Liste d’attesa. Vanno ridotte ma l’intramoenia non è il nemico
Prima il Lazio e poi la Camera con 12 mozioni sembrano vedere nella libera professione il nemico da abbattere per scongiurare le liste d'attesa. Nel caso si decidesse, malauguratamente, di sospendere l’attività libero professionale queste risorse andrebbero inevitabilmente perdute, molto probabilmente a totale vantaggio di quel privato “low-cost” che meno garantisce il cittadino. Ma mi viene il sospetto che sia proprio questo ciò che vuole la politica, indebolire sempre di più il Ssn
08 MAG - Poche settimane fa, vi è stata la presentazione da parte della Regione Lazio del DCA 59/2017 (
Piano Regionale per il Governo delle Liste d’Attesa 2016-2018) nel quale si prevede di ridurre, sospendere o eliminare anche l’intramoenia se e quando i tempi di attesa non dovessero rientrare nei 30/60 giorni per le prestazioni specialistiche in priorità “D” ed entro i 180 giorni per le prestazioni specialistiche in priorità “P”.
Nelle stesse giornate, guarda caso “per pura coincidenza”,
sono state presentate alla Camera dei Deputati ben 12 mozioni, di altrettanti gruppi politici di maggioranza e opposizione, alcune “curiosamente” aventi numero consecutivo, tutte poi approvate nella seduta 779 del 12 aprile u.s., riguardanti appunto “Liste di attesa e Intramoenia”.
La maggioranza delle mozioni però chiedono all’Esecutivo di realizzare e varare un nuovo piano nazionale per il governo dei tempi di attesa che aumenti l’orario di apertura delle attività specialistiche delle aziende sanitarie (aumentare l’offerta), adeguando e aggiornando le apparecchiature, potenziando il sistema informatico ed efficientando i Centri Unici di Prenotazione. Inoltre, le liste d’attesa, come richiesto nelle mozioni, dovrebbero entrare a far parte del sistema di monitoraggio e, soprattutto, essere inserite come vero e proprio metro di valutazione per i Direttori Generali.
Sin qui le richieste mi pare siano pienamente condivisibili. Mi trovo infatti d’accordo sul garantire la piena fruibilità temporale del servizio pubblico riempiendo gli attuali spazi vuoti, che prima non c’erano e che adesso si sono creati grazie a disposizioni dettate dalle politiche nazionali e regionali.
In primis il sottofinanziamento del Ssn, i tagli lineari e il blocco del turnover che hanno creato nelle strutture sanitarie pubbliche a diretta gestione, l’attuale conseguente scarsezza di personale sanitario dipendente e specialista convenzionato interno, alzandone di fatto anche l’età media, lasciando così liberi degli spazi istituzionali nelle agende di prenotazione, precedentemente regolarmente occupati, allungando e trasformando le liste di attesa da fisiologiche a patologiche.
C’è poi da riconoscere che le lunghe attese sono dovute anche alla cosiddetta “medicina difensiva” che inevitabilmente le ha incrementate in modo inappropriato ma comprensibile. La speranza adesso è che la legge sulla Responsabilità Professionale appena approvata, possa far sparire questo fenomeno con richieste di prestazioni specialistiche, più appropriate.
Le stesse mozioni, parlano però anche di intramoenia indicando la necessità che venga ridotta, sospesa o addirittura eliminata perché secondo alcuni alimentata “artificiosamente” prospettando l’ipotesi che i medici utilizzino le liste di attesa per dirottare i pazienti verso la loro attività libero professionale intramuraria (ALPI).
Se questo fosse vero le Aziende avrebbero già messo in atto, a norma di legge, numerose azioni disciplinari, obbligatorie e attivato migliaia di sospensioni dell’attività ALPI ai professionisti che non avessero rispettato le normative vigenti ed i regolamenti aziendali, ma non si hanno notizie di tutto questo. Anzi.
Possibile che le Aziende Sanitarie Territoriali ed Ospedaliere non si siano accorte di nulla?
Sull’argomento vi sono stati numerosi studi e indagini parlamentari che hanno mostrato l’inconsistenza di queste affermazioni spiegando che l’attività intramoenia, in modo abbastanza netto, non ha avuto di per sé effetti positivi o negativi sulle liste di attesa e che non è la responsabile.
È un fatto invece che l’inadeguatezza organizzativa e la diminuita offerta dovuta alla spending review” (ridotta produzione del servizio pubblico a causa del blocco del turnover; contrazione e utilizzo inappropriato del monte ore della specialistica ambulatoriale; mancati investimenti economici) rispetto ad un crescente incremento della domanda di salute della popolazione a fronte di una ampia riduzione dell’offerta pubblica, non sono riuscite a far fronte al fenomeno delle liste anzi le hanno accentuate.
