Urologia. All'Ini di Grottaferrata una nuova tecnica per la cura della stenosi ureterale. Nell'80% dei pazienti si risolve il problema
Si chiama Allium, una tecnica innovativa che, attraverso l'utilizzo di protesi autoespandibili, già registra dati promettenti. In questi giorni all'Ini si svolge un workshop dedicato, al quale sono accorsi urologi da tutto il mondo (Stati Uniti, Panama, Cina, Vietnam, Africa subsahariana, Inghilterra)
20 OTT - Stop a interventi chirurgici a cielo aperto contro le ostruzioni ureterali. Una nuova protesi endoscopica, morbida e resistente nel tempo, permette di dilatare la restrizione in tempi brevi e senza rischi, preservando così la funzione dei reni. La rivoluzione per il trattamento della stenosi dell’uretere in modo mini-invasivo si chiama Allium, una tecnica innovativa che, attraverso l’utilizzo di protesi autoespandibili e un impegno minimo per il paziente, già registra dati promettenti.
Proprio ad Allium è dedicato il
workshop internazionale urologico che si svolge in questi giorni all'Ini, Istituto Neurotraumatologico Italiano di Grottaferrata, alle porte di Roma, al quale partecipano numerosi esperti urologi provenienti da tutto il mondo (Stati Uniti, Panama, Cina, Vietnam, Africa subsahariana, Inghilterra) per un focus teorico e pratico su utilizzo e risultati sul dispositivo per le ostruzioni ureterali e uretrali. L’evento nasce dalla collaborazione tra il Centro di Eccellenza di Urologia dell’Ini, responsabile
Ferdinando De Marco, e il dipartimento di urologia dell’Università di Roma La Sapienza, in particolare nella figura di
Gian Piero Ricciuti.
Nel Centro Ini e dell’Università Sapienza sono state già impiantate circa 100 protesi autoespandibili, con risultati decisamente favorevoli. “La protesi autoespandibile Allium ha rivoluzionato la storia di patologie che portano all’ostruzione della via escretrice alta e bassa e mettono a rischio la funzionalità renale dei pazienti, con un tipo di chirurgia endoscopica e quindi mini-invasiva e con tempi di degenza operatoria minori di 48 ore - spiega De Marco, responsabile Reparto Urologia Ini Grottaferrata e Ini Canistro -. La tecnica nasce in Israele, e in Italia noi registriamo la casistica più ampia di pazienti trattati: da settembre 2016 ad oggi, in un anno, circa un centinaio. Di quelli con stenosi dovuta a calcolosi, l’80% ha risolto il problema”.
“Le stenosi ureterali possono essere congenite, ma è raro, o acquisite - prosegue De Marco -. In quest’ultimo caso sono legate, più di frequente, a calcolosi dell’uretere, sono delle cicatrici che occludono il lume dell’uretere, o a compressioni dall’esterno nei pazienti oncologici, con tumori del colon, dell’ovaio, sottoposti a radioterapia. Di solito si interviene con intervento chirurgico a cielo aperto oppure si utilizza un drenaggio interno, uno stent ureterale, che però va sostituito neltempo. L’Allium invece è un’endoprotesi studiata per mantenere pervio il lume dell’uretere che si autoespande all’interno dell’uretere e lo dilata”.
Rispetto ai trattamenti convenzionali, infatti, Allium presenta diverse novità: “Il vantaggio rispetto ad altri stent è che una volta impiantata la protesi Allium non necessita di essere sostituit* - sottolinea l’esperto - e quindi il paziente non deve essere sottoposto a continui interventi chirurgici. Il polimero di cui è ricoperta la maglia di nichel e titanio infatti non consente il formarsi di incrostazioni e facilita il deflusso dell’urina ma, allo stesso tempo, data la struttura in un unico filamento, può essere facilmente rimosso senza traumi, lesioni o ricrescite tissutali. Per di più, nei casi più semplici, risolve il problema”.
Infine, De Marco spiega come tecnicamente venga impiantata la protesi: “L’intervento viene eseguito endoscopicamente. Le manovre sono molto semplici, si inserisce un filo guida all’interno dell’uretere, si ispeziona per vedere quanto è lunga la stenosi e si sceglie la misura più adatta. Poi, sotto controllo radiologico, si fa espandere la maglia. L’intervento, in anestesia generale o sedazione, dura circa 20 minuti, non ha controindicazioni né da problematiche di rigetto. In ogni caso il paziente deve essere ricontrollato per vedere se la dilatazione del rene che era presente prima è scomparsa. Ma se nei pazienti oncologici l’intervento è palliativo, l’infiltrazione dall’esterno nell’uretere può andare avanti, quindi la protesi una volta inserita non si tocca, nell’80% dei pazienti con stenosi postcalcolo o postendoscopia l’intervento è stato invece curativo: estraendo la protesi lasciata in sede per 6 mesi-1 anno abbiamo registrato che l’uretere rimaneva allargato”.
20 ottobre 2017
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