualità del servizio sanitario - ha aggiunto - Le regole vanno rispettate, sempre e soprattutto quando si tratta del rapporto tra sistema e cittadini sulla salute".
 
Giovanni Rodriquez

25 novembre 2017
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