Guarda caso tutti i programmi proposti dalle Regioni (comprese quelle che non sono in piano di rientro che hanno quindi la possibilità di programmare autonomamente l’organizzazione sanitaria di quel territorio), destinano risorse economiche ad hoc per aumentare momentaneamente l’offerta dedicata alla riduzione delle liste (mediante assunzione o pubblicazione di ore di specialistica ambulatoriale a tempo determinato, con prestazioni aggiuntive oltre l’orario di servizio). Le stesse Regioni però si dimenticano, per lo stretto necessario, di aumentare, subito dopo aver emanato questi piani straordinari per l’abbattimento delle liste, di compensare l’offerta perduta in questi anni programmando sul territorio la pubblicazione di turni di specialistica ambulatoriale nelle branche critiche a tempo indeterminato. Solo così infatti, si può definitivamente mantenere in tempi fisiologici l’attesa per una prestazione specialistica, governando veramente le liste.
Vorrei ricordare anche che l’attività Libero Professionale Intramuraria, viene svolta dai medici oltre il loro normale orario istituzionale ed esclusivamente fuori il orario di servizio con ricavi in questi annui pari a 1,143 Miliardi e 217 milioni di euro e che in parte rimangono alle Asl e quindi a disposizione del Servizio Sanitario Nazionale.
Nel caso si decidesse, malauguratamente, quindi, di sospendere l’attività libero professionale queste risorse andrebbero inevitabilmente perdute, molto probabilmente a totale vantaggio di quel privato “low-cost” che meno garantisce il cittadino.
Ma mi viene il sospetto che sia proprio questo ciò che vuole la politica, indebolire sempre di più il Ssn.
Vorrei inoltre ricordare che ci sono altre leggi vigenti riguardanti la regolare applicazione dell’intramoenia a vantaggio dei cittadini che necessitano di prestazioni specialistiche entro i tempi di attesa, ma stranamente poco applicate.
Ricordiamo il D. lgs 124/1998 che all’articolo 3 comma 13 così recita “… qualora l'attesa della prestazione richiesta si prolunghi oltre il termine fissato dal direttore generale ai sensi dei commi 10 e 11, l'assistito può chiedere che la prestazione venga resa nell'ambito dell'attività libero-professionale intramuraria, ponendo a carico dell'azienda unità sanitaria locale di appartenenza e dell'azienda unità sanitaria locale nel cui ambito è richiesta la prestazione, in misura eguale, la differenza tra la somma versata a titolo di partecipazione al costo della prestazione e l'effettivo costo di quest'ultima, sulla scorta delle tariffe vigenti. Nel caso l'assistito sia esente dalla predetta partecipazione l'azienda unità sanitaria locale di appartenenza e l'azienda unità sanitaria locale nel cui ambito è richiesta la prestazione corrispondono, in misura eguale, l'intero costo della prestazione. Agli eventuali maggiori oneri derivanti dal ricorso all'erogazione delle prestazioni in regime di attività libero-professionale intramuraria si fa fronte con le risorse di cui all'articolo 13 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni ed integrazioni, con conseguente esclusione di ogni intervento finanziario a carico dello Stato”.
Quindi alla politica demagogica e contraddittoria, che sino ad oggi abbiamo avuto modo di vedere, consiglio di adoperarsi invece attivamente con altrettante mozioni per impegnare il Governo nazionale e quelli regionali ad un migliore e corretto utilizzo delle risorse economiche e per combattere con forza la corruzione e l’illegalità diffusa in “sanità” presente maggiormente in ambito gestionale-amministrativo e molto meno in “ambito professionale sanitario”.
Il personale sanitario, medico e delle professioni sanitarie, infatti dimostra quotidianamente e con tenacia quanto tiene al servizio sanitario pubblico. Lavora in condizioni che definirei “eroiche”, con retribuzioni tra le più basse d’Europa, con turni massacranti e alto senso del dovere prendendosi tutte le responsabilità che gli spettano, senso del dovere, serietà e lealtà verso le istituzioni e verso i cittadini.
Scaricare le proprie inefficienze e colpe sugli operatori sanitari, specie prima di lunghe campagne elettorali, è un esercizio che deve finire. La misura è colma. Ognuno si prenda le proprie responsabilità. Noi medici e operatori sanitari ci prendiamo quotidianamente le nostre!
Antonio Magi
Segretario generale SUMAI Assoprof
08 maggio 2017
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