Antrace. Due persone contagiate alle porte di Roma, dieci morti sospette tra bovini
Asl Roma6, Istituto Zooprofilattico del Lazio e della Toscana e Imni Spallanzani fanno il punto sull’episodio infettivo di carbonchio ematico in località Molara (Grottaferrata). Un caso accertato tra gli uomini e 4 tra i bovini. “La trasmissione all’uomo è dovuta solitamente al contatto diretto con animali infetti dal Carbonchio, così come è accaduto in questa situazione”, spiegano Imni, Izslt e Asl, che hanno messo in campo un piano d’azione.
08 SET -
Attivazione della sorveglianza sanitaria da parte del Servizio di Igiene Pubblica della Asl su tutti i soggetti che a vario titolo possano aver avuto contatto con gli animali infetti .Il servizio di Igiene pubblica provvederà alla valutazione ed al follow-up.
Formazione/informazione possibilmente integrata per allevatori, veterinari e medici di famiglia e di Pronto Soccorso.
Vaccinazione degli animali dell’azienda e delle aziende circostanti che potrebbero in futuro accedere ai pascoli, nel rispetto delle disposizioni di Polizia Veterinaria.
Oltre alle misure interdittive, sono queste le azioni messe in campo dalla Asl Roma 6, dall’Istituto Zooprofilattico del Lazio e della Toscana e dall’Imni Spallanzani di Roma per contrastare l’infezione da carbonchio ematico nella zona di Molara (Grottaferrata), dopo i casi registrati nelle utile settimane, di cui due su uomini in questi primi giorni di settembre (uno confermato, l’altro sospetto).
“Dal 19 agosto scorso in un allevamento di bovini da carne allevati allo stato brado in località Molara, area valliva sita nel comune di Grottaferrata sono stati segnalati al Servizio Veterinario dell’ASL “Roma 6” alcuni casi di mortalità”, spiega una nota di Asl, Imni e Izslt che fa il punto sulla situazione.
“Il 25 agosto – prosegue la nota - l’Istituto Zooprofilattico del Lazio e della Toscana a seguito di un sopralluogo congiunto con l’Asl Roma 6 diagnosticava la presenza dell’agente eziologico del Carbonchio ematico (Bacillus antracis) in 4 bovini deceduti nella stessa data ed appartenenti allo stesso allevamento.
I
n totale dall’inizio della segnalazione risultano deceduti 13 bovini, su 4 dei quali è stata confermata la presenza dell’agente eziologico”.
A seguito della diagnosi, l’Asl Roma 6 ha messo in campo tutte le misure previste per il contenimento del rischio di infezione, disponendo, tramite Ordinanza del Sindaco di Grottaferrata, lo spostamento della mandria dei bovini al pascolo in un altro sito dell’azienda agricola e vietando, per qualsiasi attività agricola o ludico sportiva, l’utilizzo di un areale ben più ampio di quello sul quale pascolavano i bovini.
Nessuna altra segnalazione di mortalità è stata notificata dopo il 25 agosto.
“Il carbonchio ematico (C.E.) – spiega la nota -è tuttora presente sul territorio nazionale, specialmente nel Centro-Sud del Paese e sebbene i dati disponibili evidenzino una caduta nel numero dei casi anno per anno nelle diverse specie domestiche, tuttavia si assiste tuttora all'insorgenza di episodi sporadici. Nello stesso periodo i casi di carbonchio umano sono diventati rarissimi. Anche nella nostra regione, negli ultimi anni, la segnalazione di casi di carbonchio ematico negli animali domestici ha assunto un carattere sempre più sporadico e l’area storicamente più interessata è sempre stata quella dell’antico vulcano laziale”.
Da un lato le caratteristiche fisico-chimiche di questi suoli favorirebbero la persistente contaminazione dell'ambiente da parte delle spore di B. anthracis, dall’altro il territorio collinare e pianeggiante della zona è costellato da insediamenti agricoli di tradizione antica, molti dei quali risalgono all'epoca romana. “E’ quindi naturale pensare che la zona sia stata contaminata in modo continuo e che il grado di contaminazione sia mantenuto in virtù delle caratteristiche pedo-geologiche e delle miti condizioni climatiche”, si legge nella nota.
Come accennato, nella prima settimana di settembre sono stati segnalati due casi sospetti di carbonchio cutaneo di cui uno confermato in laboratorio. La trasmissione all’uomo è dovuta solitamente al contatto diretto con animali infetti dal Carbonchio, così come è accaduto in questa situazione.
Il caso confermato, infatti, si è verificato in un veterinario venuto a contatto accidentalmente con il sangue di uno degli animali morti nel focolaio, nel corso di un prelievo di campioni. Il professionista a seguito dell’insorgenza di una lesione cutanea su una mano si è recato presso l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani (Inmi) dove è stato ricoverato, per il sospetto di carbonchio cutaneo poi confermato mediante indagini molecolari sulla crosta. Il paziente è stato già dimesso dall’Inmi Spallanzani.
08 settembre 2017
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