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Al S. Maria Goretti di Latina impiantato un micro pacemaker

“La nostra Cardiologia interventistica si conferma all’avanguardia”, affermano i vertici della Asl in una nota che illustra i benefici del micro pacemaker impiantato con un intervento non chirurgico. Tra questi: rischio di complicanze più basso, tempi di intervento più brevi, riduzione della degenza ospedaliera, ridotta esposizione alla fluoroscopia per pazienti e operatori, assenza di protuberanze e cicatrici, qualità di vita del paziente.

19 GIU - “L'Ospedale Santa Maria Goretti di Latina si conferma all’avanguardia nel settore della Cardiologia interventistica: è stato infatti impiantato presso la UOC di Cardiologia un micro pacemaker. Si tratta di un sistema di stimolazione miniaturizzato, lungo poco più di 2 cm per 2 grammi di peso”. Ad annunciarlo una nota della Asl di Latina.

L’intervento effettuato dal Direttore della UOC di Cardiologia Professor Francesco Versaci, insieme alla equipe di cardiologi dedicati all’elettrofisiologia composto dalla dottoressa Rita di Rosa, dal Dr. Marco Petrassi  e dal Dr. Piero Savocchi, si è concluso con successo.  

“Il micro pacemaker utilizzato – spiega Versaci - ha un decimo delle dimensioni di un pacemaker convenzionale, e viene portato direttamente nel cuore attraverso un apposito catetere. Una volta posizionato, il pacemaker viene saldamente fissato alla parete del cuore e rilasciato. Questo dispositivo che abbiamo impiantato -  prosegue il Professor Francesco Versaci - è stato introdotto utilizzando una tecnica completamente diversa da quella normalmente utilizzata per impiantare i pacemaker convenzionali: non più esternamente al cuore collegato a cateteri, bensì impiantato per via transvenosa, tramite un catetere orientabile. Il paziente a cui è stato impiantato il nuovo sistema è di età avanzata ed è affetto da blocco atrio-ventricolare con fasi di eccessivo rallentamento del battito cardiaco e con una grave patologia della tiroide determinante la compressione dei vasi venosi che normalmente vengono utilizzati per i pacemaker tradizionali. La procedura, eseguita in regime di ricovero con paziente sveglio, è durata circa 30 minuti ed è stata ottimamente tollerata. Il paziente è stato dimesso senza complicazioni”.

La modalità di impianto non chirurgica e l’assenza di componenti aggiuntive al pacemaker, spiega ancora il Direttore della UOC di Cardiologia, “comportano numerosi benefici: un rischio di complicanze più basso, tempi di intervento più brevi, riduzione della degenza ospedaliera, ridotta esposizione alla fluoroscopia per pazienti e operatori, così come l’assenza di protuberanze e cicatrici, miglioramenti nello stile di vita e nella qualità della vita in generale. I pazienti eleggibili all’impianto del pacemaker miniaturizzato sono coloro che hanno indicazione a elettrostimolazione mono-camerale, con disturbi di generazione o conduzione del ritmo e pazienti con fibrillazione atriale cronica. In particolare indispensabile come nel paziente trattato  nel caso di situazioni anatomiche sfavorevoli all’impianto di pacemaker tradizionale o nel caso di infezioni di dispositivi precedentemente impiantati od in caso di rischio di endocardite”.

Il nuovo dispositivo è completamente espiantabile e riposizionabile per mezzo di uno specifico sistema di recupero è totalmente compatibile con la risonanza magnetica nucleare. Inoltre è “controllabile” in remoto direttamente da casa, “riducendo i costi di mobilità del paziente e dei parenti e spesso del numero di ore lavorative perse da parte di chi accompagna il paziente stesso”, evidenzia Versaci, che spiega come “la combinazione di questa nuova tecnologia con una procedura transcatetere può essere di notevole beneficio soprattutto per i pazienti più fragili ed a alto rischio, riducendo le complicanze e migliorando i tempi di recupero osservati con i tradizionali impianti di pacemaker con inserimento chirurgico”.

19 giugno 2017
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